Elysium, meraviglioso satellite artificiale costruito dall’uomo al di fuori dell’atmosfera terrestre, è l’iperbole economico/difensiva di ciò che accade nella nostra realtà contigua. Un reale fatto di muri e barriere razziali che, da Israele alla California – e gettando uno sguardo alla Berlino del secondo Novecento –, sono strumenti di controllo e difesa. Neill Blomkamp si spinge però oltre e situa il nuovo avamposto della ricchezza e del potere nello spazio profondo. L’impianto spettacolare è imponente, sia le immagini terrestri sia quelle del satellite Elysium sono mozzafiato. Quest’ultimo gode di una cura grafica strabiliante, apparendo come un formidabile omaggio alla “ruota spaziale” kubrickiana – sostituendo le musiche di Strauss con una delicata partitura per violoncello di Bach.
L’anno è il 2154, l’inquinamento sul pianeta Terra è diventato insopportabile a causa dei peggioramenti avvenuti nel ventunesimo secolo. Un gruppo di multimilionari ha quindi deciso di creare un satellite artificiale sui cui vivere per poter mantenere uno stile di vita agiato. Elysium, però, può ospitare solo un numero limitato di individui, abbandonando sulla terra milioni di persone in condizioni di sfruttamento e indigenza. I terrestri tentano in tutti i modi di fuggire da un mondo ormai devastato e dominato da crimine e povertà. L’unico uomo che può riuscire a ripristinare l’equilibrio tra i due estremi è Max, un ragazzo comune che vuole a tutti i costi raggiungere la stazione spaziale. La sua vita è appesa a un filo, fino a che intraprende una missione pericolosa che lo porterà a scontrarsi con il Segretario di Stato di Elysium e con le sue forze armate. Il destino di Max andrà ad incrociarsi con quello di milioni di persone, costringendolo ad una profonda presa di coscienza.
Se in District 9 avevamo un'allegorica visione dei contrasti razziali del nostro passato e del nostro presente, in Elysium siamo testimoni di un’atroce distopia in cui chi può lascia il pianeta e chi rimane è schiavo di uno sfruttamento economico disumano. Blomkamp, però, evita coscientemente qualsiasi discorso pedante e moralista per concentrarsi su Max, interpretato da Matt Damon, personaggio che gli permette di costruire un perfetto film d’azione che mira al coinvolgimento emotivo e intellettivo. «Sono prima di tutto un artista visivo. Non voglio fare film troppo seri, mi piacciono l’azione e la parte estetica ed è così che inizia tutto per me. Ma mi interessa anche la politica», così esprime i suoi intenti il regista sudafricano.
Max, infatti, si vede involontariamente investito dalle aspettative e dalle speranze di molti; il suo desiderio di salvezza si fonde e sfoca al cospetto di un bene più grande, costringendolo ad una rivalutazione dei propri egoismi. Il richiamo al sacrificio è forte e il paragone cristologico anche. La speranza di milioni di accedere al regno dei cieli – in questo caso materializzato nella vita eterna e nelle cure mediche offerte da Elysium (possibile crossover tra elixir ed asylum?) – è così affidata ad un unico uomo le cui vicende possono cambiare il destino dell’umanità.
Neill Blomkamp, tra azione, sentimenti e sottotesti impegnati, cerca di bissare il successo di District 9, offrendo al pubblico un film che, confrontandosi con i blockbuster di fantascienza, si distingue per intelligenza senza però tralasciare il lato più spettacolare del genere di riferimento. Seppur in un’altalena di emozioni e riflessioni che predilige le prime alle seconde, Elysium appare una coerente opera filmica nella carriera cinematografica di un regista giovanissimo che sembra aver già messo le basi per un’affascinante koinè stilistica.
Emanuel Carlo Micali
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Elysium
Anno: 2013
Regia: Neill Blomkamp
Sceneggiatura: Neill Blomkamp
Fotografia: Trent Opaloch
Musiche: Ryan Amon
Durata: 109’
Uscita in Italia: 29/08/2013
Attori principali: Matt Damon, Jodie Foster, Sharlto Copley