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VENEZIA 73 - Jackie, di Pablo Larrain

10/9/2016

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​Dal punto di vista produttivo, Jackie rappresenta un’atipicità all’interno della densa attività registica dell’autore: non soltanto costituisce l’approdo di Pablo Larraín a un cast internazionale dalla conseguente distribuzione massiccia (nonostante la collaborazione da produzione indipendente), ma notifica quanto le necessità autoriali si siano qui fuse a un soggetto preesistente (dalla mano di Aronofsky, a comparire tra i produttori del progetto). 
La premessa pare fondamentale, perché se Jackie conferma e rinnova, rigenerando e svecchiando lo sguardo tramite un comparto estetico imponente e abbagliante per estrema potenza visiva, le qualità superbe del regista, contemporaneamente denuncia una sostanziale elementarità di verticalizzazione in sede di scrittura (per la quale egli non risulta accreditato). 
In fondo, questo Jackie, è un film di Larraín perché ogni corpo diegetico è essenzialmente sigillato dalla sua fortissima natura personale, ove si ritrovano marche e predisposizioni formali, dettagli di reiterazione prettamente tecnica (a partire dai 16 mm e il formato europeo 1:66 che riescono a non esser sterile feticcio), ossessioni storiciste, solennità drammatica quasi mozartiana che palesano una qualificazione del tutto estranea al bio-pic da scaffale al quale la sceneggiatura si sarebbe volentieri piegata. Ma Larraín pare regista d’un altro mondo, a dinamizzare uno spartito narrativo estremamente canonico e avulso dalle quote storico-sociali che si rilevano nei lavori precedenti, non certo lavorando per sottrazione stilistica ma enfatizzando ogni membrana a sua disposizione, inondando la figura tragica dell’indimenticata First Lady americana di laconico pathos. 
​
La consapevolezza di non poter intervenire sul mito, la sostanziale impossibilità di spogliare Jackie dalla sua statura cultural-popolare (intaccando, poi, un ambito nazionale che gli è lontano) classificano il racconto in un tentativo educato di raccontare l’indecifrabilità di una figura che ha smesso d’essere donna per farsi modello di una forma inconsueta, allora nuova, di divismo; come stessimo anche noi, imbrigliati alle sue redini, osservando oggi a distanza di più di cinquanta anni immagini di repertorio (non a caso, accuratamente riprodotte, come nel bianco e nero della visita televisiva alla Casa Bianca) che ora angosciano ora paiono nostalgiche. 
Intelligentemente Larraín non pretende una rilettura contenutista di una storia non sua (diverso l’atteggiamento nel precedente Neruda, dove il sarcasmo miscela il paradosso a riverberare, nuovamente, quanta surrealtà e finzione intrinseca devii la storia ufficiale da una sua aderenza ideale), ma rielabora per sommità attimi di sovraesposizione mediatica, coraggiosamente bypassando il rischio di un piatto verismo o di una più vaga cronografia, intrecciando le linee temporali per pervenire a un trattamento che sia primariamente introspettivo ed emozionale, solcando la superficie rigata di lacrime e rovente di sangue del volto, in primo piano, di Natalie Portman. 
È come, ancora, se fosse possibile guardare alla storia nella misura in cui è distorta, e nella coscienza intatta e indispensabile del suo carattere fittizio. Non rimane che orchestrarla, al cinema come pure nella realtà: Larraín mette in scena una versione crudissima e per niente patinata dell’attentato al presidente più amato della storia americana ad oggi, mentre assume a climax discorsivo la marcia funebre di Jacqueline, entrambe stemperate da un montaggio che alterna l’interezza dell’afflizione per l’incidente al ritrarla, ambigua e scissa tra un atteggiamento perentorio e fragile, nell’atto di rilasciare un’intervista postuma. 
​
Kennedy scompare: rimangono, obbligatoriamente, impressioni di luce e forma su un’esistenza stravolta dalla mondanità improvvisa che Jackie mai condanna, proteggendo saldamente lo splendore di quanto vissuto, conscia d’esser stata vittima della storia, inciampando in eventi che solo di striscio potevano incriminarla. Jackie è un prisma sfaccettato rifrangente gli istanti che processano il dolore, nell’assunto che esso possa esser riparato. È irrisolta e mutevole, tridimensionale, nascosta nelle innumerevoli fessure della sua mente, incalcolabile e spaesata tra proiezione di sé e indole genuina, mentre tutto è miscelato e confuso, ad abbozzare quesiti sulla morte e sull’esistenza nella consapevolezza della loro irrecuperabile risoluzione. 
Larraín, come di consueto, sfrutta la malleabilità dei mezzi nella manipolazione fotografica della pellicola, dove la saturazione cromatica appositamente contestualizzata nei ‘60 non vuol essere oggettivismo, bensì fare rappresentazione iperrealista, alterata, più devastante e iconica dell’immaginazione della realtà stessa.
Jackie non è forse il suo film più equilibrato, né la raggiunta totalità su quanto già dato dal 2006 ad oggi, ma la capacità espressiva è tale che il minutaggio, a termine proiezione, pare poco, scivolato troppo in fretta: si desiderano ancora immagini, catene dei suoi sguardi, come fosse un flusso ora tiepido ora convulso incapace di stancare.  

