Tanti altri erano morti, qualcuno era diventato infame, qualcuno si faceva la galera in silenzio, sognando di ricominciare, magari con un lavoretto senza pretese.
Il Samurai era ancora là. L'antico nome di battaglia denunciava ormai soltanto sogni abbandonati. Ad affibbiarglielo era stato il Dandi, ma lui aveva cercato di esserne degno.
E il potere, quello, era concreto, vivo, reale.
Il Samurai era il numero uno.
(Carlo Bonini, Giancarlo De Cataldo, Suburra)
Dopo ACAB - All Cops Are Bastards, il suo primo lungometraggio per il cinema, e soprattutto dopo l'incredibile successo delle serie tv Romanzo criminale e Gomorra, esce sui nostri schermi Suburra, la nuova fatica cinematografica di Stefano Sollima, tratta dall’omonimo romanzo scritto da Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo e pubblicato da Einaudi nel 2013. Inoltre, è stato annunciato di recente che la prima serie prodotta in Italia dal colosso dello streaming Netflix, che si appresta ad approdare sul nostro territorio, sarà tratta proprio da Suburra e curata sempre da Sollima.
Ambientato nel 2011, nella settimana che portò alla caduta del governo Berlusconi avvenuta il 12 novembre, la vicenda ruota attorno aduna grande speculazione edilizia nelle periferie della capitale, messa in atto dalla malavita organizzata col benestare di politici corrotti e alti prelati. L’affare però si complica in seguito alla morte di una minorenne dopo una notte di sesso e droga in un lussuoso albergo del centro capitolino che vede coinvolto l’onorevole Filippo Malgradi, a capo della commissione che dovrebbe far approvare in parlamento una legge sulle periferie in grado di trasformare il litorale di Ostia in una specie di Las Vegas. Il tragico imprevisto innesca una serie di morti e lotte tra bande rivali pronte a tutto pur di entrare nell’affare del secolo, con un conseguente e gigantesco effetto domino che non risparmierà niente e nessuno.
Raramente, o forse mai, si era vista al cinema una Roma così plumbea, cupa, piovosa (anzi fradicia), violenta e amorale come quella di Suburra. Non ci sono eroi né vittime in questa storia corale che arriva nei nostri cinema dopo lo scandalo di Mafia Capitale, l’inchiesta che ha travolto Roma in questi ultimi mesi, rendendo ancor più tristemente attuale e sentita l’uscita di uno dei titoli italiani più attesi e importanti dell’anno.
Ha solide fondamenta il film di Sollima, ben sceneggiato da Rulli e Petraglia con la collaborazione dei due autori del libro, abili nel gestire e narrare una serie di vicende che s’intersecano e avvinghiano l’una nell’altra e che vedono coinvolti personaggi disperati, violenti, meschini, corrotti e amorali, tutti piccoli piccoli nel perseguire i loro interessi. Non vi è alcuna possibilità di redenzione per il (misero) campionario di umanità che popola Suburra (dal latino sub-urbe, in origine un vasto quartiere dell'antica Roma situato sulle pendici dei colli Quirinale e Viminale fino alle propaggini dell'Esquilino) e che in fondo neanche lo cerca un possibile riscatto. Gli autori non risparmiano niente e nessuno nel mostrarci i profondi e redditizi legami che uniscono saldamente le istituzioni politiche e religiose alla malavita organizzata, in un connubio tentacolare destinato a stritolare ogni cosa.
Stefano Sollima, figlio di Sergio, uno dei nomi di punta del nostro glorioso cinema di genere, a cui l'opera è dedicata, con una palese e smaccata dichiarazione d’intenti che unisce l’amore filiale alla passione per un certo tipo di film che da noi si è perso per strada, dirige con piglio sicuro e una cifra stilistica che rimanda direttamente a Gomorra, la serie tv che lo ha consacrato definitivamente. Basti citare, a testimonianza del suo notevole talento registico, il lungo, complesso e ambizioso prologo o la feroce e brutale sparatoria nel centro commerciale.
Suburra possiede una messa in scena potente ed efficace, una tensione alta e costante che non mostra quasi mai segni di cedimento, un senso di tragicità e ineluttabilità che si respira dall'inizio alla fine e un assoluto rispetto per gli archetipi del noir. Avercene di questi tempi di film italiani così generosi, solidi e robusti, impreziositi da un cast di primissimo piano dove, oltre a una serie di bravi caratteristi e un Pierfrancesco Favino laido, viscido e meschino, spicca la gigantesca interpretazione di Claudio Amendola nel ruolo del Samurai (ovvero l’ultimo esponente della banda della Magliana), trattenuto e misurato come non mai, quasi chirurgico nel tratteggiare un personaggio feroce, potente e al tempo stesso - potremmo dire - "mite" e "banale" come solo il male sa essere.
Boris Schumacher
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Suburra
Anno: 2015
Regia: Stefano Sollima
Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi
Durata: 130’
Uscita al cinema: 14-10-2015
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