Ginger ( Elle Fanning ) e Rosa ( Alice Englert ) sono amiche per la pelle. Unite dal desiderio di crescere, di sentirsi grandi, di proclamare la propria indipendenza e l’autonomia del pensiero attraverso la partecipazione politica. Ginger e Rosa sono i fiori più puri di una generazione nata sulle rovine di Hiroshima, non ancora accettata dalla classe dirigente ma ansiosa di far sentire la propria voce, di fare la differenza. Questi sono anche gli anni della rivoluzione sessuale, ma nella famiglia di Ginger i germi del femminismo non sono ancora sbocciati.
La madre di Ginger, Natalie ( Christina Hendricks ), con la sua bellezza repressa e avvilita dalla vita casalinga, non è certo ciò che il padre, Roland (Alessandro Nivola), professore e intellettuale tutto pensieri e sregolatezza, desidera vicino a sé. E quando Rosa si fa attrarre nella sua rete suadente tutta scrittura e dotte riflessioni sull’anarchia, e tra i due nasce una relazione appassionata e sconveniente, la vera bomba scoppia nella rete familiare, dentro la fitta e sottaciuta rete di rapporti emozionali, intimi, privatissimi.
La bomba non è nella paura della guerra, o nelle marce pacifiste. È nella delicata sessualità di due teenager desiderose di scoprirsi; è nella maturità sfrontata di Rosa, narcisista e precoce, la cui evoluzione è vista attraverso gli occhi dell’amica tradita e ferita. Ginger, la radicale con i capelli infiammati, osserva impotente la famiglia sfasciarsi, e il mondo rotolare verso un’immaginaria guerra tra superpotenze. L’impegno politico le farà credere di poter rovesciare le sorti dell’umanità e insieme anche la propria vita inespressa, ma ciò di cui la piccola ha bisogno è solo un padre e una madre, un’amica del cuore e un po’ di incondizionato amore.
Sally Potter non è certo nuova al racconto di eccentriche, indefinibili personalità calate in un ambiente storico che al contempo respinge e attira. Orlando (1992) è stata senz’altro l’opera che meglio ha saputo descrivere e definire il mondo della regista e i suoi personaggi senza confini e restrizioni. Forse la Potter si era un po’ persa, in questo viaggio dentro le infinite sfumature di Orlando, ma con Ginger & Rosa è riuscita a elaborare in una forma nuova gli argomenti a lei cari, quelli che hanno significato la fortuna del suo cinema.
Non c’è allora bisogno di una Tilda Swinton che cambi veste e cambi pelle, quando la parabola attorno alla scoperta femminile del sé può toccare i volti e i corpi di due giovanissime, irresistibili attrici dentro l’inconsapevole ruota della sessualità. Esplicita, negata, cercata, voluta. Come in Orlando, le costrizioni sociali favoriscono la ribellione, e la casa di vetro nella quale la famiglia perfetta si nasconde finisce con il mostrare tutte le sue crepe. La donna angelo del focolare non esiste, è un’invenzione, una convenzione. E non esiste il principe azzurro, ma solo un ventenne assorbito dal fervore politico, o un uomo in cerca di consolazione. Il mistero dell’attrazione. Ginger e Rosa si tradiscono e mai rimarginano le ferite per una sorellanza perduta.
Sally Potter dipinge un quadro in cui tutte le donne sembrano vittime della propria epoca, schiave di una società maschilista e patriarcale che rigetta ogni figura femminile come simbolo di arrendevolezza e inconsistenza. Solo il personaggio di Bella ( Annette Bening ), intellettuale anticonformista e consapevole, sembra salvarsi dal fascino velenoso del pavido Roland. È lui, forse, l’uomo-tipo dell’era femminista: intelligente e cosciente di sé, attratto da ogni donna ma di più innamorato della propria (presunta) grandezza, in perenne conflitto con la freudiana idea della madre, fondamentalmente incapace di accettare il tempo che passa, disperatamente in cerca dell’immortalità.
L’unica certezza, il solo punto di riferimento stabile nel terremoto familiare e sociale di Ginger, è rappresentato da una coppia gay, Mark ( Timothy Spall ) e Mark 2 (Oliver Platt), capaci di offrire un porto sicuro e quel po’ di ascolto e comprensione necessaria a una adolescente in crisi.
La sfera emozionale è carica e incandescente in questo melodramma costruito attorno alla metafora della catastrofe nucleare, e all’attesa per uno scoppio che alla fine avviene, con parole e lacrime, tra le mura domestiche. Il climax è forte e sovraccarico, troppa carne al fuoco in una sola, ricchissima scena dalle tinte teatrali. I personaggi confluiscono in un finale à la Douglas Sirk, d’effetto benché inappropriato rispetto ai toni complessivi della vicenda.
A rendere Ginger & Rosa qualcosa in più di un sentimentale dramma storico, contribuisce una fotografia ricercata e sfumata tra i due grandi temi del film: da un lato la Londra industriale, battagliera, urbana, tutta fumi, grigiore, macchinari e virate blu; dall’altro l’universo fiammeggiante di Ginger (nella continua elaborazione degli interni secondo la lezione di Edward Hopper), che colora ogni ambiente con la sua chioma rossa, simbolo di un carattere indomabile, forse, ma anche eredità di una madre cui è più legata di quanto vorrebbe.
Francesca Borrione
Sezione di riferimento: Eurocinema
Scheda tecnica
Regia: Sally Potter
Sceneggiatura: Sally Potter
Anno: 2012
Attori: Elle Fanning, Alice Englert, Timothy Spall, Alessandro Nivola, Christina Hendricks, Annette Bening
Fotografia: Robbie Ryan
Durata: 89'