Si era inteso già da diverse settimane che questo sarebbe stato l’anno di Birdman: perdente ai Golden Globes, ha recuperato il terreno sul suo diretto e più temibile avversario, Boyhood, vincendo tutti premi del Sindacato (Screen Actors Guild per il cast, Directors Guild, Writers Guild) ed è arrivato ieri sera, pur in un clima di incertezza, con il favore dei pronostici. Tutti, o quasi, rispettati.
Il film di Iñarritu ha conquistato l’Academy con la sua storia meta-teatrale e meta-cinematografica, ma, soprattutto, con i virtuosismi del suo regista. Un mondo totalmente diverso rispetto a quello sperimentale e di ricerca di Richard Linklater, che ha realizzato un’opera lunga dodici anni, frutto di una grandissima visione d’insieme e che si interroga non solo sul mezzo cinematografico, ma sulla dimensione del tempo nello spazio del film. Linklater è forse il primo, vero cineasta indipendente ad arrivare agli Oscar, così fuori dal circuito da essere poi inevitabilmente respinto.
Per certi versi, ha vinto il film che ha “urlato” più a gran voce le proprie qualità tecniche, tra piani sequenza, fotografia, sceneggiatura di matrice teatrale, attori sopra le righe. Gli Oscar sono stati il vero trionfo personale di Iñarritu, vincitore diretto di tre dei quattro premi assegnati al suo film – film, regia, addirittura sceneggiatura originale - con l’aggiunta dell’Oscar alla fotografia di Lubezki (dispiace vedere sconfitto per la dodicesima volta il grande Roger Deakins). Nella celebrazione di se stessa, Hollywood vira nettamente verso Birdman come opera che parla di se stessa e del suo universo.
Agli altri film non rimane che spartirsi ciò che resta. Grand Budapest Hotel di Wes Anderson si accontenta dei premi tecnici: i costumi di Milena Canonero, le scenografie, il trucco e la colonna sonora di Alexandre Desplat, finalmente vincitore. Whiplash, piccolo fenomeno in questa edizione, porta a casa tre Oscar per il montaggio, il sonoro, e soprattutto per il migliore attore non protagonista, JK Simmons, favoritissimo della vigilia pure in una categoria ricca di ottime performance.
L’Academy non rischia mai, e quest’anno in particolare dimostra di voler andare sul sicuro attribuendo anche i premi per la sceneggiatura ai “soliti sospetti”. Sbuca fuori allora The Imitation Game, biopic su Alan Turing, che sembrava destinato al nulla di fatto e che la spunta su script meno convenzionali ma anche più interessanti (Whiplash). Il giovane sceneggiatore Graham Moore commuove un po’ tutti con un discorso personale e una esortazione: “stay weird”.
L’Academy è votata inesorabilmente al politicamente corretto, declinato quest’anno nella sua forma più ipocrita dopo le polemiche per l’esclusione di Selma, il film su Martin Luther King, dalle candidature principali. Ecco allora che si susseguono sul palco vincitori che prendono il microfono per farsi portavoce di una causa impegnata, non importa quale. Apre le danze Patricia Arquette, vincitrice annunciata come migliore attrice non protagonista (Boyhood), che inforca gli occhiali e legge il suo ringraziamento con grande fervore, nemmeno fosse a un comizio, reclamando equità per le donne. Da lì in poi, siamo invitati a prendere consapevolezza di: Alzheimer, SLA, la percentuale di afroamericani in prigione, le problematiche degli afroamericani in generale, i segreti del governo americano, lo stipendio basso delle attrici, la discriminazione delle donne, le leggi sull’immigrazione, i messicani al confine, e così via.
In tale clima la standing ovation è la norma: addirittura tre solo per Glory, dal film Selma, vincitrice come migliore canzone in un’atmosfera così carica che quasi veniva da tifare per Everything Is Awesome. Almeno l’ovazione per Julianne Moore appare meritata. Chiaramente, il suo primo e sospirato Oscar per Still Alice è un riconoscimento alla carriera, ed è un peccato che gli venga assegnato proprio per il suo film più scontato e meno rappresentativo, ma tant’è. Sorprende invece, anche se non si tratta esattamente di una vittoria inaspettata, il successo di Eddie Redmayne, che nel ruolo di Stephen Hawking (La teoria del tutto) ha dato vita a una di quelle performance trasformative che tanto piacciono all’Academy, ma non per questo meno toccante, scrupolosa o emozionante. In una serata che sembrava destinata a decretare Birdman come vincitore assoluto, forse il discorso spontaneo di Redmayne, davvero attonito, è stato il momento più genuino.
Tutto il resto è, alla fine, come da pronostico. Il polacco Ida vince per il miglior film straniero, Citizenfour per il migliore documentario, Big Hero 6 per il miglior film di animazione. Wim Wenders rimane al palo per la terza volta, ma si sapeva già come sarebbe andata. Esclusi titoli come Life Itself e Lego Movie, la gara perde parte del suo fascino in quanto non c’è più competizione.