Laura Delle Vedove

Sezioni di riferimento: Festival Venezia, Film al cinema


Scheda tecnica
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Regia: Pablo Larraín
Sceneggiatura: Noah Oppenheim
Attori principali: Natalie Portman, Greta Gerwig, Peter Sarsgaard, Billy Crudup, John Hurt
Fotografia: Stéphane Fontaine
Musiche: Mica Levi
​Anno: 2016
Durata: 95’
Uscita italiana: 23 febbraio 2017

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VENEZIA 73 - Il programma ufficiale

2/8/2016

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È stato presentato in questi giorni, nella consueta cornice romana, durante la conferenza stampa al Westin Excelsior di Via Veneto, il programma ufficiale della settantatreesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia (31 agosto - 10 settembre 2016) sotto la direzione artistica, per il quinto anno consecutivo, di Alberto Barbera. Nel corso del Festival saranno proiettati cinquantacinque film, quasi tutti in prima mondiale, con una netta predominanza di opere prodotte (o coprodotte) negli USA, tra cui spiccano, incuriosendo l’occhio, The Bad Batch, di Ana Lili Amirpour, che torna alla regia dopo il vampiresco godardiano A Girl Walks Home Alone at Night, del 2014, ma anche Nocturnal Animals di Tom Ford, il cui esordio registico, l’elegante e ricco di suggestioni A Single Man, del 2009, aveva entusiasmato pubblico e critica.
Grande attesa al Lido di Venezia per l’ultimo film di Terrence Malick, Voyage of Time, un ambizioso documentario IMAX. Girato dal regista in 30 anni di vita, narrato da Brad Pitt e Cate Blanchett e con la musica di Ennio Morricone, è stato annunciato come un omaggio alla vita, alla nascita e all’universo, e sbirciando tra le immagini del primo teaser, uscito in rete da qualche giorno, sembra promettere pura sublimazione per lo sguardo. 
In arrivo al Lido anche Denis Villeneuve, con il suo ultimo film Arrival e, inserito in extremis, Jackie, di Pablo Larraìn, con Natalie Portman nei panni di Jacqueline Kennedy. 
Il regista Damien Chazelle, premio Oscar con Whiplash, aprirà il Festival con La La Land, un musical con Emma Stone, Ryan Gosling e John Legend. Il suo ultimo film, in anteprima mondiale sulla laguna, come dichiarato dal suo autore, vuole essere un omaggio all’epoca d’oro del musical e riecheggiare le atmosfere classiche hollywoodiane. 
Nella kermesse veneziana non mancheranno i titoli italiani; sono tre i film in concorso che rappresenteranno il nostro paese: Piuma, quarto film di Roan Johnson, Questi Giorni, di Giuseppe Piccioni (Sandra Ceccarelli e Luigi Lo Cascio hanno vinto la Coppa Volpi per il suo precedente Luce dei miei occhi), e Spira Mirabilis, della coppia D’Anolfi e Parenti, che dopo aver mostrato, in anteprima mondiale a Locarno 2015, L’infinita fabbrica del Duomo, presenteranno un film documentario sull’immortalità, una sinfonia che ruota sui quattro elementi della natura, fuoco, aria, acqua e terra. Ben rappresentata anche la Francia, in particolare con i nuovi lavori di François Ozon e Stéphane Brizé, quest'ultimo autore lo scorso anno dello splendido La loi du marché. 
 Il regista filippino Lav Diaz torna a Venezia con The Woman Who Left (Ang Babaeng Humayo), unico film asiatico in concorso; nel cast Charo Santos, per quella che viene annunciata come una storia “di trascendenza e di perdono”. Lav Diaz sarà anche presente, questa volta nelle vesti di attore in compagnia di Pepe Smith, leggenda del rock “pinoy”, e Bernardo Bertolucci, nel film filippino-malesiano Singing in Graveyards, di Bradley Liew, che sta producendo il prossimo lavoro del regista filippino When the Waves are Gone.
​Singing in Graveyards verrà presentato nella parallela Settimana Internazionale della Critica, con una nuova commissione guidata, da questa edizione, da Giona A. Nazzaro. La SIC è dedicata ad autori esordienti, e appare ricca di sguardi internazionali affascinanti e suggestivi, pur conservando grande attenzione per l’Italia, ben rappresentata dalla regista torinese Irene Dionisio, in concorso con il suo Le ultime cose; grande attesa per l’evento speciale, un cortometraggio inedito di Marco Bellocchio, I Pagliacci, realizzato con gli allievi del laboratorio Fare Cinema, di Bobbio. Molto ricca ed appetitosa anche la sezione Orizzonti con la presenza di Wang Bing e il suo Ku Qian, e gli italiani Luca Ferri, con Colombi, e Maurizio Braucci, con Stanza 52.

