
The Imitation Game ricostruisce una delle vicende più importanti del XX secolo, una storia secretata per cinquanta anni negli archivi britannici, di cui il cinema ha iniziato a occuparsi relativamente tardi. Il primo approccio è stato il televisivo Breaking the code (1996), con Turing interpretato da un buon Derek Jacobi; si sono poi susseguiti U-571 (2000) di Jonathan Mostow, in cui gli americani cercavano di trafugare la macchina e il relativo cifrario da un sommergibile in avaria e infine l’ottimo Enigma (2001), di Michael Apted, che ripercorreva i fatti di Blechley Park con dovizia di particolari e sfumature da spy story.
Il film di Morten Tyldum, lontano dal biopic classico, articola la narrazione in tre momenti temporali distinti. Il buon montaggio di Goldemberg parte dal 1927 dove Turing è un adolescente schivo e impacciato, destinatario di continue vessazioni da parte dei compagni. Ma è anche il periodo in cui si avvicina alla crittografia e conosce Christopher, primo amore giovanile. La parte centrale del film va dal 39’ al 45’, anni in cui collabora con l’equipe di cripto-analisti per decifrare l’Enigma. Infine la narrazione si sposta a Manchester nel 52’ durante l’interrogatorio di polizia e la successiva incriminazione per atti osceni. Tre frammenti di vita legati da una tormentata diversità e dall’ossessione per il segreto e la finzione. Una vita caratterizzata dal “gioco imitativo”, obbligato a nascondere il proprio io da una società rigida e conformista. Un talento prodigioso per la logica e i numeri in aperto contrasto con un’inettitudine alle abitudini sociali, una mente visionaria incapace però di decifrare i comportamenti umani. Un protagonista non-omologabile, un forzato martire in un Inghilterra di burocrati e segreti dove tutto è teso alla “normalizzazione”.
Benedict Cumberbatch è efficace nella resa di un personaggio complesso e sfaccettato. La postura, il movimento, i tic, comunicano il senso di inadeguatezza in contrasto con una mente brillante ed esplosiva nei dialoghi. Una personalità geniale ma asociale, che fa parte del background recitativo di Cumberbatch, protagonista dello Sherlock Holmes televisivo e volto di Julian Assange in Il Quinto potere.
The imitation game prende spunto da svariati esempi cinematografici moderni, il più chiaro dei quali è forse A Beautiful Mind, per un racconto tradizionale dove una confezione senza particolari guizzi autoriali, di stampo un po’ televisivo, fa della performance del protagonista il fulcro della vicenda.
Pessoa diceva che in un mondo impreparato il genio può non essere compreso. Il film riabilita la figura del matematico e fa luce su una delle menti più brillanti del secolo. Il titolo fa riferimento alla rivoluzionaria intuizione di Turing: qualsiasi programma di calcolo per quanto complesso può essere imitato. La teoria del carattere astratto delle computazioni, l’idea di programmi che operano come “menti virtuali”, segnerà la nascita delle moderne intelligenze artificiali.
Luigi Locapo
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale : The Imitation game
Anno : 2015
Regia : Morten Tyldum
Soggetto : Graham Moore
Fotografia : Oscar Faura
Montaggio : William Goldenberg
Durata : 113’
Uscita italiana: 1 gennaio 2015
Interpreti principali : Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Charles Dance, Mark Strong