Il terapeuta suggerisce un ultimo tentativo: cosa c’è di meglio di qualche giorno in campagna per ritrovare se stessi, isolarsi dallo stress inesauribile della vita moderna, riprendere contatti con l’altro e cercare di offrirsi un’ultima occasione per stare davvero insieme? Ethan e Sophie acconsentono, ma il tranquillo week-end si tinge inaspettatamente di giallo quando strani eventi iniziano a verificarsi. Presenze? Gioco di specchi? Storture della vita? Del sogno? Incastrati in una dimensione per metà psicanalitica per metà onirica, Ethan e Sophie scopriranno che è tremendamente difficile uscire dalla gabbia nella quale si sono rinchiusi.
Una casa di bambola contemporanea fa da sfondo alla curiosa vicenda dei due protagonisti, alle prese con il proprio alter ego, con la manifestazione dei propri desideri, e coinvolti nella scoperta del proprio doppio, di un altro da sé che sembra - letteralmente - vivere una vita tutta sua. Perfino migliore.
È difficile parlare di quest'opera originalissima di Charlie McDowell senza rivelare dettagli significativi e rivelatori della trama. Basti dire che nulla è come sembra ma che le risposte sono sempre davanti agli occhi dei personaggi, appannati dai propri pregiudizi e dalle false verità, costruzioni mentali dalle quali bisogna liberarsi per sopravvivere.
The One I Love è un piccolo, adorabile giallo romantico tutto giocato attorno al dialogo e all’esplorazione interiore di due personaggi. L’impianto teatrale, l’ambiente chiuso e la suggestione onirica favoriscono le performance dei due attori (anche autori delle proprie battute) ma soprattutto forniscono spazio e tempo utili per una profonda, intima discussione sull’esistenza di coppia, sull’essere insieme e sull’amore dopo il matrimonio. Il film propone un ritratto originale (per descrizione) e realistico (per argomenti) dei piccoli grandi dubbi che attanagliano ogni coppia in crisi d’identità. Cosa siamo, seppure siamo qualcosa insieme? E come possiamo tornare ad amarci, a desiderarci, a provare rispetto per l’altro? Cosa eravamo una volta, e cosa siamo diventati ora?
Forse Ethan e Sophie sono solo un ritratto da camera, come abilmente insinua il poster promozionale americano. Forse sono anime verso la deriva. Forse sono verso la riva. Forse.
Queste tematiche, trattate entro 90 minuti di puro piacere cinematografico, già di per sé sarebbero sufficienti per promuovere The One I Love come uno dei migliori film indipendenti prodotti nel 2014. La felice intuizione produttiva di Mark Duplass ha permesso al giovane McDowell di realizzare un’opera libera, intrigante e curiosa, ricca di intenzioni e di partecipazione. Un momento di alta creatività.
Tuttavia, per apprezzare nella sua complessità un’opera come questa, è bene conoscere un poco il mumblecore, corrente ormai radicata nel cinema indipendente americano contemporaneo. Si tratta di un movimento che nasce e si sviluppa attorno al lavoro di alcuni registi e sceneggiatori (Andrew Bujalski, Lynn Shelton, i fratelli Mark e Jay Duplass, Joe Swanberg), che hanno dato vita a un’onda creativa ancora influente e, anzi, sempre più popolare. Il film mumblecore ha una sua precisa struttura basata su personaggi, situazioni, tematiche, e consiste, per riassumere, in un continuo flusso di pensieri e parole portate sullo schermo dagli attori.
“Mumble”, basta il termine. Dialoghi spesso improvvisati su un canovaccio dagli stessi interpreti. Il nucleo è tutto qui. Personaggi molto definiti, giovani tra i venti e i trent’anni nel mezzo della crisi della generazione ‘y’, in un’America indifferente e distaccata, nella quale perdersi è l’abitudine. Ventenni sospesi nella fase del divenire adulti, immersi in relazioni complicate e alle prese con l’elaborazione dei sentimenti d’amore, mentre sullo sfondo la società corre a un ritmo inarrestabile e il senso di estraneità cresce, ponendo altri interrogativi.
Con The One I Love il mumblecore ridiscute i propri archetipi. I giovani incerti sul futuro sono diventati uomini, hanno scelto di sposarsi, si sono inquadrati in una rete sociale accettabile e rassicurante, conoscono il partner a memoria, non si aspettano nulla e nulla chiedono all’altro. Allora perché questa tristezza? Perché l’insoddisfazione? I ventenni di The Puffy Chair sono diventati uomini e donne nella società della crisi valoriale, emotiva, culturale prima che economica. E Mark Duplass, catalizzatore cioè rappresentante simbolico dell’intera corrente, finisce con il rappresentare questo significativo passaggio. Siamo ormai nel tempo della maturità, e siamo sempre in cerca: non è più la felicità mai raggiunta, però, che i personaggi vanno cercando, ma la felicità perduta.
Giocando e divertendosi a manipolare le emozioni e le debolezze umane, The One I Love fotografa la generazione mumblecore al giro di boa e ci invita tutti, autori e spettatori, a non idealizzare il cinema, così come la persona che amiamo, ma a essere un po’ più pragmatici, un po’ sognatori e un po’ eroi nerd del nostro folle mondo interiore.
Francesca Borrione
Sezione di riferimento: America Oggi
Scheda tecnica
Regista: Charlie McDowell
Sceneggiatura: Justin Lader
Interpreti: Mark Duplass, Elisabeth Moss
Fotografia: Doug Emmett
Musiche: Danny Bensi, Saunder Jurriaans
Anno: 2014
Durata: 90'