Il titolo ci offre una chiave di lettura chiara e inequivocabile: si riferisce a quel tipo di tortura in cui la testa del malcapitato viene immersa sott’acqua. Il film è infatti incentrato sul mostrare dei personaggi che, quotidianamente, cercano in tutti i modi, legali e non, di raggiungere la tanto agognata superficie.
Vinterberg apre l'opera con una sequenza particolarmente rilevante e poetica. Dopo aver brevemente introdotto la realtà di Nick e suo fratello, ragazzini delle scuole elementari costretti ad affrontare povertà, abusi e la dipendenza dell’alcol da parte della madre, mostra i due nell’intento di trovare al fratellino un nome adatto. Apprendiamo che il neonato rappresenta molto per Nick e suo fratello, come se lo avessero investito di un valore simbolico: è infatti la speranza di un futuro migliore; così decidono, nell’indifferenza materna, di battezzarlo come si farebbe in chiesa. Una scena poetica e metafisica, realizzata tra le algide lenzuola del letto dei ragazzi: il battesimo rappresenta il culmine della speranza, ma anche, purtroppo, l’unico momento di grande pace e felicità offerta ai due. Il neonato è infatti destinato a perire poco dopo, nel buio della notte.
Dopo un salto temporale di circa trent’anni, il regista danese mostra Nick, che ora vive nella periferia a nord-ovest di Copenaghen, e gli affianca una serie di personaggi la cui crudezza li rende tanto vividi: Sofie, la vicina di casa con cui ha dei rapporti sessuali privi d’amore; Ivan, il fratello problematico e mentalmente instabile dell’unica donna che ha amato in passato; sono persone di cui prova a prendersi cura, senza però riuscirci. Nick cerca in tutti i modi di espiare una colpa che non gli appartiene, la morte del fratellino. La sua durezza, che lo rende un personaggio ostico, non fa che nascondere un lato del tutto vulnerabile, un possibile incontro tra l’uomo rude che è e il bambino innocente che era.
Submarino mostra, attraverso una pratica cinematografica imperniata sul realismo, una serie di scontri e incontri mancati. Nick è destinato a collidere con coloro che ha intorno, un vero e proprio duello di corpi che non si cercano, derelitti metropolitani sotto il gioco della forza centrifuga della città; è però l’incontro voluto e sperato a mancare, quello col fratello. Quest'ultimo, quasi mai chiamato per nome come se fosse destinato a essere solo un’appendice della tragedia personale di Nick, è un padre eroinomane che cerca di tirare a campare e che, per cause di forza maggiore, incontra il fratello maggiore solo quando la sua vita è ormai compromessa.
Vinterberg fa slittare questo ricongiungimento molte volte all’interno del film, piegando il tessuto narrativo e creando uno slittamento temporale destabilizzante, drammatizzando attraverso il sapiente uso del linguaggio cinematografico la tragedia di questi due fratelli.
Submarino, con la sua crudezza realistica e una direzione di assoluto valore, ci offre un Thomas Vinterberg di grande spessore, che rivisita le peculiarità registiche di inizio carriera sotto, però, il peso degli anni passati e di una maturità conquistata. Due anni separano infatti questo film da Il Sospetto, lavoro che confermerà lo status internazionale dell'autore.
Emanuel Carlo Micali
Sezione di riferimento: Eurocinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Submarino
Regia: Thomas Vinterberg
Sceneggiatura: Jonas T. Bengtsson, Thomas Vinterberg, Tobias Lindholm
Musiche: Kristian Eidnes Andersen
Fotografia: Charlotte Bruus Christensen
Durata: 110’
Anno: 2010
Attori principali: Jakob Cedergren, Morten Rose, Patricia Schumann