La settantatreesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia è giunta al termine. Si chiudono le porte delle sale cinematografiche che nei giorni scorsi hanno ospitato le visioni del festival, ma anche emozioni, palpiti e in qualche caso delusioni cocenti. Come ogni anno il festival ha regalato tanti sogni; si lascia Venezia, i sospiri restano sospesi in attesa di Venezia 74 e, come recitava Haracourt, partire è un po’ morire.
Tra i regali di Venezia 73 c’è uno splendido leoncino; il ruggito più atteso del festival è volato tra le braccia di colui che al momento rappresenta il cinema in tutta la sua purezza, in tutta la sua essenza, un regista che da anni entusiasma gli occhi del pubblico che vive di cinema, anzi, che sogna di cinema, i cui occhi si lasciano affascinare dalla magia di schermi ipnotici: Lav Diaz, con The Woman Who Left (Ang Babaeng Humayo).
Il regista ha dedicato il premio al popolo filippino, quel popolo cui dà voce nelle sue opere, confezionando poemi visivi incentrati spesso sui rapporti umani, cantando di un’umanità divorata dalla provincia rurale tra storie di miseria, compassione e solitudini, in bianchi e neri eleganti, onirici e suggestivi, con inquadrature fisse in cui il tempo è quasi sospeso. Diaz è il poeta del cinema contemporaneo, basti pensare ad opere come Melancholia, miglior film di finzione in Orizzonti a Venezia 65, Century of Birthing (Siglo ng pagluluwal), del 2011, o al più recente From What Is Before (Mula sa kung ano ang noon), Pardo d’Oro a Locarno nel 2014.
Qualche polemica, inevitabile, è sorta sull’assegnazione degli altri premi, come il Leone d’Argento a Tom Ford, per Nocturnal Animals, che durante la proiezione dedicata alla stampa è stato anche fischiato, dividendo i pareri della critica, fortemente contrastanti tra loro. Tanti dubbi anche per l’ex aequo alla miglior regia, diviso tra Amat Escalante, con il contestato La región salvaje, e Andrei Konchalovsky, autore di Paradise, che ha pure suscitato qualche perplessità. Colpevolmente escluso dal palmarès l'apprezzatissimo Une Vie di Stéphane Brizé.
Sono state molto lodate, dalla critica e dal pubblico, le opere presentate nel corso della trentunesima Settimana Internazionale della Critica, tra cui Drum di Keywan Karimi, Are We Not Cats, di Xander Robin (fuori concorso), Singing in Graveyards, di Bradley, Liew e Last of us, di Ala Eddine Slim, che vince il Premio Mario Serandrei - Hotel Saturnia, per il Miglior contributo tecnico, e soprattutto il Leone del Futuro.
L’ultima edizione nel complesso non ha deluso le aspettative, assegnando un Leone d’Oro mai così ampiamente condiviso e offrendo un’ampia varietà di generi a chi il cinema lo ama sul serio, perché in fondo, come dice Juan Sebastián Mesa, riferendosi ai suoi personaggi di Los Nadie, il film vincitore della trentunesima edizione SIC, siamo tutti sognatori disperati.
Qui di seguito, per avere una visione più dettagliata, il palmarès completo di Venezia 73.
Mariangela Sansone
Sezione di riferimento: Festival Venezia
Leone d’oro: The Woman Who Left, Lav Diaz
Leone d’argento - Gran Premio della Giuria: Nocturnal Animals, Tom Ford
Leone d’argento per la miglior regia: Amat Escalante, La región salvajee e Andrei Konchalovsky, Paradise
Leone del futuro: Liew e Last of us, di Ala Eddine Slim
Premio trentunesima edizione della Settimana Internazionale della Critica il Premio del Pubblico - Circolo del Cinema di Verona: Los Nadie, Juan Sebastián Mesa
Premio Speciale della Giuria: The Bad Batch, Ana Lily Amirpour
Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile: Oscar Martinez, El ciudadano ilustre
Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile: Emma Stone, La La Land
Premio Osella per la miglior sceneggiatura: Noah Oppenheim, Jackie
Premio Marcello Mastroianni: Paula Beer, Frantz
Miglior film - Sezione Orizzonti: Liberami, Federica Di Giacomo
Miglior regia - Sezione Orizzonti: Fien Troch, Home
Miglior sceneggiatura - Sezione Orizzonti: Wang Bing, Ku qian
Miglior interpretazione maschile - Sezione Orizzonti: Nuno Lopes, Sao Jorge
Miglior interpretazione femminile - Sezione Orizzonti: Ruth Díaz, Tarde para la ira
Miglior film restaurato - Venezia Classici: Break-up – L’uomo dei cinque palloni, Marco Ferreri
Tra i regali di Venezia 73 c’è uno splendido leoncino; il ruggito più atteso del festival è volato tra le braccia di colui che al momento rappresenta il cinema in tutta la sua purezza, in tutta la sua essenza, un regista che da anni entusiasma gli occhi del pubblico che vive di cinema, anzi, che sogna di cinema, i cui occhi si lasciano affascinare dalla magia di schermi ipnotici: Lav Diaz, con The Woman Who Left (Ang Babaeng Humayo).
