Mud (Matthew McConaughey), questo il suo nome, personaggio enigmatico ma affascinante, inizia a raccontare la sua storia: ha ucciso un uomo in Texas e adesso è inseguito da un gruppo di cacciatori di taglie che lo vogliono morto. Ellis e Neckbone decidono di correre in suo aiuto, favorendo i suoi piani di fuga e di ricongiungimento con l’amore della sua vita.
Dopo l’ottimo debutto avvenuto con Shotgun Stories e l’affermazione autoriale di Take Shelter, vincitore del Gran Premio nella Settimana Internazionale della Critica alla 64ª edizione del Festival di Cannes, Jeff Nichols realizza nel 2012 il suo film più ambizioso, potendo contare su un ampio budget. La scelta di situare l’universo diegetico di Mud in Arkansas, luogo di nascita del regista, permette di affrontare quella realtà polverosa e malinconica tipica degli Stati Uniti del sud, in cui i personaggi vestono una durezza profonda che va al di là della semplice posa. Essi rappresentano dei valori immutabili che la modernità può difficilmente manipolare.
Nichols mostra in questo, bellissimo, ultimo lavoro tutta la sua capacità di raccontare storie e, per farlo, ricorre ad un patrimonio di immagini vastissimo, un’iconografia che da sola pone lo spettatore al centro di un universo. Il fiume Mississippi, le piccole abitazioni galleggianti, ragazzini che cercano impazientemente di farsi accettare dal mondo adulto e cacciatori di taglie con le loro pistole sono il lessico con cui creare un film che appartiene alla Hollywood più classica.
Questa qualità di Mud, questa sua essenza classica, si staglia in maniera perfettamente equilibrata tra narrazione e messa in scena: se la prima pone lo spettatore al centro del racconto evitando qualsiasi artificio tecnico e stilistico, la seconda è lo strumento che il regista statunitense adopera – alla pari dei grandi cineasti hollywoodiani del passato – per comunicare tutto il suo amore per le grandi storie e la sua terra (o, ad un livello più patriotico, la grande storia del suo Paese). Nichols realizza così un lavoro in cui lo Stato dell’Arkansas è luogo reale e immaginario al tempo stesso, un sistema segnico che si fa luogo ideale per affrontare temi universali quali avventura, vendetta e sentimenti umani.
L’opera di questo notevole regista – nel quale non ci si può esimere dal riporre più di una speranza – è, come egli stesso ammette, «un film in cui Ellis e Neckbone cercano disperatamente un esempio d’amore che sia puro»; difatti, entrambi sono testimoni di esperienze sentimentali fallimentari, e vedono in Mud l’unica incontrastata possibilità di conoscere un «esempio d’amore che non sia corrotto». Ma quest’ultimo, per ammissione di colui che l’ha cresciuto come un padre, è anche un bugiardo nato, una di quelle persone che tendono a colmare il vuoto della vita con elementi fittizi. Proprio queste creazioni mendaci rendono l’universo di Mud così affascinante agli occhi dei due ragazzini e, con loro, a quelli dello spettatore.
Jeff Nichols ci offre, in conclusione, un film in grado di riflettere sul racconto e sulla possibilità di narrare, sull’amore e sul desiderio d’amare. Da questi atti, da queste relazioni inestinguibili, Mud trae quindi tutta la sua energia evocativa.
Emanuel Carlo Micali
Sezione di riferimento: America Oggi, Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Mud
Anno: 2012
Regia: Jeff Nichols
Sceneggiatura: Jeff Nichols
Fotografia: Adam Stone
Musiche: David Wingo
Durata: 130’
Uscita italiana: 28 agosto 2014
Attori principali: Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Michael Shannon