Certo è che Inside out arriva nei cinema quando ancora imperversano i Minions, giunto a sua volta con due mesi di ritardo rispetto alla release internazionale; il titolo più visto in Italia nell’anno corrente, l’unico ad oggi ad aver raggiunto i venti milioni di euro. Probabile che questa sovrapposizione nuocerà a entrambi, come inevitabile pegno da pagare alla ferma ostinazione di non distribuire titoli dal forte appeal commerciale durante i mesi estivi.
Riley è una bambina allegra e spensierata di 11 anni. Tutto muta improvvisamente quando si trova a dover cambiare casa e a trasferirsi coi suoi genitori dal Minnesota a San Francisco. Il brusco cambio di vita, unito al passaggio dall’infanzia alla pubertà, sconquassa e sconvolge le sue emozioni primarie, con la gioia, da sempre sentimento predominante nella sua vita, che inizia a dover fare i conti e a convivere con la tristezza, fino ad allora relegata in un angolo e considerata da sempre come una presenza inutile e nociva.
Felici, commossi, estasiati. Non succede poi così spesso di sentirsi appagati e arricchiti al termine di un film. Con Inside Out, presentato con successo all’ultima edizione del festival di Cannes, la Pixar è tornata ai livelli che le competono dopo alcune prove opache e incolori (Cars 2, Ribelle) e un prequel (Monsters University) che non aveva convinto appieno, specie se paragonato al folgorante Monsters & Co. Quest’ultimo era stato ideato e diretto proprio da Pete Docter, co-autore insieme a Ronaldo Del Carmen di Inside Out e artefice qualche anno fa di Up, un altro gioiello animato firmato Pixar.
Alla base del film c’è un’idea geniale e fulminante, ovvero cercare di raffigurare le nostre emozioni. Cosa avviene nella nostra mente? Come reagiamo a livello emotivo agli avvenimenti – piccoli e grandi – della nostra vita? Il nuovo titolo Pixar, stratificato, complesso e denso di significati, sceglie con coraggio di rivolgersi principalmente a un pubblico adulto e a ragazzi di almeno dieci-undici anni, risultando senz’altro più arduo – per quanto concerne i messaggi che vuol comunicare – per i bambini più piccoli, che troveranno comunque il modo di divertirsi ed emozionarsi.
Insieme a Riley, la giovane protagonista, intraprendiamo un viaggio importante che segnerà una tappa fondamentale nel suo – e nel nostro – percorso di crescita. Inside Out ci fa capire quanto siano importanti le emozioni che proviamo ogni giorno, anche quelle che spesso e volentieri cerchiamo di nascondere o ignorare. Sbalorditivo ed epocale che un film d’animazione, per sua natura chiamato o costretto quasi sempre ad allietarci e a distrarci dalle noie e dai malumori del vivere quotidiano, ponga l’accento su un sentimento come la tristezza, destinata a rivelarsi importante e fondamentale nelle vite di ciascuno di noi.
Sì perché non è umanamente possibile sentirsi allegri e felici in qualunque momento. A volte la malinconia e la tristezza sono necessarie, in quanto ci aiutano nel nostro percorso di formazione e arricchimento. Nel crescere ci accorgiamo che la vita è fatta di sfumature e che il dolore fa parte della nostra esistenza tanto quanto (e forse più, purtroppo) la gioia. È bene ripeterlo: il fatto che a dircelo sia un film d’animazione, tra l’altro prodotto dalla Disney, lascia a bocca aperta, ancor più se si considera il modo in cui sceglie di comunicarcelo.
Siamo di fronte a un vero e proprio atto rivoluzionario, racchiuso in un’opera intelligente, emozionante e visivamente stupefacente (basti citare, tra le innumerevoli sequenze memorabili, quella sul “pensiero astratto”). Perfetta e calibrata al millimetro la sceneggiatura, che riesce a districarsi in modo fluido e dinamico tra le diverse dimensioni - il mondo esteriore, quello interiore e la fase onirica – senza accusare mai fasi di stanca o passaggi a vuoto. Forse lo script più complesso e ambizioso di sempre tra quelli partoriti in trent’anni d’attività dallo studio d’animazione del patron John Lasseter, in grado di dosare e alternare i momenti più lievi e brillanti a quelli di maggior spessore e densità drammaturgica.
In novanta minuti Inside Out riesce a far ridere fino alle lacrime ma anche a commuovere a più riprese, senza risultare mai gratuito, furbo o ricattatorio.
Boris Schumacher
Sezioni di riferimento: Film al cinema, Animazione
Scheda tecnica
Titolo originale: Inside Out
Anno: 2015
Regia: Pete Docter, Ronaldo Del Carmen
Sceneggiatura: Pete Docter, Ronaldo Del Carmen
Musiche: Michael Giacchino
Durata: 94’
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