La moto continua a correre, collegando come un cordone ombelicale la visione dello spettatore con un’altra coppia. Ma qui l’amore non c’entra nulla: sono due identità affini, due anime che condividono lo stesso universo, marcio e dominato dall’avidità. La purezza è lontana e il desiderio non è un desiderio d’amore ma la brama di potere. Il fascino della caccia, la bellezza del cacciatore, che uccide in maniera incondizionata, la sublime meraviglia del ghepardo che rincorre la sua preda, nella piena consapevolezza che nella vita c’è chi bracca e chi è braccato; essere cacciatore o preda spesso però dipende dalle proprie azioni e dalle conseguenze che da esse scaturiscono.
Questa è la visione del mondo per Malkina (Cameron Diaz) e Reiner (Javier Bardem). Il procuratore del titolo, Michael Fassbender, è un avvocato cui fama e soldi di certo non mancano; in lui il tarlo dell’avidità sporca l’anima di pece. In fondo ingenuo e sprovveduto, cerca di mondare il suo daimon corrotto attraverso l’amore sincero e totalizzante per Laura (Penelope Cruz), totalmente candida, incarnazione della purezza ma ignara di ciò che è ben celato tra le pieghe dell’animo del suo uomo.
Basato sulla sceneggiatura originale dello scrittore Cormac McCarthy, il nuovo film diretto e prodotto da Ridley Scott è una solida architettura eretta sul logos, un noir dal cuore feroce che porta in scena personaggi marci, ricchi di zone d’ombra; ognuno di loro è colpevole, e la colpa è insita nelle proprie nature. Protagonisti multisfaccettati, complessi e originali, abilmente descritti dalla penna di McCarthy, che fanno della parola e dei dialoghi raffinati il loro punto di forza; più la loro anima è nera, più la verbosità si eleva in magnificenza e profondità. Dalla famelica Malkina, affascinante dark lady dalle unghie a specchio, secondo la quale “la verità non ha temperatura”, sino al boss dei boss, che in un sublime monologo cita il poeta Antonio Machado e la sua Cantares...: “Caminante no hay camino, se hace camino al andar...” (“Viandante non c’è cammino, la via si fa con l’andare…”), metafora che sottende e scivola nel corso di tutto lo svolgimento del film.
Ridley Scott e McCarthy fissano il loro sguardo sull’universo femminile, soffermandosi su diverse tipologie di donna che danno forza propulsiva allo scorrere della narrazione. Amate, temute, desiderate, ingranaggi propulsivi dell’universo di The Counselor, forti e ingenue, sono al tempo stesso vittime e carnefici dei loro uomini. Malkina, affascinante anima malvagia, mostra subito la natura feroce che le appartiene, ma è la sua fusis sincera a dettare le sue azioni; prova ad affacciarsi in un mondo che non le si confà, quello della sua nemesi Laura, ma se ne allontana, liquidandolo come “un mondo strano”, inevitabilmente distante dal suo universo di hobbesiana natura. La donna del procuratore, disegnata con abili pennellate di ingenuità dalla coppia Scott-McCarthy, è il barlume di luce nella vita del suo uomo, e subisce le conseguenze del suo amore cieco e folle, da cui è soggiogata; anche lei è perfettamente coerente con la sua natura, rappresentazione classica della donna, quella di cui prendersi cura e da tenere protetta dal male.
La bramosia di potere è il motore nevralgico della storia, il volersi accaparrare una fetta di torta in ogni modo, senza rendersi conto del costo effettivo. La hybris viene punita, e la punizione sarà più grave nei confronti di chi si illude che le proprie azioni non generino conseguenze, proprio come suggerisce Westray (Brad Pitt), il damerino cowboy, all'avvocato: “Se lei pensa di stare in questo mondo senza farne parte, si sbaglia”. Tutto gira intorno al logos, ai dialoghi raffinati; ogni personaggio riserva delle sorprese rappresentando un piccolo monolite di verbosa magnificenza; la sublime fascinazione che scaturisce dalla parola contribuisce alla costruzione stratificata dei protagonisti del film, a partire dallo splendido Reiner, un uomo che teme la donna che ama, definendo il sentimento che prova “mortifero”, e che regala allo spettatore un affresco gelido e appassionato di Malkina e del suo pesce gatto.
L’universo di The Counselor puzza di sudore, polvere e avidità umana, un homo homini lupus in bilico tra desiderio e morte, tra ciò che si brama e le conseguenze provocate dalle azioni. Nonostante la sceneggiatura presenti qualche lacuna, rendendo la narrazione a tratti incerta, l’azione ruba la scena, relegando in secondo piano le perplessità dello spettatore. Scott rinuncia alla magniloquenza, abbandona i barocchismi che hanno spesso caratterizzato in passato i suoi lavori, e confeziona immagini eleganti mettendo in primo piano la recitazione degli attori e i dialoghi, in un crescendo continuo di suspense dalla forte potenza visiva. Un deragliamento doloroso nell’antro cupo e feroce dell’animo umano segna l’ottimo ritorno dell'autore, con un noir ad alto tasso erotico, dal cuore nero e feroce, che scivola in un nichilismo cupo ma brillante di luce, pura come quella di un diamante.
Mariangela Sansone
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: The Counselor
Anno: 2013
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Cormac McCarthy
Fotografia: Dariusz Wolski
Musica: Daniel Pemberton
Durata: 117 min
Uscita in Italia: 16 gennaio 2014
Interpreti principali: Michael Fassbender, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Javier Bardem, Brad Pitt