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FORZA MAGGIORE - Norme, generi e fragili maschi

10/5/2015

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La domanda a cui Ruben Östlund sottopone lo spettatore attraverso il suo ultimo film, Forza maggiore, è tanto semplice quanto ricca di problematiche: l’uomo­­ – il maschio – è stato davvero creato per proteggere e rassicurare coloro che gli stanno attorno? Siano essi donne o bambini?
Se diamo uno sguardo all’impostazione patriarcale/autoritaria delle società occidentali e non, la risposta potrebbe essere tendente al sì, ribadendo la totale necessità di questa figura senza la quale si perderebbe la sicurezza nel felice nido famigliare. La “cultura”, quindi, replica in maniera pressoché positiva alla postulazione del regista svedese. Ma la “natura”, questo selvaggio e primordiale ambiente dal quale gli esseri umani tutti si sono progressivamente allontanati, che cosa ci dice? Forza forse interpretazioni differenti dell’assioma dato? 
Östlund nella sua opera – il cui titolo originale è Turist, turista, che come vedremo successivamente sembra essere più indicato per comprendere l’ambiente di collocazione e le sue peculiarità – crea un’intelaiatura diegetica perfetta, su cui gioca con i fragili equilibri di una tipica famiglia medio borghese alle prese con la propria settimana bianca, cinque giornate da dedicare al relax e alla famiglia.
Forza maggiore narra con dettagliata precisione la vacanza di Tomas, Ebba e dei loro due figli in una stupenda località sciistica delle Alpi francesi. Il primo giorno la famiglia viene introdotta in questo ambiente idilliaco in cui interni ed esterni evocano la sicurezza di un luogo ideato per accogliere la middle class europea. Dal secondo giorno si sviluppa invece la tragedia famigliare di Tomas ed Ebba che, seduti a tavola sulla bellissima terrazza che si affaccia sulla valle, assistono all’incedere maestoso e spaventoso di una gigantesca valanga che si dirige esattamente verso il loro resort. In preda al panico, resosi conto che non si tratta di una slavina programmata, Tomas abbandona la famiglia in cerca di riparo. Una volta tornato dai propri cari, il silenzio regna tra i coniugi e i loro figli: la sua fuga non farà altro che scuotere la stabilità di coppia e costringerà il padre e marito a dover lottare per riconquistare il proprio ruolo di patriarca.
Ruben Östlund inscena la personale tragedia di un normale padre di famiglia tra le valli innevate delle Alpi che ne diventano il palcoscenico: Les Arcs, questo il nome dello splendido albergo che ospita i turisti, è un luogo di vacanza in cui si dimenticano le preoccupazioni e lo stress della vita lavorativa: ma da un punto di vista etimologico, “vacanza” richiama immediatamente una condizione di vuoto, in cui i ruoli e le esigenze istituzionali sono appunto “vacanti”. Così, l’essere turista diventa uno status del tutto particolare, che permette al regista svedese di svuotare il milieu della messa in scena dagli orpelli della società borghese, in cui all’uomo/maschio è chiesto di guidare, proteggere e sostenere la propria famiglia. 
In Forza maggiore si vede con esemplare chiarezza come durante la settimana bianca Tomas ripaghi la propria famiglia dopo l’assenza a causa del lavoro, con devozione verso moglie e figli. Ma Östlund chiama “l’uomo civilizzato” a confrontarsi con la natura, vivendo il proprio dramma di padre e marito che, a causa di un innato istinto di autoconservazione, abbandona i propri cari per cercare la salvezza. Tomas fallisce perché non è in grado di conciliare il ruolo culturale verso cui è chiamato, da una parte, con le più basiche leggi naturali dall’altra.
La moglie Ebba, al contrario del partner, seppur scevra di qualsiasi eroismo, si dimostra ferrea e all’altezza della figura biologica che ricopre: ella rimane con i figli nel pericolo immanente e non può perdonare il compagno per quanto accaduto. Da qui, gli incontri con amici e conoscenti diventano occasioni per inscenare dei e veri e propri Carnage polanskiani in cui i due coniugi si attaccano violentemente.
Secondo una moltitudine di studi, gli individui sarebbero portati, in condizioni di estremo pericolo, a comportarsi nella maniera più egoistica possibile. In seguito a catastrofi naturali, incidenti o attacchi alle persone, la stragrande maggioranza delle coppie tenderebbe a separarsi. È dimostrato, inoltre, come gli uomini non siano in grado di comportarsi secondo le “leggi sociali” a cui sono sottoposti. Il regista svedese prende infatti le mosse per la sua opera da un aneddoto realmente accaduto: «Qualche anno fa, una coppia svedese – di mia conoscenza – si trovava in vacanza in America Latina, quando all’improvviso due rapinatori apparvero dal nulla facendo fuoco; il marito, istintivamente, scappò in cerca di riparo lasciando la moglie in balia del pericolo». Da qui la ricerca per un lavoro cinematografico in grado di essere strumento conoscitivo e di approfondimento.
Forza maggiore, vincitore del premio della giuria nella sezione Un Certain Regard alla scorsa edizione del Festival di Cannes e candidato ai Golden Globes, è quindi un film dotato di estrema intelligenza e spessore psicologico, che con occhio analitico si snoda attorno alle problematiche concernenti le norme e i generi fondanti della nostra cultura, per demolirli e offrire una visione straziante e irrisoria del “maschio”, un ruolo quasi attoriale destinato a scardinarsi di fronte allo spettatore. 

Emanuel Carlo Micali

Sezione di riferimento: Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Turist
Anno: 2014
Regia: Ruben Östlund
Sceneggiatura: Ruben Östlund
Fotografia: Fredrik Wenzel
Musica: Ola Fløttum
Durata: 120’
Uscita in Italia: 7 maggio 2015
Attori principali: Johannes Bah Kuhnke, Lisa Loven Kongsli, Kristofer Hivju

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