Qui di seguito, per una panoramica più completa, l’elenco di tutte le opere presenti alla Mostra del Cinema di Venezia 2016.

Mariangela Sansone

Sezione di riferimento: Venezia


CONCORSO
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The Bad Batch – Ana Lily Amirpour
Une vie – Stephane Brize
La La Land – Damien Chazelle
The Light Beetween Oceans – Derek Cianfrance
El Ciudadano illustre – Mariano Cohn, Gastòn Duprat
The Woman Who Left – Lav Diaz
Spira Mirabilis – Massimo D’Anolfi e Martina Parenti
La region salvaje – Amat Escalante
Nocturnal Animals – Tom Ford
Piuma – Roan Johnson
Brimstone – Martin Koolhoven
Rai – Andrei Konchalovsky
On the Milky Road – Emir Kusturica
Jackie – Pablo Larrain
Voyage of Time – Terrence Malick
El Cristo ciego – Christopher Murray
Frantz – François Ozon
Questi giorni – Giuseppe Piccioni
Arrival – Denis Villeneuve
Les beaux jours d’Aranjunez – Wim Wenders


FUORI CONCORSO

American Anarchist – Charlie Siskel
Safari – Ulrich Seidl
Monte – Amir Naderi
The age of Shadows – Kim Jee woon
Gantz:O – Kawamura Yasushi
A jamais – Benoît Jacquot
The Journey – Nick Hamm
Planetarium – Rebecca Zlotowski
Hacksaw Ridge – Mel Gibson
The Magnificent Seven – Antoine Fuqua
The Bleeder – Philippe Falardeau
The Young Pope – Paolo Sorrentin (evento speciale)
Tommaso – Kim Rossi Stuart
Austerlitz – Sergei Loznitsa
Assalto al cielo – Francesco Munzi
Our War – Bruno Chiaravallotti; Claudio Jampaglia; Benedetta Argentieri
I Called Him Morgan – Kasper Collin
One More Time With Feeling – Andrew Dominik