Il regista ha dedicato il premio al popolo filippino, quel popolo cui dà voce nelle sue opere, confezionando poemi visivi incentrati spesso sui rapporti umani, cantando di un’umanità divorata dalla provincia rurale tra storie di miseria, compassione e solitudini, in bianchi e neri eleganti, onirici e suggestivi, con inquadrature fisse in cui il tempo è quasi sospeso. Diaz è il poeta del cinema contemporaneo, basti pensare ad opere come Melancholia, miglior film di finzione in Orizzonti a Venezia 65, Century of Birthing (Siglo ng pagluluwal), del 2011, o al più recente From What Is Before (Mula sa kung ano ang noon), Pardo d’Oro a Locarno nel 2014.
Qualche polemica, inevitabile, è sorta sull’assegnazione degli altri premi, come il Leone d’Argento a Tom Ford, per Nocturnal Animals, che durante la proiezione dedicata alla stampa è stato anche fischiato, dividendo i pareri della critica, fortemente contrastanti tra loro. Tanti dubbi anche per l’ex aequo alla miglior regia, diviso tra Amat Escalante, con il contestato La región salvaje, e Andrei Konchalovsky, autore di Paradise, che ha pure suscitato qualche perplessità. Colpevolmente escluso dal palmarès l'apprezzatissimo Une Vie di Stéphane Brizé.
Sono state molto lodate, dalla critica e dal pubblico, le opere presentate nel corso della trentunesima Settimana Internazionale della Critica, tra cui Drum di Keywan Karimi, Are We Not Cats, di Xander Robin (fuori concorso), Singing in Graveyards, di Bradley, Liew e Last of us, di Ala Eddine Slim, che vince il Premio Mario Serandrei - Hotel Saturnia, per il Miglior contributo tecnico, e soprattutto il Leone del Futuro.
L’ultima edizione nel complesso non ha deluso le aspettative, assegnando un Leone d’Oro mai così ampiamente condiviso e offrendo un’ampia varietà di generi a chi il cinema lo ama sul serio, perché in fondo, come dice Juan Sebastián Mesa, riferendosi ai suoi personaggi di Los Nadie, il film vincitore della trentunesima edizione SIC, siamo tutti sognatori disperati.
Qui di seguito, per avere una visione più dettagliata, il palmarès completo di Venezia 73.
Mariangela Sansone
Sezione di riferimento: Festival Venezia
Leone d’oro: The Woman Who Left, Lav Diaz
Leone d’argento - Gran Premio della Giuria: Nocturnal Animals, Tom Ford
Leone d’argento per la miglior regia: Amat Escalante, La región salvajee e Andrei Konchalovsky, Paradise
Leone del futuro: Liew e Last of us, di Ala Eddine Slim
Premio trentunesima edizione della Settimana Internazionale della Critica il Premio del Pubblico - Circolo del Cinema di Verona: Los Nadie, Juan Sebastián Mesa
Premio Speciale della Giuria: The Bad Batch, Ana Lily Amirpour
Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile: Oscar Martinez, El ciudadano ilustre
Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile: Emma Stone, La La Land
Premio Osella per la miglior sceneggiatura: Noah Oppenheim, Jackie
Premio Marcello Mastroianni: Paula Beer, Frantz
Miglior film - Sezione Orizzonti: Liberami, Federica Di Giacomo
Miglior regia - Sezione Orizzonti: Fien Troch, Home
Miglior sceneggiatura - Sezione Orizzonti: Wang Bing, Ku qian
Miglior interpretazione maschile - Sezione Orizzonti: Nuno Lopes, Sao Jorge
Miglior interpretazione femminile - Sezione Orizzonti: Ruth Díaz, Tarde para la ira
Miglior film restaurato - Venezia Classici: Break-up – L’uomo dei cinque palloni, Marco Ferreri