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IL MARE D'ERBA - L'impero bisbigliante

18/8/2014

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Amo la mia terra e non ne faccio mistero: ho un fazzoletto di lavanda che cresce a stento e lo guardo come se fosse una piantagione in Provenza. Passo l’estate a curare queste piccolo podere e mi piace sedermi ad ammirarlo.
Anche Jim Brewton (Spencer Tracy) ha una terra da amare e porta la giovane Lucia, appena diventata sua sposa, a guardare le meraviglie del suo impero. Un mare di erba folta che segue i capricci del vento, in un silenzio magico che ricorda a Brewton una storia antica. “Senti?” chiede alla moglie. La voce dei nativi indiani massacrati per strappare loro la terra, i richiami degli animali e la nenia dei morti. Una visione suggestiva e fredda che turba il sorriso di Lucia.
La sposa (Katharine Hepburn, un turbine di vitalità e passione) ha lasciato la città contro i consigli del padre per diventare la signora Brewton. Un cognome che mette i brividi nella piccola cittadina che l’ha accolta: il vaccaro Brewton è noto per i suoi modi bruschi e per l’ossessivo attaccamento a quel mare d’erba che il governo gli ha affidato. “Voglio che questa terra rimanga come Dio l’ha voluta” sostiene il padrone di quei campi sterminati, mentre i contadini locali muoiono di fame implorando una striscia coltivabile.
Anche la dimora di Brewton è un grande casermone disadorno circondato da chilometri di un nulla inquietante, quartier generale di guardiani di buoi poco ferrati in buone maniere, diretto dal buffo cuoco Jeff, esperto in ranci spartani.
Ma Lucia è arrivata ed è luce, come vuole il suo nome: nel suo abito bianco, sempre stretta al braccio del marito e persa nei foschi occhi di lui, apporta piccoli miglioramenti a quella casa e a quella vita. Una farfallina che smania per avere compagnia e si adatta poco a poco alla dura vita della moglie del vaccaro, senza ripensamenti, con umiltà e speranza.
Cambiare arredamento, cambiare regole, cambiare persino cuore: Lucia diventa mamma della piccola Isabella (da adulta verrà interpretata dalla sempre graziosa Phyllis Thaxter) e attende i ritorni del marito dal mare d’erba. Sono notti di orologi a pendolo e finestre buie, di mandrie che avanzano sul tappeto d’erba sotto la luna e solitudini spesse, gravose.
Se Lucia ama il marito con tutta se stessa, il paese vorrebbe vedere la sua testa su un piatto: i contadini locali recriminano la propria terra e a rappresentarli c’è l’avvocato Brice Chamberlain (Melvyn Douglas) deciso a far trionfare la giustizia e languido, combattuto, emozionato ogni volta che Lucia gli passa accanto, perché la moglie del vaccaro è l’unico vero tesoro che Brewton possa vantare e sono in molti a desiderarla. Il vaccaro è accecato dall’imponenza delle sue terre e Chamberlain ha buone carte da giocare: per Lucia, ben presto, il desiderio di essere amata prevale sulla ragione, e cede all’abbraccio clandestino del peggior nemico del marito.
Una sola notte, dopo una lite con Brewton, una sola notte lontana dal mare d’erba per poi tornare a capo chino dall’amato marito. Una svista breve e confusa, che si conclude con la notizia di un figlio: Lucia, divorata dal rimorso, si prepara a diventare madre una seconda volta e il marito - ignaro di tutto - festeggia l’arrivo di un figlio maschio che crede suo.
Un viaggio doloroso e introspettivo che Elia Kazan condurrà con il pugno di ferro, senza mai allentare le redini. L’amore irragionevole di una donna è in primo piano, assieme al cuore timido che batte sotto la scorza di un rude vaccaro. Il vivido sfondo sociale prende spazio all’interno del loro amore: se Lucia vuole aiutare alcuni amici contadini a ottenere un pezzo di terra, Brewton vorrebbe cacciarli altrove per sempre. La tradizione si respira fortissima in questo dramma tutto America dell’Ottocento e scomodi segreti di paese, senso d’appartenenza alla terra e attaccamento all’idea di un regno spopolato e sacro che diventa soffocante. Brewton è un uomo in piedi al comando di un vasto terreno incantato e intoccabile, gli affetti sono figure sgualcite al suo fianco, i bisbigli del passato sono più forti di ogni parola e lui è l’ottuso cieco che decreterà la rovina di una moglie innamorata.
Centoventitré minuti di sofferto romanticismo, distacchi e ritorni, di parole non dette e di terra. Terra che mormora e comanda, che si impone e maltratta le speranze: Lucia fa l’errore di ingaggiare una guerra personale con quel mare mosso, ogni suo sforzo per soffiare sulle braci dell’amore è vano, la sua colpa diventa una pericolosa chiacchiera di paese e i suoi figli sono prolungamenti del suo patimento. Sciagure e afflizioni in quell’America assetata di sole che segue la lenta andatura delle mandrie e promette ricchezza e benessere ai potenti, sgretolando l’esistenza dei poveri.
Un lavoro incantevole, pregno di sfaccettature drammatiche, sfumature comiche, tenerezze indimenticabili e piccoli colpi di scena struggenti.
Il mio non è certo un mare di lavanda, ma basta chiudere gli occhi per avvertire quei bisbigli misteriosi. Gli stessi che Brewton ha ascoltato troppo a lungo.

