Nonostante i continui tagli al budget, e la concorrenza di altri Festival (pardon, Feste) sempre più inutili, la manifestazione piemontese, diretta quest'anno finalmente in via ufficiale da Emanuela Martini, ha saputo rendersi ancora una volta indispensabile, assemblando un cartellone che offre al pubblico solo l'imbarazzo della scelta. Nove giorni di festival, dal 21 al 29 novembre, con 197 film, comprensivi di 70 anteprime italiane e 45 anteprime mondiali; undici sale dedicate, contro le tredici degli scorsi anni: si punta per quanto possibile al risparmio, dal punto di vista logistico, ma senza intaccare l'eccellente qualità del lavoro compiuto dai selezionati, come sempre abili a comporre un programma estremamente eterogeneo.
In questo magnifico marasma indicare i cosiddetti titoli “imperdibili” diventa un'operazione ai limiti dell'impossibile, perché tanti e troppi sono i potenziali cavalli di battaglia del festival, disseminati tra la sezione Torino 32 (ovvero i film in concorso, come sempre opere prime, seconde e terze) e le tante sezioni collaterali, dalla pantagruelica Festa Mobile all'oscura After Hours, dalla raffinata e sperimentale Onde ai TFF Doc, passando per la seconda parte della retrospettiva dedicata alla New Hollywood, senza dimenticare omaggi, restauri e ulteriori mini-sezioni non prive di interesse.
Dando dunque per scontato che le sale torinese saranno piene in ogni ordine di posto per tutte le proiezioni di titoli “forti” come Magic in the Moonlight di Woody Allen, A Second Chance di Susanne Bier, The Disappearance of Eleanor Rigby di Ned Benson (con Jessica Chastain, due film “gemelli” in cui la stessa storia è raccontata da due diverse prospettive), The Rover di David Michod (con Robert Pattinson), The Theory of Everything di James Marsh (possibile candidato all'Oscar), The Drop di Michael R. Roskam (con l'ultima interpretazione di James Galdolfini), Wild di Jean-Marc Vallée (con Resee Witherspoon) e Cold in July di Jim Mickle (tratto da un romanzo di Joe R. Lansdale), proviamo a segnalare anche film alternativi, forse non di primo impatto per il grande pubblico ma sicuramente di altissimo interesse.
Nel concorso, tra le 15 opere provenienti da tutto il mondo, ci balzano subito all'occhio l'erotismo al femminile di The Duke of Burgundy di Peter Strickland, già autore dell'ottimo Berberian Sound Studio e The Babadook, curioso horror fiabesco di matrice australiana. Sempre tra i titoli in concorso non mancheremo di visionare con curiosità lo svedese Gentlemen di Mikail Marcimain, regista del notevole Call Girl, passato in concorso lo scorso anno, e il belga Violet, indicato come un incrocio tra Van Sant e il primo Egoyan.
Passando alla Festa Mobile, la teorica selezione diventa ancora più probante: da non perdere ad esempio La Chambre Bleue di Mathieu Amalric (da un romanzo di Simenon), la mini-serie P'tit Quinquin di Bruno Dumont, il bizzarro thriller scandinavo Turist (candidato all'Oscar per la Svezia), il bellissimo western The Homesman di Tommy Lee Jones e Diplomacy di Volker Schlöndorff, con due giganti come André Dussollier e Niels Arestrup. I cinefili potranno inoltre gioire ed esaltarsi con Tokyo Tribe, ennesima delirante follia di Sion Sono, e con il documentario Storm Children – Book 1 del sempre più amato Lav Diaz. Molti gli horror presenti, su tutti It Follows, già applaudito a Cannes, The Guest di Adam Wingard e l'inglese The Canal, oltre alla mini-retrospettiva dedicata a Jim Mickle. Tanti i film italiani disseminati in tutte le sezioni, alcuni significativi altri molto meno, e per fortuna piuttosto folta la presenza del cinema francese, con due titoli in concorso (Mange tes morts e Mercuriales) e altri fuori concorso (i già citati Amalric e Dumont, ma anche Gemma Bovery di Anne Fontaine, La Sapienza di Eugene Green, L'enlèvement de Michel Houllebecq di Nicloux e Inupiluk di Sebastien Betbeder, premiato lo scorso anno per 2 automnes 3 hivers).
Infine una citazione per la New Hollywood, con la possibilità di rivedere tra gli altri grandi classici come La ballata di Cable Hogue di Peckinpah, Il laureato di Nichols, Duel e Lo Squalo di Spielberg, La conversazione di Coppola, Il fantasma del palcoscenico di De Palma, Il grande freddo di Kasdan, e un'ultima sottolineatura per immortali capolavori che saranno presentati in versione restaurata: Via col vento, Profondo rosso e Il gabinetto del dottor Caligari.
Siamo stati esaustivi? No, sicuramente no. Abbiamo solo lanciato qualche sassolino, lasciato qualche indizio, disegnato qualche traccia: a voi scoprire tutto il resto, scegliendo il percorso che più vi aggrada. Orizzonti di Gloria sarà presente al festival con una cospicua rappresentanza di redattori e vi offrirà un'ampia copertura dell'evento.
Alessio Gradogna
Tutto il programma dettagliato sul sito ufficiale.
Sezione di riferimento: Torino 32
| |
| |