Sull'onda delle parole de “L'incendio di via Keplero” s'infiammano i primi fotogrammi di Fiamme di Gadda. A spasso con l'ingegnere restituendo un effetto visivo vivo, come se di fronte a noi ci fosse una pellicola che sta andando a fuoco incendiata dalla lingua dello scrittore milanese.
Mario Sesti, regista e autore di soggetto e testi, sceglie di partire dal racconto sul fuoco del numero 14. Nell'atmosfera del Teatro Valle Occupato la parola è in bocca a Pino Calabrese. L'attore napoletano con abilità cavalca le fiamme del vortice linguistico e, facendosi sottile portavoce di Sesti, dichiara la strada che il documentario ci farà percorrere andando a spasso con l'ingegnere.
Dopo un alternarsi di fiamme in b/n e a colori, da uno sfondo infiammato e in b/n si staglia la figura di Sergio Rubini, che con una lucidità disarmante ci guarda, pronto a raccontarci attraverso le parole di Sesti il Gadda autore e non solo. «Non sempre i nomi dei fatti generano chiarezza», si dice: Carlo Emilio Gadda in qualità di ingegnere sognava di ordinare il mondo, e con il suo cuore di scrittore ne raccontava il caos. In lui convivevano due anime, apparentemente ossimoriche, che davano vita a quello che è stato definito “uso spastico” della lingua, quasi a voler dare corpo agli spasmi della vita.
Fotogramma dopo fotogramma si va a spasso con il gran lombardo, grazie alla passeggiata col critico teatrale Maurizio Barletta, il quale da bambino aveva avuto modo di conoscere Gadda perché amico di famiglia. Optando per la macchina a mano, così da calcare anche l'atto del camminare, Sesti si fa guidare da Barletta nel ripercorrere il tragitto che Gadda faceva nelle sue domeniche romane. Fedele alla passeggiata da piazza Cavour a piazza Mazzini, scopriamo che Gadda si fermava alla «fontana prostatica» di piazza dei Quiriti e alla pasticceria nel quartiere Prati per prendere il babà per la signora Lina; tra i clacson del traffico romano, incontriamo cittadini a cui è stato tramandato l'aneddoto secondo cui il gran lombardo avesse l'abitudine di appostarsi fuori dalla chiesa per osservare le donne uscire da messa. I racconti, si sa, producono viaggi mentali: così ce lo immaginiamo che marcia ora «un po' marziale» ora «aggrondato», per poi vederlo comporsi nel suo metro e ottantadue sottoforma di disegno animato (Annalisa Corsi); apprezzabile, in tal senso, la coesistenza all'interno di uno stesso quadro tra animazione e testimonianze di coloro che hanno lavorato su Gadda.
Il critico cinematografico autore di Fiamme di Gadda decide, infatti, di farsi (e farci) traghettare in questa lavagna della memoria da coloro che hanno già impastato le mani nel magma gaddiano. Appena compare Gifuni non può non tornarci in mente il suo meraviglioso spettacolo “L'ingegner Gadda va alla guerra”; da fine interprete qual è avvertiamo come il suo lavoro in teatro – e non solo - gli abbia permesso di captare l'essenza dell'autore tanto da farci notare che i suoi scritti sono la testimonianza tangibile di «come un dolore fortissimo possa essere trasformato in una creazione».
Unendo le riflessioni di Gifuni, le parole di Rubini (nelle veci di Sesti), le ricerche della professoressa Paola Italia e i pensieri di Pino Calabrese, un ritratto si compone davanti a noi: quello di un uomo sopravvissuto a se stesso dopo la ferita immedicabile della morte del fratello Enrico. L'autore che ha raccontato la guerra e il fascismo, l'uomo-scrittore che ha affondato l'inchiostro nell'io fino a scrivere «senza stagione la vita, e senza gioia», non ci ha lasciato alcuna traccia di una relazione amorosa. Un'aurea di mistero avvolge la sua sfera privata, tutto sembra cristallizzato nel nucleo famigliare. Sesti ci regala a tal proposito chicche di foto di Gadda e della famiglia a cui unisce frammenti di un super8 (totalmente inediti) dove lo scrittore è con la famiglia di Giuseppina Liberati, la governante che lo accudì negli ultimi anni.
Uscito proprio il 21 maggio, a quarantanni dalla morte, Fiamme di Gadda ha fatto rivivere l'autore rifuggendo dal mero biopic e dal didascalismo. Per raccontare il plurilinguilismo incendiario e incandescente dello scrittore, Sesti costruisce una struttura da cui emerge anche la natura di critico cinematografico (vedi, ad esempio, la citazione di Life of an american fireman). Il suo lavoro si rivela così un pastiche di materiali (testimonianze, foto, testi originali e brani dalle opere dell'autore milanese) equilibrato dall'uso di vari linguaggi come la ricerca documentaristica, il teatro, l'animazione.
Riavvolgendo il gomitolo della memoria torniamo all'incipit, alla ripresa della lettura pubblica di Calabrese de “L'incendio di via Keplero”, riproposta quasi integralmente - forse, si sarebbe potuta tagliare un po' guardando alla struttura complessiva del doc – ma alternata da inserti che creano un film nel film mettendo in scena quelle parole.
Grazie al teatro, agli audiolibri (vedi la lettura di Gifuni di “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”) e ora a Fiamme di Gadda, ci auguriamo che si continui ad andare oltre alla critica letteraria (per quanto sia importante), battendo strade che arrivino più direttamente a un'ampia fascia di pubblico, per poter scoprire un uomo che si definiva «un'infelice e sola creatura», e un artista in grado di dar voce al treno e alle galline.
Maria Lucia Tangorra
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Fiamme di Gadda. A spasso con l'ingegnere
Anno: 2012
Durata: 72'
Regia: Mario Sesti
Animazioni: Annalisa Corsi
Fotografie ed elaborazioni fotografiche: Elisabetta Marangon
Riprese ed elaborazioni immagini: Virginia Eleuteri Serpieri
Musiche: Teho Teardo
Con: Maurizio Barletta, Pino Calabrese, Fabrizio Gifuni, Paola Italia, Sergio Rubini
Uscita italiana: 21 maggio 2013