Inizia così, con una grave voce narrante, l’elegante esordio alla regia di Michael R. Raskam. Bullhead, candidato all’Oscar come miglior film straniero nel 2012, è a tratti un denso thriller dal sapore noir ambientato nella campagna belga, e a tratti uno studio sul personaggio. Jacky, superbamente interpretato da Matthias Schoenaerts, che ha recitato al fianco di Marion Cotillard in Rust and Bone vincendo il César come miglior attore emergente, è un agricoltore fiammingo. È sotto pressione per un imminente accordo riguardo al bestiame, ma il recente omicidio di un agente di polizia che stava indagando sulla “mafia degli ormoni” lo rende esitante.
Se in Toro scatenato vi era un equilibrio perfetto tra il pugile De Niro e il mondo della boxe, Bullhead ruota intorno al personaggio principale più che alla vicenda mafiosa. Jacky non è un eroe ma un semi uomo dipendente da steroidi anabolizzanti e completamente nella mani del destino. È ingombrante, bello ma segnato dal dolore, spaventato e fragile allo stesso tempo. Lotta con se stesso per l’amore della sua vita e combatte furiosamente con chi gli sta attorno. Vive in una sfera oscura che si è creata nella sofferenza. Il suo unico legame con il mondo è Diederik, amico di infanzia e ora informatore della polizia, che cerca di nascondere la propria omosessualità. La performance di Matthias Schoenaerts è il vero cuore del film: Jacky non è un animale come l’inizio sembra far credere, è molto di più. I primi piani che il regista ci regala dell’attore belga sono così intensi da entrare sotto la pelle, e le scene di silhouette mentre Jacky si allena nell’ombra di una stanza vuota e sterile hanno qualcosa di metafisico.
La vicenda non si sviluppa in maniera lineare. Si salta tra il presente e un passato lontano ma più vivo che mai. I pochi flashback non sono una fonte di confusione e sono sempre funzionali alla storia. Rivelano, con una carica emotiva impressionante, l’evento che cambierà il nostro modo di guardare Jacky, facendoci entrare in contatto con questo gigante fragile e vulnerabile. La storia criminale non sempre scorre nitidamente, presentando alcuni piccoli squarci nella narrazione, ma il dramma del protagonista è così profondo e palpabile che sembra comunque riempirli.
Raskam è sorprendente: al suo primo lungometraggio guida lo spettatore con un tocco esperto che poco si addice a un esordiente. Il regista belga ha l’abilità di far percepire un senso di minaccia per tutta la durata del film; non sempre mostra la violenza, ma anzi sembra riservarla al momento più drammatico e sconvolgente, quando grazie a un flashback scopriamo l’evento traumatico che ha segnato per sempre la vita di Jacky. Il look grigio e tetro del film, immerso nella nebbia, è arricchito da bellissime foto di paesaggi, presagi di un imminente tempesta che si sta per abbattere.
Bullhead è un lavoro crudo e tormentato, che mette a nudo il dramma del protagonista. È coinvolgente e intelligente, si insinua sotto la pelle con calcolata lentezza ma con una forza che al termine dei titoli di coda lascia esausti. Con il suo volto freddo e al tempo stesso così carico di emozione Jacky lascia un segno duraturo.
In attesa della nuova pellicola, prevista per il 2014, che vede la collaborazione di Raskam con il talentuoso attore belga, la speranza è che film sinceri come questo trovino un pubblico appassionato e affamato di cinema di qualità anche nel nostro paese.
Eva Sampietro
Sezione di riferimento: Eurocinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Rundskop
Anno: 2011
Regia: Michael R. Roskam
Sceneggiatura: Michael R. Roskam
Fotografia: Nicolas Karakatsanis
Musiche:Raf Keunen
Durata: 124'
Interpreti principali:Matthias Schoenaerts, Jeroen Perceval, Jeanne Dandoy, Barbara Serafian.