Uomini. Davanti e dentro il lago, e poi appena più in su, nel verde; quadri in movimento, cacciatori in cerca di preda e consenzienti prede in attesa di un'eccitante cattura. Partecipare, attivi o passivi, oppure soltanto guardare: esserci, in un modo o nell'altro. Un'orgia di sensazioni e voluttà, orgasmi bramati e reiterati; fino a quando, al termine di un tramonto come tanti, l'occhio vede un qualcosa che mai avrebbe voluto vedere: un omicidio. Da lì in poi tutto cambia, o forse nulla, perché l'amore sa essere più forte della paura.
Dopo lo straniante Le roi de l'évasion, Alain Guiraudie realizza un film destinato a scatenare scandali e polemiche, cosa che si è infatti puntualmente avverata sin dalla sua comparsa in patria. Premiato a Cannes nella sezione Un Certain Regard, Lo sconosciuto del lago è un labirinto icastico racchiuso negli spazi aperti di quella fetta di terra; un Eden macchiato dal sangue della gelosia, in cui divinità aitanti e virili entrano ed escono dall'acqua, si guardano, si osservano, si cercano, si studiano, si baciano, sino a fondere i loro corpi caldi, per poi risalire sulle auto e tornare alle rispettive vite, nelle quali purtroppo la presunta diversità è ancora un limite da nascondere.
L'opera di Guiraudie sfrutta la straziante bellezza scenografica a propria disposizione (il film è stato girato presso il lago di Sainte-Croix, nell'alta Provenza) senza peraltro (s)cadere in miseri scenari da cartolina. L'autore dipinge un ritratto d'alta scuola in cui esplodono colori, umori e sfumature, collocando i suoi attori alla stregua di piccoli intarsi abili a completare la stupefacente ricchezza pittorica dell'insieme. L'inconnu du lac affonda nelle tematiche queer scaraventando via ogni bieca forma di retorica, sfiora di tanto in tanto i toni da commedia, regala commoventi e dolorosi squarci di solitudine e sentimento, e riesce addirittura a tramutarsi in una sorta di giallo hitchcockiano, miscelando gli ingredienti di una mistura tanto improbabile sulla carta quanto concreta ed equilibrata nella pratica.
Genitali in bella mostra, amplessi furiosi, penetrazioni anali, fellatio, eiaculazioni, tutto al maschile: Guiraudie non si fa mancare nulla; qualcosa (non molto) si vede perfino in dettaglio, il resto si intuisce. Se all'alba del 2013 qualcuno ancora si sente scandalizzato da immagini di questo tipo, meglio dirigersi altrove; in fondo esistono pur sempre le rassicuranti e lobotomizzanti fiction televisive a cui appoggiarsi. Altrimenti è arduo non restare ammaliati di fronte a una delle esperienze cinefili più imprevedibili, appassionanti e magnetiche dell'anno.
Va senz'altro sottolineata la duplice scelta pregevole compiuta dalla Teodora, che ha deciso di azzardare l'approdo nelle sale di un film evidentemente non per tutti, proponendolo oltretutto in lingua originale con i sottotitoli. Ora non sappiamo con certezza se quest'ultima opzione sia stata suggerita da una precisa scelta etica, o se si è soltanto deciso di risparmiare sul doppiaggio per un titolo destinato comunque a sparire dai cinema in poco tempo, per lasciare campo libero alle insulse commediole italiche distribuite in 400 copie.
In qualsiasi caso onore a chi si è preso questo rischio, e una volta di più onore allo stesso Guiraudie, capace di sezionare le complesse dinamiche dell'omosessualità meglio di tantissimi altri, riuscendo perfino a trovare il coraggio di affrontare il buio dello schermo, con scene notturne realizzate sfruttando la (non) luce naturale.
Proprio lì, nel buio, Franck, Henri e Michel giocano l'ultima partita del loro triangolo; si cercano, si trovano, si perdono, brancolando insieme a noi verso la morte e verso l'amore.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: L'Inconnu du lac
Anno: 2013
Durata: 97'
Regia: Alain Guiraudie
Sceneggiatura: Alain Guiraudie
Fotografia: Claire Mathon
Montaggio: Jean-Christophe Hym
Attori: Pierre Deladonchamps, Christophe Paou, Patrick Dassumçao