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TORINO 32 – Tokyo Tribe, di Sion Sono

22/11/2014

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Talento incontenibile e in grado di entusiasmare le platee festivaliere, Sion Sono continua a portare avanti un'idea di cinema tanto personale e divertita, quanto coerente e lucida nella serietà con cui cerca di radiografare il mondo e l'identità del Giappone. Il pretesto in questo caso è dato dal manga Tokyo Tribe 2, realizzato da Santa Inoue nel 1997, che in Italia si vide per le edizioni d/books (ne esiste anche una versione anime, ancora inedita), incentrato su una guerra tra bande nella capitale giapponese, e chiaramente influenzato dalla cultura hip hop. Nelle mani del regista nipponico, la materia si fa una sorta di incandescente musical tutto giocato sulle metriche serrate dei rapper (autentici), che definiscono in tal modo la propria identità culturale, all'interno di una città ritratta con toni post apocalittici degni di un 1997: Fuga da New York (citato esplicitamente con il furgone adornato da vistosi candelabri), e delle sue degradazioni più pulp, fra il trionfo del bric-à-brac e dell'estetica da street art.
L'origine fumettistica serve all'autore per saturare l'immagine di dettagli e per giocare con una recitazione perennemente sopra le righe, che crea un linguaggio omogeneo nella sua sovraeccitazione: lens flare, treni e scie luminose che tagliano l'inquadratura, motivi architettonici che descrivono geometrie fatiscenti e, nel contempo, permettono di snocciolare set in grande continuità. Un mondo decadente ma generoso nel suo accumulo di spunti visivi, in grado perciò di dare continuità all'idea di una città-universo, dove ogni angolo è in grado di descrivere una piccola grande realtà, mentre lo stile narrativo affastella musica, iconografie gangster e combattimenti a colpi di mazze, katane e arti marziali. Seguendo la linea già intrapresa con il precedente Jigoku de naze warui (Why Dont' You Play in Hell?), Sion Sono si abbandona a un piacere dell'accumulo che è pura gioia di fare cinema, fra piani sequenza lunghissimi ed elaborati, con una libertà narrativa e stilistica che non si vedeva dai tempi del primo Jonathan Demme, ma con un'anarchia tutta propria, che finisce per auto-sabotare volutamente anche il proprio citazionismo (si veda il dissacrante “tributo” al Kill Bill di Quentin Tarantino).
Eppure, tra le righe del divertimento estremo che trasmette questa folle guerra tra bande, emerge un'attenzione molto precisa alla scomposizione sociale di un mondo afflitto dal problema dell'identità e che sembra per questo incapace di afferrarne davvero l'essenza unificatrice. Se il tema è centrale sin dagli albori della carriera dell'autore, è nella fase più recente (quella che ha avuto in Kibo no kuni/The Land of Hope il suo spartiacque) che sembra essersi acutizzato e che, quantomeno, continua a rivolgersi ai fatti della storia recente – in Tokyo Tribe ogni tanto fa capolino un temibile terremoto, che naturalmente non può non ricordare quello vero del 2011. 
Così, la guerra tra bande diventa un terreno di coltura per possibili nuove alleanze che disfano e ricombinano continuamente i fronti: i personaggi passano dal ruolo di vittime a quello di eroi, e ci riescono ancor più quando uniscono le forze contro le avversità di una guerra totale che viene chiaramente identificata come futile e frutto unicamente di una innata tendenza distruttiva tipica di un meccanismo umano cui è utile opporre un atteggiamento di fratellanza. In questo modo, Sion Sono auspica una società meno frammentata nei particolarismi dei rispettivi microcosmi, invero molto forti in una realtà coesa ma anche parecchio parcellizzata quale è quella giapponese.
Il gioco delle citazioni e dei continui cambiamenti stilistici può dunque essere ricondotto anch'esso nell'ottica della continua ricerca di un punto di unione fra dinamiche altrimenti distanti, e rivela l'estrema complessità di un meccanismo che sta fra la sofisticazione della propria consapevolezza tecnica e l'idealismo anche un po' ingenuo (ma in senso non deteriore) di chi cerca ad ogni costo di leggere il proprio tempo e la propria società, trasmettendo al contempo dei valori allo spettatore. 
In tal senso, la filiazione dalla cultura hip hop si ritrova non solo nel rapporto vivo con una città che definisce i caratteri e i ruoli dei personaggi, ma anche nella natura controcorrente della propria visione d'autore, che però si stempera in un messaggio propositivo. Estremi che si toccano, all'interno di una concezione filmica complessa e per questo sempre entusiasmante, sia che la si affronti da un versante meramente sensoriale (il film può essere tranquillamente visto anche senza seguire la storia, godendo dei suoi eccessi e delle sue invenzioni visive) che più schiettamente contenutistico.

