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SPARROWS DANCE - La girandola della solitudine

24/9/2013

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Immagina di essere chiusa. Anzi, rinchiusa. L’unico abitante di un appartamento con vista su New York, se mai della Grande Mela se ne intraveda un pezzetto. Immagina una giornata di tempistica e abitudini confezionate per vita single, alienante e claustrofobica. Il solo dialogo è con la musica in radio, il resto è un monologo con la casa vuota. Il resto non esiste, se la tua mente ha costruito un muro invalicabile per impedirti di uscire. Se la parola agorafobia serve solo ai medici per descrivere un disagio, non la tua vita.
Questa è l’esistenza della donna nell’appartamento (Marin Ireland), una ragazza qualunque ma talmente proprietaria del proprio universo - e quindi del film, che si confina nello spazio della casa - da non avere bisogno di essere chiamata per nome. 
Poi, nella quotidianità di gesti ripetuti e indifferenti, un tubo rotto diventa lo straordinario evento che permetterà all’idraulico Wes (Paul Sparks) di entrare nella vita della ragazza, di invadere il suo spazio e riempirlo con le sue parole, la sua energia, la musica, la passione, l’interesse, il desiderio. Il contatto umano qui arriva come un segno divino che si può cogliere o meno, come il momento in cui dobbiamo scegliere se vale la pena rischiare, vincere la propria paura e lanciarsi, rischiare di affrontare nuovamente la città e i suoi abitanti, riscoprire il senso di sé.
Sparrows dance è una girandola romantica che sa trattare con leggerezza e calore un tema intenso e complesso, nella scrittura, nelle dinamiche dei personaggi, nella realizzazione, nelle scelte strettamente tecniche. Il regista Noel Buschel, che si sta specializzando in produzioni cinematografiche fuori dal mainstream, fieramente indipendenti, utilizza l’unica scena – l’appartamento – come estensione della protagonista. Perché così è. Ogni colore, stanza della casa, scorcio interno, è legato a lei, alle sue paure, alle lacrime, ai silenzi alternati ad euforia, alle bugie raccontate a se stessa prima che agli estranei o al mondo. 
La ragazza nell’appartamento vive ogni momento ordinario della vita nella solitudine, aggrappandosi ai rumori, alle voci, alle risate, per permettersi di provare una qualche emozione, per concedersi di sognare, chiudere gli occhi e immaginare. Senza mai il coraggio di imparare a vivere. Con una persona così, si può solo forzare la porta, se si vuole entrare. Wes è colui che troverà il modo di mettere in crisi la presunta sicurezza acquisita dalla giovane, incrinando il vetro di terrore e angoscia che separa un cuore tra cieca conservazione e l’attrazione verso l’ignoto.
La donna nell’appartamento è tutti e nessuno. La metafora di una nevrosi più profonda di quella dell'agorafobia, il simbolo di un’America che ancora interroga se stessa a più di dieci anni ormai dall’11 Settembre. Vissuto in una chiave esclusivamente intimista e lungi dal volersi porre come una elaborazione delle psicosi newyorchesi successive al 2001, Sparrows dance ruota comunque attorno a una delle tante anime di New York, una creatura fragile che ha rinunciato a vivere, a uscire, a sperare, a incontrare nuovamente la città che non dorme mai. L’abilità di Noel Buschel, qui, è proprio nel saper creare spazi e fantasie all’interno di un quadro ristretto, la casa, che cambia i propri colori e prospettive nello stesso modo in cui la protagonista vede sbocciare il proprio cuore. Anche se hai rinunciato a credere, c’è sempre spazio per la persona giusta. E allora il gesto di una colazione per due a base di uova strapazzate assume le sfumature di un nuovo giorno; qualche coccola sotto le coperte colora di rosso e di gioia la vicinanza di due corpi stretti; un lento ballo tra le braccia della persona che ami dà il fuoco alla magia, e ti fa credere che tutto sia veramente possibile. Che la magia è ovunque.
Privo di effetti speciali, perfettamente aderente alla filosofia del cinema mumblecore, movimento americano che si fonda sulla scelta stilistica di rinunciare al budget, puntare sulle idee e sull’improvvisazione, nonché su una scrittura che indaga i rapporti umani, Sparrows dance non è un semplice esercizio di stile. È anche un quadro della società e delle norme incomprensibili e a volte folli che regolano le relazioni. 
Nell’era della comunicazione, nella metropoli delle metropoli, siamo tutti a rischio di soffrire, tutti insicuri, impauriti, spaventati di lasciarci andare, ma anche di fallire. Siamo tutti la ragazza nell’appartamento, e come lei ogni giorno lottiamo contro la nostra stessa mente, contro il mondo che non ha pietà e non vuole aspettarci. Siamo la ragazza che spia la vita dalla finestra. Ma c’è sempre quel qualcuno, là fuori, da qualche parte, pronto a sfidare ogni resistenza per venire a scovarci. Dobbiamo aprirgli. Dobbiamo fare quel passo. Dobbiamo uscire dal nostro guscio d’acciaio.

Francesca Borrione

Sezione di riferimento: America Oggi


Scheda tecnica

Titolo originale: Sparrows dance
Regia: Noel Buschel
Sceneggiatura: Noel Buschel
Attori: Marin Ireland, Paul Sparks
Fotografia: Ryan Samul
Montaggio: Brett Jutkiewicz
Durata: 81'
Anno: 2012

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