Questo, originariamente di Thomas Mann, è il monito che il professor Robert Zupan (Igor Samobor) vuole lasciare alla propria classe. Un insegnamento che potrebbe riassumere una pellicola superficialmente volta a esaurire la sua ragion d’essere proprio qui. Il regista, tuttavia, non si accontenta e vuole andare oltre, costruendo una fitta rete psicologica che non si limita a sottolineare la diversità tra le due categorie sociali costituite da giovani e adulti, ma ritrae anche la differenza che caratterizza ciascun uomo.
Sabina è un’adolescente completamente disorientata, alla disperata ricerca di uno scopo nella vita, di una missione e del significato stesso di avere una missione da compiere. Proprio questo suo senso di smarrimento è quello che Rok Bicek vuole farci avvertire, sin dall’inizio, con continui primi piani in cui risaltano i suoi occhi persi e lucidi, incorniciati da livide occhiaie. Lei apre il film, lo chiude e lo smuove prendendo forse la sua prima vera decisione, che la porta ad abbandonare il suo ruolo di amica, compagna di classe, alunna e figlia: togliersi la vita. Una scelta importante, come cerca di spiegare anche il professore, che non tutti i suoi compagni sarebbero stati in grado di fare e che, come tale, va rispettata.
La sua migliore amica non riesce a parlarne e preferisce il silenzio come cura al suo dolore; gli altri compagni di classe si lasciano trascinare dalla rabbia e cercano, con i loro mezzi, qualcuno da considerare “colpevole”, trovandolo prima nel Sistema che non funziona, poi nel professore di tedesco nel suo ruolo di insegnante freddo e intransigente. «Prima loro temevano noi, oggi noi temiamo loro» confessa la preside a Robert, spiegando come siano cambiate le cose nel secolo corrente.
Questo dissidio tra alunni e insegnante serve a Bicek per dipingere l’evidente incomunicabilità tra le generazioni: giovani e adulti che tendono a scrutarsi con uno sguardo misto di incomprensione e disapprovazione. Gli adulti temono che i nuovi arrivati siano pronti a rovinare e distruggere quell’intima nomalità che hanno faticosamente costruito e preservato, i giovani dal canto loro provano un forte impulso a raddrizzare ciò che i loro attempati predecessori hanno sbagliato e guastato, preoccupati dalla caotica situazione creata dagli adulti. Questo, come innumerevoli altri casi, sta nella soggettività dei giudizi e dei punti di vita. Difficilmente simili controversie si possono risolvere obbiettivamente: non è tutto bianco o nero (come spesso ricordato nel film), ma esistono sfumature cromatiche che ogni occhio percepisce in modo singolare.
Così, mentre gli alunni della quarta A accusano l’incapacità di ascolto del professore, la sua crudeltà, l’aver preso come spunto didattico la morte di una loro compagna e il non aver dato il giusto peso alla tragedia, Robert in realtà cerca di educare i suoi alunni a quella che è l’essenza e la crudeltà della vita. Igor Samobor incarna l’unico personaggio portatore di valori solidi e per questo non viene capito. Del resto è comprensibile se inserito in un contesto in cui professori e genitori devono avere a che fare loro stessi con la propria immaturità e incapacità di educare: se i genitori lasciano liberi i figli non imponendo loro alcuna autorità, non rendono loro neanche un gran servizio per la vita che devono affrontare.
Il Sistema dunque funziona, è freddo e matematico, ma non sempre rispettato: è lì che si genera la falla.
Class Enemy è la prima opera del regista sloveno classe 1985, ed è stata girata interamente in una scuola con attori non professionisti (se non per casi particolari come Samobor, nota star slovena). Autore anche della sceneggiatura, Bicek riesce abilmente a calibrare tutte le inquadrature, rendendole funzionali alla narrazione. Vincitore della Settimana della Critica alla 70ª Mostra di Venezia, il film è stato candidato all'Oscar e allo European Award.
Beatrice Paris
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Regia: Rok Bicek
Sceneggiatura: Rok Bicek, Nejc Gazvoda, Janez Lapajne
Attori: Igor Samobor, Natasa Barbara Gracner, Tjasa Zeleznik, Masa Derganc
Montaggio: Rok Bicek, Janez Lapajne
Musiche: Frederic Chopin
Durata: 112'
Anno: 2013
Uscita in Italia: 9 ottobre 2014