Lo stesso dicasi per i film e gli attori. I migliori, forse, sono rimasti direttamente a casa. Per fortuna sarà poi il tempo a decretare cosa rimane, cosa fa storia, cosa è immortale.
Francesca Borrione
Sezione di riferimento: News
L'elenco completo dei vincitori (in grassetto):
Oscar per il miglior film
American sniper
Birdman
Boyhood
The grand Budapest hotel
The imitation game
Selma
La teoria del tutto
Whiplash
Migliore regista
Alejandro González Iñarritu per Birdman
Richard Linklater per Boyhood
Bennett Miller per Foxcatcher
Wes Anderson per The grand Budapest hotel
Morten Tyldum per The imitation game
Migliore attrice
Felicity Jones per La teoria del tutto
Rosamund Pike per Gone Girl
Julianne Moore per Still Alice
Reese Witherspoon per Wild
Marion Cotillard per Two days one night
Miglior attore
Michael Keaton per Birdman
Eddie Redmayne per La teoria del tutto
Benedict Cumberbatch per The imitation game
Steve Carell per Foxcatcher
Bradley Cooper per American Sniper
Miglior attrice non protagonista
Emma Stone per Birdman
Patricia Arquette per Boyhood
Keira Knightley per The imitation game
Meryl Streep per Into the woods
Laura Dern per Wild
Miglior attore non protagonista
Edward Norton per Birdman
Ethan Hawke per Boyhood
J.K. Simmons per Whiplash
Mark Ruffalo per Foxcatcher
Robert Duvall per The judge
Migliore sceneggiatura originale
Richard Linklater per Boyhood
Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo per Birdman
Wes Anderson e Hugo Guinness per The Grand Budapest Hotel
Dan Gilroy per Nightcrawler
E. Max Frye e Dan Futterman per Foxcatcher
Migliore sceneggiatura non originale
Damien Chazelle per Whiplash
Anthony McCarten per La teoria del tutto
Graham Moore per The Imitation Game
Jason Hall per American sniper
Paul Thomas Anderson per Inherent vice
Migliore fotografia
Roger Deakins per Unbroken
Emmanuel Lubezki per Birdman
Robert D. Yeoman per The Grand Budapest Hotel
Dick Pope per Mr. Turner
Lukasz Zal eRyszard Lynzewski per Ida
Migliore montaggio
Sandra Adair - Boyhood
Joel Cox e Gary D. Roach - American Sniper
Tom Cross per Whiplash
William Goldenberg - The Imitation Game
Barney Pilling - Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
Miglior film d’animazione
The Boxtrolls di Anthony Stacchi, Graham Annable e Travis Knight
Big hero 6 di Don Hall, Chris Williams e Roy Conli
How to train your dragon 2 - Dragon trainer 2 di Dean DeBlois e Bonnie Arnold
Song of the Sea di Tomm Moore e Paul Young
The tale of the princess Kaguya di Isao Takahata e Yoshiaki Nishimura
Miglior documentario
Finding Vivian, di MaierJohn Maloof e Charlie Siskel
Last Days in VietnamRory Kennedy e Keven McAlester
CitizenFour, di Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy and Dirk Wilutzky
The Salt of the Earth, di Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado e David Rosier
Virunga, di Orlando von Einsiedel e Joanna Natasegara
Miglior film straniero
Leviathan (film dalla Russia)
Ida (film dalla Polonia)
Tangerines (film dall’Estonia)
Timbuktu (film dalla Mauritania)
Wild tales - Relatos salvajes (film dall’Argentina)
Migliori costumi
Colleen Atwood per Into the Woods
Anna B. Sheppard per Maleficent
Milena Canonero per The Grand Budapest Hotel
Jacqueline Durran per Mr. Turner
Mark Bridges per Inherent vice
Migliore canzone
Lost Stars di Gregg Alexander, Danielle Brisebois, Nick Lashley e Nick Southwood in Begin again
Everything is awesome di Shawn Patterson in The Lego movie
I’m not gonna miss you di Glen Campbell in Glenn Campbell: I’ll be me
Glory di Common e John Legend in Selma
Grateful in Beyond the lights
Migliore colonna sonora
Hans Zimmer per Interstellar
Alexandre Desplat per The Imitation Game
Johann Johannsson per The Theory of Everything
Alexandre Desplat per The grand Budapest Hotel
Gary Yershon per Mr. Turner
Migliori effetti speciali
Dawn of the Planet of the Apes
Guardians of the Galaxy
Captain America: Winter Soldier
Interstellar
X-Men: Days of Future Past
Migliori trucco e acconciature
Foxcatcher
The Grand Budapest Hotel
Guardians of the Galaxy
Miglior corto documentario
Crisis hotline: Veterans press 1
Joanna
Out Curse
The Reaper
White Earth
Miglior cortometraggio
Aya
Boogaloo and Graham
Butter Lamp
Parvaneh
The Phone Call
Miglior cortometraggio d'animazione
The Bigger Picture
The Dam Keeper
Feast
Me and My Moulton
A Single Life