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THE GIANT MECHANICAL MAN - Il mimo e l'amore

8/4/2013

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Tim (Chris Messina) è un attore. È il mimo sui trampoli che si aggira per la città di Detroit, nel traffico distratto e caotico di una qualunque metropoli urbana, fredda e indifferente. Tim è il gigante meccanico, la pelle truccata d’argento, cappotto e cappello grigi, lucidi, eppure impolverati. Il mimo attira l’attenzione di passanti e curiosi, che si fermano a osservare ora i movimenti a scatto, ora il rimanere immobile come pietra, specchio animato eppur statico delle nostre vite. Questa è la metafora di ciò che siamo, è il logorio della vita moderna, direbbe un famoso spot. L’alienazione degli esseri umani di oggi, intrappolati in una quotidianità segnata da una crisi non solo economica ma anche emotiva, sentimentale.
Dall’altra parte dello specchio che il gigante vuole esorcizzare, Janice (Jenna Fischer) è una donna comune, afflitta ma non vinta dalla precarietà del lavoro, dalla vacuità degli affetti, dall’incertezza di un presente così stretto che le è difficile perfino pensare al futuro. Janice è il fedele pubblico del gigante meccanico, immagine e proiezione. Circondata da persone perfettamente inserite nella delirante piccola società di coloro che sanno sempre cosa fare, dove andare, cosa pensare e come comportarsi, la donna ha l’incubo di perdere se stessa, smarrire la propria identità e lasciarsi cadere, abbandonarsi alla corrente, facendosi vincere. L’invadente corteggiamento da parte di Doug (Topher Grace), improbabile coach motivazionale e campione delle frasi fatte, aumenta in Janice soltanto l’ansia di riuscire a svoltare nella direzione del cuore, ovunque si trovi.
Il fortuito ma empatico incrocio di sguardi tra Janice e il gigante deciderà le sorti di entrambi, inconsapevoli attori delle proprie vite, disperati di smettere ciascuno la propria maschera e dare un significato più vero a se stessi.
Ovvio che Janice non sia in grado di riconoscere la vera identità del mimo che tanto profondamente l’ha toccata con le sue performance. Lei non può sapere, o forse non vuole. Perché, sembra suggerire il film, la legge dell’attrazione ci porta esattamente dove vogliamo andare. Così come porta Tim e Janice a incontrarsi – totalmente privi di finzioni e sovrastrutture – nell’unico luogo sospeso nel tempo fugace e convulso della città: lo zoo, dove il silenzio e l’armonia del quieto vivere di scimmie e delfini fanno da sfondo allo sviluppo di una storia d’amore che è ricerca di un luogo ‘altro’ cui appartenere.
Janice e Tim sono predestinati, ma non lo sanno ancora. Lee Kirk – sceneggiatore qui alla prima regia cinematografica – introduce da subito i protagonisti in un montaggio alternato che presenta le loro personalità diverse eppure affini, suggerendo che le anime gemelle possono essere anche molto distanti, ma alla fine troveranno un modo per unirsi o ricongiungersi. Allo spettatore il piacere di immergersi in una piccola, piccolissima storia di tutti i giorni, malinconica e delicata, che soffia timidamente il vento della speranza.
Intima e poetica, addirittura toccante per il modo in cui coglie spaesamento e solitudine dei personaggi, la regia di Lee Kirk sfuma Detroit nei toni spenti, invernali e grigi dell’uomo meccanico, fino a rendere indistinguibili i tratti del mimo con le anonime figure umane che si avvicendano nel quotidiano. Janice e Tim, con i loro sguardi, i gesti, i dialoghi brevi ma efficaci, riempiono gli spazi dell’insensata post-modernità in cui tutti riescono solo a parlarsi addosso, senza mai ascoltare. 
Gli alieni sono loro, in effetti. I sognatori, i casuali guardiani dello zoo. Lee Kirk li disegna con umanità e dolcezza, senza mancare della giusta dose di ironia, nella ormai tradizionale lezione di Woody Allen. Chris Messina utilizza la sua formazione teatrale e sa bene come alternare la doppia anima di Tim, tra maschera e verità, desiderio e paura, tragedia e umorismo. È un’interpretazione ricca di sottili sfumature, la sua, mentre è Jenna Fischer (più nota per il telefilm The Office, qui impegnata anche in veste di produttrice) a illuminare la scena con quell’aria insieme fragile e coraggiosa. L’evoluzione di Janice, che somiglia più a una girandola di variazioni attorno alla vita, è la chiave del film. Il gigante meccanico, la fiamma che lo accende.
The giant mechanical man è stato presentato con un certo successo al Tribeca Film Festival nel 2012, ma è ancora inedito per l’Italia. Da sottolineare l’ottima colonna sonora, con il brano Our bleeding hearts dei Great Northern a trasformare le emozioni dei personaggi in canto, la musica in sensazioni.

Francesca Borrione

Sezione di riferimento: America Oggi


Scheda tecnica

Titolo originale: The Giant Mechanical Man
Anno: 2012
Regia: Lee Kirk
Sceneggiatura: Lee Kirk
Fotografia: Doug Emmett
Musiche: Rich Ragsdale
Durata: 94'
Uscita in Italia: --
Interpreti principali: Chris Messina, Jenna Fischer, Topher Grace, Malin Akerman, Rich Sommer

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