Davide Di Giorgio

Sezione di riferimento: Torino 32


Scheda tecnica

Titolo originale: Tokyo Toraibu
Regia: Sion Sono
Sceneggiatura: Sion Sono (ispirato al manga “Tokyo Tribe 2”, di Santa Inoue)
Attori: Ryohei Suzuki, Young Dais, Nana Seino, Shôta Sometani, Yôsuke Kubozuka, Riki Takeuchi, Yui Ichikawa
Fotografia: Daisuke Soma
Montaggio: Junichi Ito
Anno: 2014
Durata: 116’

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TORINO 32 - Il programma ufficiale

12/11/2014

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Immagine
Nel segno della qualità e della ricerca, sempre e comunque. Il Torino Film Festival non si smentisce, non ci abbandona, e anche quest'anno propone un programma ricchissimo di contenuti e suggestioni, in cui perdersi tra i numerosi sentieri tematici messi a disposizione di spettatori e addetti ai lavori.
Nonostante i continui tagli al budget, e la concorrenza di altri Festival (pardon, Feste) sempre più inutili, la manifestazione piemontese, diretta quest'anno finalmente in via ufficiale da Emanuela Martini, ha saputo rendersi ancora una volta indispensabile, assemblando un cartellone che offre al pubblico solo l'imbarazzo della scelta. Nove giorni di festival, dal 21 al 29 novembre, con 197 film, comprensivi di 70 anteprime italiane e 45 anteprime mondiali; undici sale dedicate, contro le tredici degli scorsi anni: si punta per quanto possibile al risparmio, dal punto di vista logistico, ma senza intaccare l'eccellente qualità del lavoro compiuto dai selezionati, come sempre abili a comporre un programma estremamente eterogeneo. 
In questo magnifico marasma indicare i cosiddetti titoli “imperdibili” diventa un'operazione ai limiti dell'impossibile, perché tanti e troppi sono i potenziali cavalli di battaglia del festival, disseminati tra la sezione Torino 32 (ovvero i film in concorso, come sempre opere prime, seconde e terze) e le tante sezioni collaterali, dalla pantagruelica Festa Mobile all'oscura After Hours, dalla raffinata e sperimentale Onde ai TFF Doc, passando per la seconda parte della retrospettiva dedicata alla New Hollywood, senza dimenticare omaggi, restauri e ulteriori mini-sezioni non prive di interesse. 
Dando dunque per scontato che le sale torinese saranno piene in ogni ordine di posto per tutte le proiezioni di titoli “forti” come Magic in the Moonlight di Woody Allen, A Second Chance di Susanne Bier, The Disappearance of Eleanor Rigby di Ned Benson (con Jessica Chastain, due film “gemelli” in cui la stessa storia è raccontata da due diverse prospettive), The Rover di David Michod (con Robert Pattinson), The Theory of Everything di James Marsh (possibile candidato all'Oscar), The Drop di Michael R. Roskam (con l'ultima interpretazione di James Galdolfini), Wild di Jean-Marc Vallée (con Resee Witherspoon) e Cold in July di Jim Mickle (tratto da un romanzo di Joe R. Lansdale), proviamo a segnalare anche film alternativi, forse non di primo impatto per il grande pubblico ma sicuramente di altissimo interesse.
Nel concorso, tra le 15 opere provenienti da tutto il mondo, ci balzano subito all'occhio l'erotismo al femminile di The Duke of Burgundy di Peter Strickland, già autore dell'ottimo Berberian Sound Studio e The Babadook, curioso horror fiabesco di matrice australiana. Sempre tra i titoli in concorso non mancheremo di visionare con curiosità lo svedese Gentlemen di Mikail Marcimain, regista del notevole Call Girl, passato in concorso lo scorso anno, e il belga Violet, indicato come un incrocio tra Van Sant e il primo Egoyan. 
