Questa, in termini molto generici, la trama di Evolution, una delle più liete sorprese di Torino 33. Diretto da Lucile Hadžihalilović, nata in Marocco ma residente in Francia da molti anni, compagna e collaboratrice di Gaspar Noé e già autrice nel 2004 dell'apprezzatissimo Innocence, il film vede la luce dopo una lunga gestazione, dovuta alla difficoltà di trovare i finanziamenti necessari per la realizzazione. Una fatica a cui è facile credere, data l'estrema complessità narrativa dell'opera e i suoi tanti significati nascosti.
Amniotico, ansiogeno, androgino, il lavoro della Hadžihalilović cala sin dal primo istante la vicenda in una dimensione parallela in cui la realtà incubale del racconto devia verso contorni sfumati, incerti, guardinghi, ardui da decriptare eppure estremamente affascinanti e coinvolgenti.
Il mondo di Evolution stritola e annulla i confini tra sesso maschile e femminile, ribaltando l'ancestrale ruolo riproduttivo della donna a (s)vantaggio di bambini ingravidati artificialmente allo scopo di estrarre dai loro corpi piccoli feti che più avanti nel tempo sostituiranno poi le donne proseguendo lo sviluppo della nuova razza. O almeno, questa è solo una delle possibili interpretazioni di una pellicola che glorifica se stessa nel non-detto, instillando una mole di dubbi nella testa dello spettatore ma trovando insieme il modo di ipnotizzarlo, in virtù di una messinscena melliflua e capace di cavalcare onde di terrore senza peraltro mai perdere di vista la brillantezza compositiva. Non a caso, in conferenza stampa, l'autrice ha dichiarato di essere cresciuta nutrendo un sostanzioso amore per quel cinema horror in grado di coniugare ferite emotive ed eleganza estetica; una passione trasposta in scena con risultati ottimali.
Senza compromessi, con coraggio e determinazione, la Hadžihalilović mette sul piatto una ricetta eterea e opprimente, dicotomia che si espande attraverso icastiche inquadrature ad ampio raggio, poetiche scene subacquee e inserti di notevole impatto visivo (la Tv che trasmette la registrazione di un parto cesareo ripreso nei minimi dettagli, la cronenberghiana asportazione dei feti, lo yuzniano baccanale orgiastico compiuto dalle madri a contatto con la Madre Terra). Lo spettatore si trova racchiuso in una bolla conturbante che lascia defluire mutevoli sensazioni dai volti angosciati dei bambini/vittime, dai disegni con cui Nicolas immagina cose comuni (giraffe, automobili) che in realtà mai ha potuto vedere, ma anche dai tratti elfici delle (presunte) mamme e dagli sguardi asettici delle infermiere, tra le quali spicca il viso di Roxane Duran, giovane promessa del cinema francese già vista in 17 filles, Respire di Mélanie Laurent e La famille Bélier. Tutto intorno l'oceano, strumento di vita e infinita rinascita, nonché immenso guardiano di raccapriccianti sperimentazioni compiute in nome di uno scopo che a conti fatti non abbiamo il potere di conoscere fino in fondo.
Fluido, languido, disturbante nella semi-immobilità che lo avviluppa, Evolution porta con sé un messaggio di morte e resurrezione, fusione e riqualificazione, sino ad abbracciare un epilogo, coerentemente aperto a livello interpretativo, in cui il piccolo Nicolas e l'infermiera Stella si lasciano almeno un'ultima scelta: completare la mutazione e accoccolarsi una volta per sempre giù, nel morbido grembo marino, o invece risalire su, verso il sole e il futuro che verrà. Qualunque esso sia.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Torino 33
Scheda tecnica
Regia: Lucile Hadžihalilović
Sceneggiatura: Lucile Hadžihalilović, Alanté Kavaïté, Geoff Cox
Anno: 2015
Fotografia: Manu Dacosse
Montaggio: Nassim Gordji-Tehrani
Scenografia: Laia Colet
Attori: Max Brebant, Roxane Duran, Julie-Marie Parmentier
Durata: 81'
LUCILE HADZIHAILOVIC, TORINO, 24/11/2015