Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
(Pablo Neruda)
Tu llegaste justo cuando menos lo esperaba y te fuiste sin decirme ni siquisiera adios me di cuenta que sin ti no podia ser yo nadie si me faltas tu mi amor para que vivir, que te pasa corazon que cosas tiene el amor. (Leo Dan)
Si cerca di mantenersi vivi, di rincorrere il pur minimo barlume di vita, nonostante non sia poi così facile. Si muore lentamente tra le strade strette di Medellín. Si lotta per sopravvivere, con i pugni chiusi e il cuore gonfio, con la vitalità dell’adolescenza, con l’energia e il dolore di chi vuole cambiare il proprio destino, percorrere strade diverse da quelle già percorse da chi si ritrova sconfitto e disperato, come i ragazzi di Los Nadie.
Il film, diretto dal giovane regista colombiano Juan Sebastián Mesa, ha vinto alla trentunesima edizione della Settimana Internazionale della Critica il Premio del Pubblico - Circolo del Cinema di Verona, nel corso della Mostra del Cinema di Venezia 2016. Dopo diciassette anni dalla vittoria di Mondo Grùa, dell’argentino Pablo Trapero, l’America Latina torna a conquistare il premio SIC.
La doom generation di Medellín confonde i fuochi d’artificio con gli spari di pistola; in quella città così ostile è più facile imbattersi nei colpi d’arma da fuoco che in una festa, e le esplosioni che risuonano in lontananza ricordano costantemente che la minaccia della guerriglia urbana non è mai troppo distante. I cinque ragazzi, alle prese con giochi da strada, musica, fumetti, graffiti, sono alla ricerca di un sé unico, forte e rivoltoso, che segni il margine tra l’adolescenza e l’età adulta e indichi loro la strada giusta per abbandonare un luogo in cui è facile smarrirsi per inseguire un sogno, che li conduca lontano da quella città.
Lo sguardo di Mesa opta per un bianco e nero nebbioso, a tratti lattiginoso, che rende i contorni di quei luoghi sfocati e distanti, per prenderne le distanze, per regalare una sfumatura onirica a quella realtà così difficile e dalla quale quella gioventù vorrebbe tenersi alla larga. Tracciando i contorni metropolitani con un montaggio veloce e frenetico, affidandosi a uno stile quasi documentaristico, il regista porta in scena lo spaccato di uno spazio urbano dai contorni netti e definiti, ma la sua mdp rimane sempre vicina al corpo dei soggetti tratteggiati, mostrando un’affinità di sentimenti che li accomuna, una similarità in cui Mesa si rispecchia raccontandosi.
Ana, Pipa, Manu, Mechas e Camilo sognano di partire, lasciarsi tutto alle spalle, scivolare via da quella realtà inospitale; spronati dalla guerrillera Acción Directa e cullati dal romanticismo di Leo Dan e della sua Tu llegastes cuando menos te esperaba, i cuori tumultuosi di questa gioventù ribelle sussultano per amore e disperazione tra le lacrime, i piercing e la necessità di essere diversi. I tatuaggi, i peluche, gli orsacchiotti di pezza e i poster dei luoghi dove si vorrebbe fuggire, sono tutti simboli di un’età sospesa tra la fanciullezza e l’età adulta, di una tensione tra una solida volontà di cambiamento e i sussulti dell’adolescenza. I cinque si destreggiano tra gli affanni di quella che è forse la stagione più ardua della vita, il momento di transizione in cui non si sa bene “cosa” si è e si vive sospesi tra ambizioni e paure. Los nadie, letteralmente “I nessuno”, sconosciuti a se stessi e alla società, privi ancora di un’identità che con dolore si cerca di acquisire attraverso le passioni, assecondando la propria indole e la propria personalità.
In una quotidianità nervosa, bruciata tra alcool, hashish e marjuana, inveendo contro il cielo e tormentati dagli inevitabili scontri generazionali, questi “sognatori disincantati”, come li definisce Mesa, raccolgono il fardello ingombrante di una disperata adolescenza e cercano di sfuggire alla violenza del loro tempo e del loro spazio metropolitano, in cerca di riscatto, in cerca del proprio sé, perché “lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno”. (Pablo Neruda)
Mariangela Sansone
Sezione di riferimento: Festival Venezia
Scheda tecnica
Titolo originale: Los nadie
Regia: Juan Sebastián Mesa
Sceneggiatura: Juan Sebastián Mesa
Fotografia: David Correa Franco
Montaggio: Isabel Otálvaro
Musiche: O.D.I.O.
