Presente prima della proiezione in sala il regista francese racconta la sua produzione dedicata agli Jenisch, una comunità semi-nomade che, diversamente dai Rom che provengono dall’India, ha origini europee. Una comunità con una propria lingua (di origine germanica), fiera ed emarginata che diviene oggetto di un’analisi fisica e poetica su un mondo in continuo equilibrio fra ideali virtuosi indotti dalla Chiesa e pulsioni autodistruttive legate ad antichi valori ormai anacronistici.
Wilde diceva che parliamo per dare realtà alle cose: l’intenzione di Hue è quella di portare alla luce un mondo che vive nell’ombra. Ogni scelta nella vita di questi ragazzi è difficile, ma quello fra il bene e il male, fra la strada del Signore e un’adrenalinica vita criminale dettata dalla necessità, è lo specifico crocevia che attanaglia Jason. Figlio illegittimo del padre defunto, ma comunque benvoluto dalla comunità, il diciottenne aspetta con ansia il ritorno del fratello Fred, libero dopo quindici anni di prigione e specchio degli antichi valori. Un disallineato, un uomo per cui non c’è più posto nella nuova via che la comunità ha intrapreso, un diverso modo di concepire l’essere gitano in un mondo profondamente cambiato. Mange tes morts non è solo un semplice titolo ma il fulcro attorno al quale ruota la scelta esistenziale di Fred, che ancorato al passato sembra inseguire l’ideale romantico di una “buona” morte.
La prima parte del film, quella dallo stile più documentarista, immerge lo spettatore nella periferia fra tende e roulotte; gli attori interpretano se stessi, l’effetto è un neorealismo naturale e credibile. Con l’arrivo di Fred comincia un film diverso: il regista schiaccia l’acceleratore virando su un road movie sporco e notturno, irrompendo nei film di genere con uno sguardo originale contaminato da elementi western (“È una bella giornata per morire”). Il risultato è un’opera che mischia sapientemente i generi, in cui realtà e finzione si alternano grazie soprattutto alle performance degli attori che, lontano dall’essere teatrali, raccontano un pezzo delle loro vite.
Hue confeziona un film in cui i protagonisti sono quello che vediamo, lontano da giudizi di carattere moralistico; crea un’atmosfera verosimigliante dando origine a una rappresentazione efficace che partecipa della sensibilità e della dignità della comunità Jenisch. Un racconto plurale in cui i protagonisti e gli spettatori si fondono, per un viaggio al termine della notte.
Luigi Locapo
Sezione di riferimento: Torino 32
Scheda Tecnica
Titolo originale: Mange tes morts
Anno: 2014
Regia: Jean-Charles Hue
Soggetto: Jean-Charles Hue, Salvatore Lista
Fotografia: Jonathan Ricquebourg
Montaggio: Isabelle Proust
Musiche: Vincert-Marie Bouvot
Durata: 94’
Interpreti principali: Jason François, Mickael Dauber, Frédéric Dorkel, Moïse Dorkel, Philippe Martin