Prima la passione. Poi il fuoco matura in sentimento profondo, e come un inaspettato dono arriva anche la piccola Maybelle. Il cerchio della vita. E della morte. Quando Maybelle si ammala, il cerchio magico che le anime gemelle sembrano avere creato viene spezzato, interrotto, capovolto. L’evento innaturale che porta via una bambina dall’amore dei genitori, da una vita che non aveva nemmeno iniziato a vivere, è inevitabilmente centrale nello sviluppo della relazione tra Elise e Didier. Come potranno continuare a vivere, o meglio a sopravvivere? Come reagiranno al drammatico evolversi della malattia? Come accetteranno di perdere ciò che hanno di più caro? Potranno tornare ad amarsi o dovranno accettare l’inevitabile scorrere dell’esistenza come un cerchio la cui forma è definita da ragioni insondabili per gli esseri umani?
La forza dell’amore ma di più la fede è messa alla prova di fronte alla morte, inaccettabile, ancor più insopportabile perché si accanisce su una creatura innocente. Maybelle è la purezza e la rassegnazione, forse il legame più vicino tra l’uomo e Dio. Ogni suo gesto, sguardo o parola, per quanto confinata dal regista nel breve tempo dei flashback, determina a sua volta azioni, pensieri e svolte dei personaggi che attorno a lei ruotano. Come attorno al sole.
Il film è stato presentato con successo al Tribeca Film Festival 2013, dove ha meritatamente vinto il premio per la migliore attrice e la migliore sceneggiatura, dopo che già si era aggiudicato il premio del pubblico a Berlino. Il regista Felix van Groeningen adatta per il cinema un’opera teatrale di Johan Heldenbergh e Mieke Dobbels e utilizza la macchina da presa per cogliere ciò che al teatro manca: la vicinanza dei corpi degli attori, il dettaglio, la magia dell’incontro, un ambiente filmico che si riempie di simboli visivi, solo suggeriti dalla pur notevole complessità dei dialoghi. Van Groeningen scrive la storia letteralmente sul corpo dell’attrice Veerle Baetens, che generosa concede alle luci calde e soffuse di illuminarne le curve. Le linee indelebili dei tatuaggi, il racconto di una vita che si dona totalmente, aprendosi e svuotandosi per poi cerca di liberare se stessa dall’insopportabile dolore terreno.
E questo è solo uno dei particolari che rendono The broken circle breakdown uno dei film tra i più interessanti passati al Tribeca 2013. La scelta visiva di descrivere le emozioni attraverso l’illuminazione dei corpi, naturali, puri, che si amano, toccano, scelgono e respingono, è anche una scelta di fotografia e di musiche. È la sincronizzazione dei sensi, direbbe Ėjzenštejn. Pur non essendo il film un’opera musicale, le scelte dei brani (eseguiti dal gruppo di Didier) accompagnano e danno ordine al diseguale montaggio della storia, continuamente sospeso tra presente, passato e auspici di futuro. Raccontano in musica ciò che l’immagine, diretta, delicata e sfuggente, suggerisce.
Esteticamente affascinante, il film è addirittura ostinato nel ritrarre questo piccolo grande melodramma con immagini così ricercate, sofisticate, poetiche, belle. La bellezza appare quasi come una contraddizione rispetto al tema che vuole esplorare. Il lutto. La sua elaborazione, o la sua non accettazione. La bellezza della composizione è anche il vigore della speranza. Nella ricercatezza estetica operata da Felix van Groeningen c’è lo stile freddo tipico del cinema nord-europeo, mischiato alla musica folk americana, così rock, coinvolgente, umana. Una contaminazione culturale che finisce con il rendere il film un originale esempio di cinema post-moderno. Ne sono prova anche certe felici intuizioni registiche che collegano l’ordinarietà del dramma familiare con l’inserto di improvvisi simboli e frammenti allucinatori.
Amore e morte. Bellezza e orrore. La vita che rimane si interroga di fronte al mistero, e non c’è spiegazione logica che si possa offrire, nessuna risposta giusta o sbagliata. L’identità di noi stessi si scrive, cancella e riscrive continuamente a ogni battito d’ali. Il mondo dell’uomo e quello dell’anima immortale sono legati, interconnessi, intimamente stretti, eppure non si toccano mai. Non puoi capire se non oltrepassi il punto di non ritorno. Il dolore. Un unicorno. La catarsi totale. Ecco il più grande tormento. Il grande mistero.
There’s a better home awaiting, in the sky, oh, in the sky.
Francesca Borrione
Sezione di riferimento: Eurocinema
Scheda tecnica
Titolo originale: The broken circle breakdown
Regia: Felix van Groeningen
Sceneggiatura: Carl Joos, Felix van Groeningen
Attori: Veerle Baetens, Johan Heldenbergh, Nell Cattrysse, Robbie Cleiren
Durata: 111'
Fotografia: Ruben Impens
Musiche: Bjorn Eriksson
Distribuzione italiana: 8 maggio 2014 (con il titolo Alabama Monroe)