Maria Silvia Avanzato

Sezione di riferimento: Vintage Collection


Scheda tecnica

Titolo originale: The Sea of Grass
Anno: 1947
Durata: 123'
Regia: Elia Kazan
Soggetto: Conrad Richter (romanzo)
Sceneggiatura: Marguerite Roberts, Vincent Lawrence
Musiche: Herbert Stothart
Attori: Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Robert Walker, Melvyn Douglas

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LA FALENA D'ARGENTO - Sciagura in volo

18/2/2014

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Aereo. Volare. Decollo. Atterraggio.
Nessuna di queste parole suscita in me simpatia, al contrario. Ho volato due volte in vita mia, la seconda per andare in Germania. La prima, volontariamente lasciata per ultima, per raggiungere Ibiza: avevo diciotto anni, la maturità in tasca e la convinzione di essere immortale. Ogni volta che scendo dall’aereo si può fare la conta dei miei acciacchi, in genere mi perseguitano per giorni rovinandomi in pieno le vacanze. Ma è al cielo che dobbiamo guardare per immaginare lei, Cynthia Darrington, la falena.
Lasciate che ve la presenti.
Immaginiamo una fredda notte londinese e un gruppo di rampolli scapestrati che tentano di passare il tempo. Viene proposta una caccia al tesoro, il cui obiettivo sono due persone: un uomo fedele alla moglie sposato da almeno cinque anni e un donna di più di trent’anni mai stata innamorata. Ricerca impossibile? Al contrario. La giovane Monica (Helene Chandler), frivola e ingenua fanciulla della Londra che conta, ha in mente un uomo fedele e sposato da più di cinque anni. Si tratta del padre di lei, un severo e ineccepibile politico di nome Christopher Strong (Colin Clive). Se Monica si precipita a casa decisa a trascinare suo padre alla festa alle quattro del mattino, il suo innamorato (sposato ma incline alle scappatelle) va a sbattere quasi casualmente contro una bella donna alla guida di un’auto sportiva. Cynthia Darrington, appunto. Famosa aviatrice spericolata troppo impegnata a volare per assecondare i capricci del cuore, e destinata a restare scolpita nella nostra memoria perché interpretata da una vitale e seducente Katharine Hepburn nel fiore degli anni.
In breve i due “rari esemplari” vengono portati alla festa e qui avviene il loro primo, fatale incontro. Per Christopher è l’ultimo giorno da marito fedele e per Chyntia il primo giorno d’amore, quasi per una burla del fato. All’alba saranno sullo stesso aereo, in un volo mattutino e segreto che porterà le loro dita a sfiorarsi e i loro sguardi a rincorrersi in un irresistibile mordi e fuggi.
Abbandonato un preambolo scherzoso il film prende spazio verso una storia di passione dall’intreccio sapientemente calcolato sino all’ultima scena. Gustiamo questa amicizia pericolosa fra l’uomo integerrimo e la bella pilota fiutando il dramma dietro l’angolo. Strong è affidato alla recitazione (in questo caso un po’ debole) di Colin Clive, ma tutta la nostra attenzione è calamitata da Chyntia. Quella Hepburn giovanissima ma già caparbia, tagliata per i ruoli femminili di spicco, a tratti mascolina pur mantenendosi icona d’eleganza. Il film disegna a mano libera attorno a lei, la falena riempie ogni scena scrollando le sue ali d’argento.
