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HEARTBREAK MOTEL - Incubo Americano

7/10/2016

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​Terza uscita per la Opium Visions, collana home video che prosegue lungo il suo cammino nel lodevolissimo intento di riportare alla luce film maltrattati, censurati e/o dispersi nell'oblio. Dopo i turbamenti erotici di Maliziosamente (L'étreinte) e la follia omicida di Donald Neilson – La iena di Londra, la Opium ci conduce questa volta nell'America rurale del 1975, teatro di squallore e ottusità, con Heartbreak Motel, film diretto da Richard Robinson, oggetto di numerose manipolazioni nel corso degli anni e ora riproposto nella versione integrale.

Liz Wheterly, cantante di successo, decide di prendersi qualche giorno di vacanza prima del suo prossimo concerto. Si mette in viaggio da sola, ma a causa di un guasto all'automobile è costretta a chiedere soccorso in un piccolo motel situato in mezzo al nulla. Ad accoglierla trova la signora Bertha, ex stellina del burlesque ora perennemente persa tra i fumi dell'alcool, e il giovane Eddie, aspirante cantante country dalla tanta ambizione ma dal poco talento (e amante di Bertha). Appare evidente sin da subito come nella fatiscente struttura si respiri un clima malsano e pericoloso. La netta sensazione troverà pieno compimento: Liz dovrà subire gli assalti sessuali di Eddie e al contempo dovrà avere a che fare con gli altri rozzi membri della comunità locale, quasi tutti desiderosi di abusare di lei. 

Heartbreak Motel, conosciuto anche con numerosi altri titoli (tra i quali Poor Pretty Eddie) è un lavoro visionario e crudele, catalogabile al filone del rape & revenge pur con connotazioni narrative parzialmente differenti. Siamo nei territori malati di quell'America anni Settanta tanto ben dipinta in quel tempo nelle seminali opere dei vari Hooper, Craven e Zarchi, una nazione nella quale, soprattutto negli anfratti più nascosti, covavano orrori raccapriccianti e ingiustizie insopportabili causate dall'ignoranza latente e da una demenza collettiva incontrollabile. Il luogo in cui si consuma la vicenda messa in scena da Robinson, in fondo, non è per caratteristiche ambientali così lontano dal classico “motel vicino alla palude” di hooperiana memoria o da altri contenitori incubali d'epoca che tanto hanno influenzato tutto il cinema di genere degli ultimi decenni. Certo, qui non ci sono coccodrilli e nemmeno uomini con una maschera di pelle umana o mostri affamati in attesa tra le ombre, ma l'insalubre clima generale in cui si attua la storia non può che riportarci là, a quell'età d'oro dell'horror e affini che ancora oggi ricordiamo con forza. 
Da parte sua Robinson cerca di donare al film una certa originalità, sottolineando gli aspetti legati al razzismo (Liz è una donna di colore, cosa che provoca continue battute di rara stupidità), insistendo su una regia fantasiosa fatta di ralenti, dissolvenze incrociate, fermo immagine, inquadrature dal basso e zoom improvvisi, e dando corpo a personaggi infami e deprimenti: Eddie, “honkytonk man” che sfoga sulla malcapitata protagonista la propria incapacità artistica; Bertha (una magnifica Shelley Winters), che esordisce nel film guardandosi allo specchio e dicendo a se stessa “You're an ugly bitch”, per poi trascinarsi lungo la vicenda con addosso vestiti improbabili, perennemente ubriaca e terrorizzata all'idea di perdere l'unico uomo con cui può combattere la totale solitudine che la attanaglia; Keno (interpretato da Ted Cassidy, il Lurch della Famiglia Addams!), operaio tuttofare dall'aspetto inquietante ma unica figura a possedere ancora un minimo fondo di umanità. Intorno a loro gli altri membri della comunità, sceriffi, giudici e avventori del motel, tutti accomunati dal completo sudiciume, dentro e fuori, disgustanti individui pronti a fingere di aiutare Liz per poi invece saltarle addosso, al fine di soddisfare istinti di pura bestialità.
L'autore conduce così la sua attraente protagonista negli inferi della sopraffazione, iniziando con una prima parte di crescente ansia che va a esplodere in una delirante scena di stupro, realizzata in montaggio alternato con un accoppiamento canino (scelta di pessimo gusto), per poi far salire la tensione sino a un epilogo (tutto al ralenti) anticipato da macabri contrasti musicali (la marcia nuziale) ed espressivi (il viso catatonico di Liz), in cui il sangue deve inevitabilmente scorrere. 
Nonostante qualche azzardo discutibile e alcuni passaggi a dir poco confusi, il lavoro di Robinson riesce a essere disturbante ed efficace, lasciando in eredità un vago senso di repulsione e desolazione. Più che apprezzabile il lavoro compiuto da Matteo Biacca e Simone Starace, i curatori della Opium, che partendo da una vecchia copia del film lo sono riusciti a ricomporre nella sua versione completa e corretta, rendendogli finalmente giustizia.

Alessio Gradogna

Sezione di riferimento: Revival 60/70/80

Link correlati: Opium Visions 1: Maliziosamente (L'étreinte)
                              Opium Visions 2: Donald Neilson – La iena di Londra


Scheda tecnica

Titolo originale: Poor Pretty Eddie
Regia: Richard Robinson
Sceneggiatura: B.W. Sandefur
Fotografia: David Worth
Montaggio: Frank Mazzola
Anno: 1975
Durata: 82'
Attori: Leslie Uggams, Shelley Winters, Michael Christian, Slim Pickens, Dub Taylor, Ted Cassidy

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