Dopo l'esordio con il piacevole The Guard (uscito in Italia con l'ignobile titolo Un poliziotto da happy hour), il regista e sceneggiatore anglo-irlandese John Michael McDonagh non si allontana dall'ambito della black comedy, ma mette in chiaro le cose sin dall'inizio, a partire dall'inequivocabile titolo e dall'apertura riservata a una citazione di Sant'Agostino: “Non disperare; uno dei ladri fu salvato. Non darlo per scontato; uno dei ladri fu dannato”.
Otto giorni, da domenica a domenica, separano il verdetto di morte dall'esecuzione. Calvary (Calvario per la distribuzione italiana), suddiviso in otto capitoli, segue appunto il ritmo delle ore che scorrono inesorabili. L'intera struttura narrativa, concepita per accompagnare Padre James nel suo cammino verso la morte, rende lo spettatore compartecipe della potente escalation emotiva che sta travolgendo il sacerdote. Il pubblico gli è accanto quando si commuove, si arrabbia, si interroga, si ubriaca. Conta con lui il tempo che gli resta e non può fare a meno di chiedersi chi mai potrà essere il suo carnefice.
Difficile scovare il colpevole tra il bestiario umano che popola la cittadina irlandese. Chi, tra il signorotto caustico e snob, il medico distaccato e crudele, il macellaio tradito dalla moglie, il poliziotto con l'amante e l'astioso gestore del pub, avrà subito abusi sessuali da bambino? L'amara realtà sta nel fatto che i parrocchiani si assomigliano tutti. Sono cinici, arrabbiati, mediocri, ipocriti. Uomini deboli e vili che nutrono una profonda avversione per ciò che il prete rappresenta (“Il suo tempo è scaduto e lei non l'ha ancora capito”, gli rinfaccia il barista). Tuttavia, nemmeno Padre James può esimersi dal biasimare il clero: “Perché sei un prete? Dovresti essere un dannato commercialista! O un dannato assicuratore”, urla al saccente e razzista Padre Leary. E lo stesso vescovo, al quale chiede un parere sull'opportunità di denunciare le minacce ricevute in confessionale, mantiene un atteggiamento distaccato e, in sostanza, gli consiglia di arrangiarsi. Perché Calvary è soprattutto un feroce atto d'accusa nei confronti della Chiesa Cattolica, un'istituzione dove la questione morale e la redenzione non costituiscono più una priorità, se non quando servono a salvare le apparenze.
Ecco, allora, che Padre James decide che è giunto il momento di gettare la spugna e di smettere di lottare. Sarà l'incontro con una giovane donna, rara figura positiva in una bolgia di disillusi, a fargli cambiare idea. Il sacerdote, come un novello San Paolo folgorato sulla via di Damasco, comprende all'improvviso qual è il suo dovere: affrontare con serenità il destino che incombe, qualunque esso sia.
Michael McDonagh regala al pubblico una storia dolorosa e autentica, grazie anche alla grandiosa prova di Brendan Gleeson, che interpreta un umanissimo Padre James. Splendida pure la fotografia di Larry Smith, che immortala un'Irlanda selvaggia, coreografia ideale per narrare i tormenti di un religioso in piena crisi di coscienza, combattuto tra la propria fede, che gli impone di espiare i peccati commessi da un altro ministro di culto per restituire dignità al clero, e la tentazione di fuggire lontano dalla bassezza che contraddistingue i suoi parrocchiani e la comunità ecclesiastica.
Un racconto cinico, dunque, che dipinge un quadro impietoso e senza speranze non soltanto della Chiesa Cattolica, che ne esce con le ossa rotte, ma dell'uomo contemporaneo.
Padre James pagherà quindi per tutti? Ma a chi gioverà poi il suo sacrificio?
Serena Casagrande
Sezione di riferimento: Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Calvary
Anno: 2014
Regia: John Michael McDonagh
Sceneggiatura: Michael McDonagh
Fotografia: Larry Smith
Durata: 101’
Interpreti principali: Brendan Gleeson, Chris O' Dowd, Kelly Reilly, Aidan Gillen, Dylan Moran
Uscita italiana: 14 maggio 2015