Come in un castello di carte, la “solidità incorruttibile” di Strong crolla rovinosamente, mentre la sete di indipendenza tutta femminile di Cynthia cede al richiami del cuore. Un corteggiamento spietato che non teme il passaggio del tempo e riesce a stregare lo spettatore. Sullo sfondo si agitano figure sbiadite come l’ingenua Monica che vede in Cynthia un’amica carissima e la signora Strong (Billie Burke), l’angelo del focolare, incapace di ribellarsi alle angherie del marito. 
Doloroso è il profilo di questa moglie tradita, paziente e sottomessa. Certa di aver perso la devozione dell’uomo che ama, è costretta a sopportare l’importuna presenza della nuova fiamma anche durante una breve vacanza. Una tensione spigolosa che sconquassa poco a poco la famiglia Strong, così orgogliosamente british e rigorosamente controllata fino a un attimo prima. 
Christopher Strong è pazzo di Cynthia e la bella aviatrice perde ogni pudore, amandolo con la sfrontatezza di una giovane amante che non sa dominare il primo e spiazzante sentimento della sua vita. Inutili sono i tentativi di tornare sulla terra perché questo amore ingiusto ha preso quota, proprio come l’aereo che Cynthia si diverte ad ammaestrare dimostrandosi il tipo di donna che nulla ha da invidiare a un uomo. 
È proprio un’altra donna forte a dirigere la scena fotografando la grinta espressiva della Hepburn, ovvero Dorothy Arzner, vera pioniera in gonnella dell’immagine, una delle poche donne regista dell’epoca, sintesi di straordinaria emancipazione e ventata di freschezza negli studi della Paramount. La Arzner decide di firmare con La falena d’argento un film d’amore scandalosamente moderno per il 1933. I personaggi si muovono come nudi al centro di questa storia, dove un amore sensuale e implacabile chiude la bocca ai perbenisti e fa mostra di sé in ogni pericolo, brivido e tentazione. Cristopher è un uomo che si strappa con prepotenza la maschera di marito modello dal viso per mostrare la sua debolezza di uomo, Cynthia è una donna che paga cara la sua impulsività ma lo fa a testa alta e con la consapevolezza di un’eroina, immolandosi per un amore impossibile.
Il volo non è forse pericolo al pari dell’amore?
Lasciamolo però alla falena questo volo, io preferisco tenere i piedi ancorati alla terraferma.

Maria Silvia Avanzato

Sezione di riferimento: Vintage Collection


Scheda tecnica

Titolo originale: Christopher Strong
Anno: 1933
Durata: 78'
Regia: Dorothy Arzner
Soggetto: dal romanzo di Gilbert Frankau
Sceneggiatura: Zoe Akins
Fotografia: Bert Glennon
Montaggio: Arthur Roberts
Attori: Katharine Hepburn, Colin Clive, Billie Burke, Helen Chandler, Ralph Forbes

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