I giorni passano, il caldo aumenta sempre più, di pioggia neanche l'ombra. L'acqua per irrigare i campi inizia gravemente a scarseggiare. Si decide di acquistare una pompa utile per estrarre acqua dal fiume e utilizzarla per evitare che la siccità distrugga i raccolti. Dopo qualche giorno la pompa sparisce. Nessuno ha le prove, ma tutti pensano che il colpevole del furto sia Josef. Il capro espiatorio più facile e immediato. La tensione sale, infine esplode. Josef viene assassinato. La polizia indaga, gli abitanti mostrano tristezza e dolore. Ma in realtà, sottotraccia, non sono poi così dispiaciuti. Anzi.
Terzo lungometraggio di Raphael Jacoulot, dopo Barrage (2006) e Avant l'aube (2011), Coup de chaud si è imposto come uno dei migliori titoli visti in concorso a Torino 33, tanto da aggiudicarsi due riconoscimenti non di poco conto: il premio del pubblico e quello di miglior attore, vinto dal giovane e sorprendente Karim Leklou, per il quale si può senz'altro prospettare (e auspicare) anche una nomination ai prossimi César.
Tratto da una storia vera, il film accoglie su di sé molti elementi che caratterizzano e glorificano tanto cinema francese contemporaneo: la parziale semplicità della trama al servizio di una messinscena di alta precisione; la capacità di scavare in profondità all'interno del narrato; l'ambientazione in un microcosmo contenuto per spazi e personaggi, entro il quale si indagano le molteplici sfumature logistiche e caratteriali responsabili dei comportamenti umani.
Il regista, sin dagli albori della trama, mette subito in mostra un'idea di base interessante, ovvero l'analisi della difficoltosa convivenza tra i cosiddetti “normali” e i presunti “diversi”. I comportamenti bizzarri di Josef, che gira per le vie del paese su un'automobile a tre ruote ascoltando musica techno a tutto volume, cozzano totalmente con le abitudini consolidate di chi vive a contatto con la natura e ogni giorno si sporca le mani lavorando nei campi; allo stesso modo l'imprevedibilità del ragazzo, la sua umoralità, i suoi scatti istintuali, mal si sposano con i ritmi degli altri abitanti del villaggio, chiusi in una quotidianità forse banale e noiosa ma almeno sicura e tutto sommato serena.
La situazione, già in precario equilibrio, si sfalda quando il caldo insopportabile scioglie il raziocinio, annebbia i pensieri e obnubila la pazienza, insinuando nel villaggio un pericoloso germe volto a trovare tutti i costi un colpevole a cui affibbiare ogni evento spiacevole. L'attacco frontale a Josef diviene così uno sfogo, una boccata d'aria con cui combattere l'afa, un tagliente rasoio con cui provare a spezzare l'egemonia del tempo inclemente; la sua successiva morte si trasforma invece, addirittura, in un sollievo.
Chabroliano nell'anima, Coup de chaud è un “noir in pieno sole”, per citare e parafrasare il classico diretto da René Clément nel 1960; un lavoro arguto e preciso, schematico nelle sue coordinate basilari ma efficace nel disegnare i temi portanti di un terreno minato dove mettendo il piede nel punto sbagliato si rischia di saltare per aria. Jacoulot si fa accompagnare da un grande cast, dove accanto a Leklou si impongono il sempre meraviglioso Jean-Pierre Darroussin, il bravissimo Grégory Gadebois (Les Revenants) e una scatenata e carismatica Carole Franck, oltre ai quali si nota con affetto la presenza della ozpetekiana Serra Yilmaz. Attori di primo livello, bravi a sintonizzare la propria esperienza per dare volto e cuore a una realtà che sfida la luce opprimente della calura per trovare malsana consolazione nell'abbraccio del buio.
Quasi perfetto nella sua globalità, Coup de chaud si slabbra soltanto nella parte finale, quando decide di svelare a tutti i costi l'enigma riguardante l'assassinio di Josef; un epilogo più incerto e sfumato sarebbe stato preferibile. Restano comunque, senza dubbio, i meriti di un'opera che abbina sostanza e qualità, tessendo la tela di una società ipocrita e malata nella quale la solitudine impera e la perfidia si nasconde ovunque, scaltra e affamata, pronta a saltar fuori all'improvviso per catturare la malcapitata vittima di turno.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Torino 33
Scheda tecnica
Regia: Raphaël Jacoulot
Sceneggiatura: Lise Machebœuf, Raphaël Jacoulot
Fotografia: Benoît Chamaillard
Montaggio: François Quiqueré
Costumi: Elisabeth Tavernier
Musica: André Dziezuk
Attori: Karim Leklou, Jean-Pierre Darroussin, Grégory Gadebois, Carole Franck, Isabelle Sadoyan, Serra Yilmaz
Anno: 2015
Durata: 102'
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