Passando alla Festa Mobile, la teorica selezione diventa ancora più probante: da non perdere ad esempio La Chambre Bleue di Mathieu Amalric (da un romanzo di Simenon), la mini-serie P'tit Quinquin di Bruno Dumont, il bizzarro thriller scandinavo Turist (candidato all'Oscar per la Svezia), il bellissimo western The Homesman di Tommy Lee Jones e Diplomacy di Volker Schlöndorff, con due giganti come André Dussollier e Niels Arestrup. I cinefili potranno inoltre gioire ed esaltarsi con Tokyo Tribe, ennesima delirante follia di Sion Sono, e con il documentario Storm Children – Book 1 del sempre più amato Lav Diaz. Molti gli horror presenti, su tutti It Follows, già applaudito a Cannes, The Guest di Adam Wingard e l'inglese The Canal, oltre alla mini-retrospettiva dedicata a Jim Mickle. Tanti i film italiani disseminati in tutte le sezioni, alcuni significativi altri molto meno, e per fortuna piuttosto folta la presenza del cinema francese, con due titoli in concorso (Mange tes morts e Mercuriales) e altri fuori concorso (i già citati Amalric e Dumont, ma anche Gemma Bovery di Anne Fontaine, La Sapienza di Eugene Green, L'enlèvement de Michel Houllebecq di Nicloux e Inupiluk di Sebastien Betbeder, premiato lo scorso anno per 2 automnes 3 hivers).
Infine una citazione per la New Hollywood, con la possibilità di rivedere tra gli altri grandi classici come La ballata di Cable Hogue di Peckinpah, Il laureato di Nichols, Duel e Lo Squalo di Spielberg, La conversazione di Coppola, Il fantasma del palcoscenico di De Palma, Il grande freddo di Kasdan, e un'ultima sottolineatura per immortali capolavori che saranno presentati in versione restaurata: Via col vento, Profondo rosso e Il gabinetto del dottor Caligari.
Siamo stati esaustivi? No, sicuramente no. Abbiamo solo lanciato qualche sassolino, lasciato qualche indizio, disegnato qualche traccia: a voi scoprire tutto il resto, scegliendo il percorso che più vi aggrada. Orizzonti di Gloria sarà presente al festival con una cospicua rappresentanza di redattori e vi offrirà un'ampia copertura dell'evento. 

Alessio Gradogna

Tutto il programma dettagliato sul sito ufficiale.

Sezione di riferimento: Torino 32

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    TORINO 32

    CATEGORIE DELLA SEZIONE

    Tutti
    André Dussollier
    Bruno Dumont
    Cold In July
    Diplomacy
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    Film In Concorso
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    It Follows
    Jack Strong
    James Gandolfini
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    Jim Mickle
    Joe Lansdale
    La Chambre Bleue
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    Mange Tes Morts
    Mathieu Amalric
    Niels Arestrup
    Peter Strickland
    Premi Ufficiali
    Sion Sono
    The Babadook
    The Disappearance Of Eleanor Rigby
    The Drop
    The Duke Of Burgundy
    The Homesman
    The Kings Surrender
    Tokyo Tribe
    Tom Hardy
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    Torino 32 Programma
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