Interpreti: Maria Angélica Puerta, Maria Camila Castrillón, Diego Perez Ceferino, Esteban Alcaráz, Felipe Alzate
Anno: 2016
Durata: 84'
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
(Pablo Neruda)
Tu llegaste justo cuando menos lo esperaba y te fuiste sin decirme ni siquisiera adios me di cuenta que sin ti no podia ser yo nadie si me faltas tu mi amor para que vivir, que te pasa corazon que cosas tiene el amor. (Leo Dan)
Si cerca di mantenersi vivi, di rincorrere il pur minimo barlume di vita, nonostante non sia poi così facile. Si muore lentamente tra le strade strette di Medellín. Si lotta per sopravvivere, con i pugni chiusi e il cuore gonfio, con la vitalità dell’adolescenza, con l’energia e il dolore di chi vuole cambiare il proprio destino, percorrere strade diverse da quelle già percorse da chi si ritrova sconfitto e disperato, come i ragazzi di Los Nadie.
Il film, diretto dal giovane regista colombiano Juan Sebastián Mesa, ha vinto alla trentunesima edizione della Settimana Internazionale della Critica il Premio del Pubblico - Circolo del Cinema di Verona, nel corso della Mostra del Cinema di Venezia 2016. Dopo diciassette anni dalla vittoria di Mondo Grùa, dell’argentino Pablo Trapero, l’America Latina torna a conquistare il premio SIC.
La doom generation di Medellín confonde i fuochi d’artificio con gli spari di pistola; in quella città così ostile è più facile imbattersi nei colpi d’arma da fuoco che in una festa, e le esplosioni che risuonano in lontananza ricordano costantemente che la minaccia della guerriglia urbana non è mai troppo distante. I cinque ragazzi, alle prese con giochi da strada, musica, fumetti, graffiti, sono alla ricerca di un sé unico, forte e rivoltoso, che segni il margine tra l’adolescenza e l’età adulta e indichi loro la strada giusta per abbandonare un luogo in cui è facile smarrirsi per inseguire un sogno, che li conduca lontano da quella città.
Lo sguardo di Mesa opta per un bianco e nero nebbioso, a tratti lattiginoso, che rende i contorni di quei luoghi sfocati e distanti, per prenderne le distanze, per regalare una sfumatura onirica a quella realtà così difficile e dalla quale quella gioventù vorrebbe tenersi alla larga. Tracciando i contorni metropolitani con un montaggio veloce e frenetico, affidandosi a uno stile quasi documentaristico, il regista porta in scena lo spaccato di uno spazio urbano dai contorni netti e definiti, ma la sua mdp rimane sempre vicina al corpo dei soggetti tratteggiati, mostrando un’affinità di sentimenti che li accomuna, una similarità in cui Mesa si rispecchia raccontandosi.
Ana, Pipa, Manu, Mechas e Camilo sognano di partire, lasciarsi tutto alle spalle, scivolare via da quella realtà inospitale; spronati dalla guerrillera Acción Directa e cullati dal romanticismo di Leo Dan e della sua Tu llegastes cuando menos te esperaba, i cuori tumultuosi di questa gioventù ribelle sussultano per amore e disperazione tra le lacrime, i piercing e la necessità di essere diversi. I tatuaggi, i peluche, gli orsacchiotti di pezza e i poster dei luoghi dove si vorrebbe fuggire, sono tutti simboli di un’età sospesa tra la fanciullezza e l’età adulta, di una tensione tra una solida volontà di cambiamento e i sussulti dell’adolescenza. I cinque si destreggiano tra gli affanni di quella che è forse la stagione più ardua della vita, il momento di transizione in cui non si sa bene “cosa” si è e si vive sospesi tra ambizioni e paure. Los nadie, letteralmente “I nessuno”, sconosciuti a se stessi e alla società, privi ancora di un’identità che con dolore si cerca di acquisire attraverso le passioni, assecondando la propria indole e la propria personalità.
In una quotidianità nervosa, bruciata tra alcool, hashish e marjuana, inveendo contro il cielo e tormentati dagli inevitabili scontri generazionali, questi “sognatori disincantati”, come li definisce Mesa, raccolgono il fardello ingombrante di una disperata adolescenza e cercano di sfuggire alla violenza del loro tempo e del loro spazio metropolitano, in cerca di riscatto, in cerca del proprio sé, perché “lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno”. (Pablo Neruda)
Mariangela Sansone
Sezione di riferimento: Festival Venezia
Scheda tecnica
Titolo originale: Los nadie
Regia: Juan Sebastián Mesa
Sceneggiatura: Juan Sebastián Mesa
Fotografia: David Correa Franco
Montaggio: Isabel Otálvaro
Musiche: O.D.I.O.
Interpreti: Maria Angélica Puerta, Maria Camila Castrillón, Diego Perez Ceferino, Esteban Alcaráz, Felipe Alzate
Anno: 2016
Durata: 84'