C’è ancora tempo per afferrare il tuo corpo vivo e baciar sulla bocca lo zampillo della voce che mi è cara? (Robert Desnos, Ti ho tanto sognato)
“Ricordo quando ho cominciato ad amarti come fosse l’ultima notte… Prima stavo vivendo la mia vita come se sapessi tutto, poi all’improvviso questa luce abbagliante mi ha colpito e mi ha svegliata; quella luce eri tu”. L’amore può apparire come una forzatura dell’essere, una costrizione inconsapevole alla scissione del proprio io per donarlo all’altro, indifferentemente da chi esso sia, e allo stesso tempo una medicina per l’anima, come riportato nel Simposio di Platone: “cercando di far uno ciò che è due, Eros cerca di medicare l'umana natura”.
Theodore Twombly (Joaquin Phoenix) vive di sentimenti. Il suo lavoro è scrivere lettere per innamorati che non ha mai conosciuto o incontrato; la sua idea dell’amore, che trapela dal suo stile di vita e dalle sue parole, è immensamente alta, vicina al divino, lontana dalle materialità umane.
Spike Jonze presenta Theo, sin dalla prima scena, come una creatura solitaria, sensibile ed emotiva, che riesce a guardare oltre la dura scorza dell’umanità, nuotando tra le onde dei flussi emozionali delle persone, leggendo le sensazioni e le trepidazioni del cuore ma essendo incapace di costruire i propri rapporti interpersonali.
“Tu sei per una parte uomo e per una parte donna; questa è la tua parte interiore, ed è femminile”. Come in una sorta di ermafroditismo emozionale, Theodore è capace di un amore puro e incondizionato ma non cerca la fisicità di una compagna; si rifugia invece nello spazio virtuale del p.c., perso tra chat erotiche e videogiochi che simulano la vita reale, alla ricerca di un fremito, “dell’irreale intatto dentro il reale devastato. Dei loro meandri avventurosi cerchiati di richiami e di sangue. Di quanto fu scelto e non toccato, dalla sponda del balzo alla proda raggiunta, del presente irriflesso che scompare” (René Char, Fogli d'Ipnos, 1943-1944).
Il giovane scrittore è così pieno d’amore da bastare a se stesso. Il leitmotiv della sua esistenza risiede nella paura di essere nuovamente deluso, dopo il fallimento di un matrimonio, e nella ricerca della sua interiorità riflessa nel prossimo; uno specchio convesso che gli restituisca il sentimento strabordante che dona attraverso la sua anima e le lettere che scrive, in una partenogenesi assessuata del proprio Io.
La relazione tra Theodore e il suo OS1, Samantha (nella versione originale la voce di Scarlett Johansson), sistema operativo di ultima generazione, è un rapporto a distanza, approdo del cyberspazio virtuale di internet, nato tra i meandri della rete; un rapporto che diventa metafora delle relazioni che nascono nella società contemporanea, in cui è sempre più difficile, e forse meno gradito, interagire direttamente. L’affinità etimologica dei nomi dei due amanti (entrambi “doni di Dio”) svela la natura autarchica della relazione, consumata tra Theodore ed il suo alter ego femmineo, un perfetto incastro simbiotico sentimentale.
Her, l’ultimo film di Spike Jonze, presentato in anteprima durante l’edizione 2013 del Festival Internazionale del Film di Roma e premiato con l'Oscar per la sceneggiatura, conserva il linguaggio estetico che caratterizza i lavori precedenti del regista. La poetica struggente di Her si muove tra il razionale e l’irrazionale, il concreto e l’esubero incontenibile di immaginazione, ma in particolar modo tra il visibile e l’invisibile. L’opera di Jonze sembra prendere forma dalla tela magrittiana "Les amants" (1928), con gli amanti velati che si amano nell’impossibilità di comunicare e di amare, ed echeggia anche "Ettore e Andromaca”, di Giorgio De Chirico (1917), in cui tale impossibilità è aggravata dalla simulazione di un’umanità fittizia, come capita nella scelta di Theodore di affidare la propria solitudine e i propri sentimenti a un sistema operativo. “Negli amanti non vi è materia, essi sono un tutto vivente” (Friedrich Hegel).
La quotidianità è avvolta dalla luce abbacinante della metropoli americana, in cui le persone sono mondi autonomi, isolati l’uno dall’altro, disposti a comunicare unicamente attraverso filtri tecnologici; i toni si fanno più intimisti e caldi nelle abitazioni, i colori si accendono di sfumature notturne; le luci e i filtri usati regalano un’estetica patinata a tutto il film, in cui a predominare sono i rossi accesi e gli algidi blu, in una continua contrapposizione simbolica tra la passione incontenibile e l’incapacità di gestirla che genera una malinconica afflizione.
Her rispecchia lo stile patinato, e a tratti visionario che da sempre distingue le opere di Jonze, dai videoclip diretti per i Beastie Boys, Fatboy Slim o Björk sino a lungometraggi come Essere John Malkovich e Nel paese delle creature selvagge, saldamente posizionati su quella linea sottile tra ironia e malinconia che caratterizza la sua intera produzione.
"L'amore fa male, ma la mancanza d'amore ancora di più." (David Lynch)
Mariangela Sansone
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda Tecnica
Titolo originale: Her
Anno: 2013
Regia: Spike Jonze
Sceneggiatura: Spike Jonze
Fotografia: Hoyte Van Hoytema
Musica: Karen O, Arcade Fire
Durata: 120'
Uscita in Italia: 13 marzo 2014
Interpreti principali: Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Olivia Wilde, Amy Adams, Rooney Mara