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LE STREGHE DI SALEM - Il trionfo del Male

24/4/2013

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Iniziamo con una premessa. A giudizio di chi scrive, La casa dei mille corpi e La casa del diavolo sono stati, insieme a Martyrs di Laugier, i migliori horror dello scorso decennio. In assoluto. Capolavori dirompenti, devastanti, dotati di un impeto sbalorditivo.
Di conseguenza, l'attesa per il ritorno di Rob Zombie, dopo le discusse parentesi legate ai due Halloween e l'esperienza ludica dello scatenato The Haunted World of El Superbeasto, era enorme, considerando anche il fatto che il progetto legato a The Lords of Salem germogliava nella testa del musicista/regista da diversi anni.
Peraltro l'aspettativa quasi febbrile non aveva certo colpito soltanto il sottoscritto, bensì tutti i cultori dell'horror e non solo. La dimostrazione più lampante si è avuta lo scorso novembre, in occasione dell'anteprima italiana del film avvenuta durante il Torino Film Festival. Durante la manifestazione gli addetti ai lavori e tantissimi spettatori hanno affollato le sale del Cinema Reposi anche per le repliche, qualcuno addirittura attraversando quasi l'Italia intera per poter essere presente a quello che, a tutti gli effetti, si è rivelato un grande evento. 
Come sempre avviene in questi casi la voglia di entusiasmarsi era tanta, il terrore di ricevere una cocente delusione pure. A conti fatti i giudizi sono stati altalenanti, controversi, e tali continueranno a essere. Per quanto ci riguarda, lo diciamo subito: Le streghe di Salem non raggiunge le inaudite vette dei primi due lavori di Rob Zombie. Nonostante questo, ci troviamo davanti un'altra opera di rara energia, che (ri)conferma il rocker di gran lunga come il più significativo talento mondiale espresso dal cinema di genere negli ultimi lustri.
Realizzando un progetto inseguito a lungo nel tempo, Robert Cummings ha scelto in questa sede un approccio perfino classico, rinunciando alla stupefacente commistione stilistica del dittico d'esordio, per costruire invece un incubo prettamente horror, nel quale le tendenze sanguinarie si sposano ai tempi sospesi. La giovane Heidi lavora come disc jockey presso la radio di una piccola cittadina. Un giorno riceve un pacco contenente il disco di una misteriosa band mai sentita nominare. Ascoltandolo, inizia a essere perseguitata da macabri sogni che la trasportano in un viaggio stregonesco ambientato nel passato. Poco alla volta Heidi perde contatto con la realtà, sino a diventare suo malgrado protagonista di un efferato sabba atto a riportare in vita credenze demoniache sepolte nell'oblio, e ora pronte a riemergere dalle tenebre.
Per dipanare la sua trama Zombie procede a passi lenti, senza lasciarsi prendere dalla consueta furia, e accoglie un modo di fare cinema attento, misurato, lineare. Quasi convenzionale, si potrebbe dire. Le streghe di Salem tornano a reclamare il proprio ruolo, sconvolgendo la vita di una dj scelta come vittima da violare per assicurare il concepimento dell'entità demoniaca; il passato divora il presente, la credenza popolare si tramuta in realtà, la pace della quotidianità è spazzata via. Il Male, strumento secolare e indistruttibile, si sveglia dal letargo per imprigionare la protagonista tra i neri tentacoli della dannazione, e la blasfema disarmonia espone il suo esiziale piano di distruzione.
Convenzionale, si diceva, ma solo fino a un certo punto. Zombie, in primo piano in questo periodo anche per l'uscita del suo nuovo e già amatissimo disco Venomous Rat Regeneration Vendor, non si limita alla mera giustapposizione di elementi traumatici; scava oltre il tessuto primario, e condisce il film con una carica iconoclasta sorprendente, distruggendo ogni possibile deriva consolatoria. Inoltre regala piccoli ruoli ai suoi feticci Ken Foree, Sid Haig e Michael Berryman, membri di quella famiglia di reietti che ormai ben conosciamo, omaggia il polanskiano Rosemary's Baby e immette nella narrazione estremismi sferzanti e imprevedibili.
Due sono però i fattori che rendono The Lords of Salem davvero indimenticabile. Il primo ha un (finto) nome e cognome: Sheri Moon. Come sempre, ma stavolta più che mai, l'autore celebra senza ritegno la consorte, dipingendo ogni centimetro del suo corpo, più nudo che vestito, con morbosa attenzione; le regala una fisionomia contrastata, in cui la sensualità si abbina a una tenerezza quasi fanciullesca; la porge al centro di ogni intuizione, attuando così la definitiva glorificazione di una donna di irresistibile bellezza, qui anche alla sua prova d'attrice migliore.
Il secondo motivo risiede nell'incredibile talento visivo di Zombie, capace di invenzioni sonore e scenografiche ancora stupefacenti. La macchina da presa vola nei meandri del nostro campo visivo, gli ambienti assumono mille vite in una, la raffigurazione delle empie creature sfugge a qualsiasi definizione ancestrale, il connubio tra inserti musicali e qualità dell'immagine abbraccia picchi oscuri che rasentano la perfezione. Un magnetico inferno di creatività, da cui nascono sequenze monumentali. Ne valga una per tutte: il primo ingresso di Heidi nella cattedrale dove il Re della Notte l'attende. Da brivido. 

Alessio Gradogna

Sezione di riferimento: Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: The Lords of Salem
Regia: Rob Zombie
Sceneggiatura: Rob Zombie
Musiche: Griffin Boice, John 5
Fotografia: Brandon Trost
Durata: 101'
Anno: 2012
Uscita in Italia: 24 aprile 2013
Attori principali: Sheri Moon Zombie, Bruce Davison, Judy Geeson, Meg Foster, Ken Foree, Dee Wallace.

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