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ORIZZONTI
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Le reste est l’oeuvre de l’homme – Doria Achour
Tarde Para La Ira – Raùl Arèvalo
Dadyaa – Bibhusan Basnet
Stanza 52 – Maurizio Braucci
King of the belgians – Peter Brosens; Jessica Woodworth
Laavor et Hakim – Rama Burshtein
Molly Bloom – Chiara Caselli
Liberami – Federica Di Giacomo
Samedi Cinema – Mamadou Dia
Koca Dùnya – Reha Erdem
Colombi – Luca Ferri
On the origin of Fear – Bayu Prihantoro Filemon
Good News – Giovanni Fumu
Ruah – Flurin Giger
Ce qui nous Éloigne – Wei Hu 
Gukoroku – Kei Ishikawa
Srecno, Orlo! – Sara Kern
Maudite Poutine – Karl Lemieux 
Amalimbo – Juan Pablo Libossart
Midwinter – Jake Mahaffy 
La Voz Perdida – Marcelo Martinessi
Sào Jorge – Marco Martins
Dawson City: Frozen Time – Bill Morrison
Rèparer les vivants – Katell Quillèvèrè
White Sun – Deepak Rauniyar
Malaria – Parviz Shahbazi
500,000 Pee – Chai Siris
Kèkszakàllù – Gastòn Solnicki
Dark Night – Tim Sutton
Prima Noapte – Andrei Tanase
Home – Fien Troch
Die Einsiedler – Ronny Trocker
Il più grande sogno – Michele Vannucci
Boys in the trees – Nicholas Verso
Ku Qian – Wang Bing


CINEMA NEL GIARDINO

Inseparables – Marcos Carnevale
Franca: Chaos and Creation – Francesco Carrozzini
In dubious battle – James Franco
Geumul – Kim Ki-Duk
L’estate addosso – Gabriele Muccino
The Secret Life of Pets – Chris Renaud; Yarrow Cheney
Robinù – Michele Santoro
My art – Laurie Simmons

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SIC (Settimana Internazionale della Critica)

Film in concorso
Akher Wahed Fina / The Last of Us di Ala Eddine Slim (Tunisia, Qatar, UAE, Libano)
Jours de France / Four days in France di Jérôme Reybaud (Francia)
Los nadie / The Nobodies di Juan Sebastián Mesa (Colombia)
Prank di Vincent Biron (Canada)
Singing in Graveyards di Bradley Liew (Malesia, Filippine)
Tabl di Keywan Karimi (Francia, Iran)
Le ultime cose di Irene Dionisio (Italia, Svizzera, Francia)
Film di apertura – Evento speciale fuori concorso
Prevenge di Alice Lowe (Regno Unito)
Film di chiusura – Evento speciale fuori concorso 
Are We Not Cats di Xander Robin (USA)

Cortometraggi italiani

Alice di Chiara Leonardi 
Atlante 1783 di Maria Giovanna Cicciari
Colazione sull’erba di Edoardo Ferraro
Dodici pagine di Riccardo Caruso, Roberto Tenace, Luigi Lombardi, Elisabetta Falanga
Era ieri di Valentina Pedicini
Notturno di Fatima Bianchi 
Vanilla di Rossella Inglese 

Evento speciale – Cortometraggio d’apertura

Pagliacci di Marco Bellocchio

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    ​VENEZIA 73

    ​

    Categorie

    Tutti
    Amir Naderi
    Amy Adams
    Arrival
    Cate Blanchett
    Damien Chazelle
    Denis Villeneuve
    Emma Stone
    Jackie
    Jean-pierre Darroussin
    Jeremy Renner
    Juan Sebastian Mesa
    La La Land
    Lav Diaz
    Los Nadie
    Marco Bellocchio
    Natalie Portman
    Pablo Larrain
    Palmarès Venezia 73
    Programma Ufficiale
    Raul Arevalo
    Ryan Gosling
    Spira Mirabilis
    Stéphane Brizé
    Tarde Para La Ira
    Terrence Malick
    The Woman Who Left
    Une Vie
    Yolande Moreau

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