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UN'ESTATE D'AMORE - L'esausta ballerina

23/12/2013

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Rileggendo i miei antichi diari ho trovato quella pagina che riassume al meglio la lunga parentesi dell’età ingrata, la necessaria e sofferta adolescenza. È una pagina con su scritto “Ti amo, Pino” a caratteri cubitali. Sul retro, in piccolo, un “A morte Pino!” ridimensiona i miei sentimenti nel giro di sole ventiquattro ore. Pino, poi, non deve essere stato un tipo memorabile perché francamente non ricordo chi sia.
Lasciamo da parte questo spettro di poco conto e respiriamo l’atmosfera glaciale e sbiancata di una Stoccolma dai lineamenti arcigni. Gli occhi seguono un plico, una busta consegnata nel caotico microcosmo del teatro, un dono viaggiante indirizzato a Maria. Quest’ultima (Maj – Britt Nilsson) è una ballerina che si affaccia ai quarant’anni col cuore inquieto e gli occhi infelici sotto una nuvola di cerone. Cerca la sua giovinezza allo specchio e trova una bellezza solitaria costretta in punte e busti per anni, destinata presto a sfiorire. Così, sin dalle prime scene, l’apertura di quel pacco appena consegnato diventa il pretesto per allontanarci. Da Stoccolma, dalla notte in arrivo, dallo scalpiccio di ballerine sul palco, sciame di piume danzanti impreziosite da un superbo bianco e nero. Ora il pacco è stato scartato, le pagine frusciano e Maria ha un’espressione raggelata sul viso: quello è il diario di Henrik, il suo perduto amore di gioventù.
La vera avventura in questo film noto col titolo originale di Sommarlek (Estate d’amore) è la partenza della ballerina stanca verso il luogo che ha ravvivato le sue antiche estati. La donna salpa su un battello e approda a quella che ci appare come un’isola tetra e selvaggia, un residuo di terra maltrattata dal mare. Risale come un’ombra incartata di bianco il ripido sentiero verso casa e ritrova le stanze spoglie che il tempo ha abitato per anni. La casa estiva, l’estate d’amore di tredici anni prima, quella che Henrik cerca di fissare sulle pagine del diario e che Maria, indebolita e nervosa, si sforza di recuperare. Così rivive, attraverso lunghissimi flashback pieni di musica e sole, quel suo ostinato e purissimo amore del passato. Noi con lei, incapaci di staccarci dalla poesia di quei momenti, lasciamo che le lancette scorrano all’indietro sino a stupirci. 
Questo amore tenero e inesperto è dilatato sotto l’accurata lente d’ingrandimento del regista, con ogni sua piccola e autentica oscillazione: le schermaglie del corteggiamento, il timore del primo bacio, l’intreccio delle mani, i morsi e le risate, la gelosia più profonda e quelle eterne, altisonanti promesse che rendono infiniti i pomeriggi. Tutt’altro che immobile, il film passa veloce attraverso i battiti di due giovani cuori con abbondanza di primi piani freschissimi sulla bellezza rigogliosa di Maria, civettuola e sempre pronta a scherzare, ammirata da tutti. Henrik è solo un ragazzo sorridente che va a spasso col suo inseparabile cane Bisticcio e aspetta Maria nei luoghi dell’appuntamento: fascio di emozioni, pura elettricità, messo in ginocchio dall’amore che prova e incapace di dominarsi. 
Il tempo è il vero protagonista delle scene, un compatto pezzo di ovattata magia dove ogni concretezza perde rilievo (sparsi e confusi i progetti universitari) per poi avvicinarsi a grandi falcate quando è il cuore a dettare legge (tanto sentito e genuino il proposito di sposarsi). L’estate d’amore svedese fa a pugni con gli anni e le stagioni, è un momento perfetto cristallizzato nella memoria, sembra un agosto destinato a non finire mai e sgombro da pensieri.
Così Ingmar Bergman vuole noi al centro dell’estate di Henrik e Maria, ce la dipinge attorno con tratti decisi, ci fa sentire gente dell’isola, festosa sotto lo stesso sole e scossa dal medesimo vento. Il mare ululante, gli anfratti dove assaggiare la passione e poi, inevitabile, lo scoccare decisivo delle lancette che avevamo ammaestrato: prima della fine dell’estate Henrik trova la morte cadendo da uno scoglio. Qui il diario si richiude e anche il cuore di Maria, destinata a tornare nella piovosa Stoccolma, rinchiudersi nel suo camerino e indossare gli abiti di scena, appesantita da una mole di ricordi. Ricordi che tornano a prenderla e la fanno scendere di prepotenza dalle punte, ricordi che ora le chiedono di tutti gli sforzi il più grande e decisivo. Saprà abbracciare il brivido di una nuova storia, dopo tredici anni da quell’estate d’amore?
A consigliarla è il bel viso di Henrik, ingiustamente dimenticato nell’ansia di divenire ballerina, venuto a ricordare l’irragionevolezza del cuore.
Immagini emozionanti che oscurano la presenza di dialoghi, stupefacenti scene girate a teatro con il volteggiare bianchissimo e vaporoso dei tutù; l’amore è il perno del film, reso estremo dal passaggio degli anni, così perfetto perché così lontano, così dolce perché incompiuto. Il dolcissimo abbraccio della musica classica fa da cornice a questa storia deliziosa e semplice, densa di sofferenza e stupore.
Molto più che un nome scritto in fretta e furia su una pagina.

Maria Silvia Avanzato

Sezione di riferimento: Vintage Collection


Scheda tecnica

Titolo originale: Sommarlek
Anno: 1951
Durata: 96'
Regia: Ingmar Bergman
Soggetto: Ingmar Bergman, Herbert Grevenius
Fotografia: Gunnar Fischer
Musiche:Erik Nordgren, Bengt Wallerström
Attori: Maj-Britt Nilsson, Birger Malmsten, Alf Kjellin, Annalisa Ericson

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