Dopo aver lavorato come fotografa di teatro, Agnès Varda debutta alla regia nel 1954 con il lungometraggio La Pointe Courte, con Philippe Noiret, anch’egli al suo primo ruolo. Il film, che vede Alain Resnais al montaggio, s’impone da subito come una delle opere più influenti della giovane generazione francese, i cui gusti e le cui caratteristiche si catalizzeranno presto in quella che verrà definita la Nouvelle Vague.
Spaziando durante la sua carriera fra tecniche e stili, fra finzione e documentario, Agnès Varda si è imposta come una delle figure più importanti del cinema francese e internazionale.
L’omaggio che il Festival di Locarno le dedica sarà accompagnato dalla proiezione di una selezione di suoi film: i lungometraggi Cleo dalle 5 alle 7 (Cléo de 5 à 7, 1962), Les Créatures (1966), Lions Love (…and Lies) (1969), Documenteur (1981), Senza tetto né legge (Sans toit ni loi, 1985), Les glaneurs et la glaneuse (2000) e Les Plages d’Agnès (2008), il cortometraggio Oncle Yanco (1967), nonché i cinque episodi della serie televisiva Agnès de ci de là Varda (2011).
Gli spettatori del Festival avranno inoltre la possibilità di incontrare Agnès Varda durante una discussione pubblica.
Ecco le parole di Carlo Chatrian: “Sono particolarmente felice di accogliere Agnès Varda a Locarno e di poter ripercorrerne la carriera. Narratrice e testimone di tanti fermenti che hanno attraversato il XX secolo, ha fatto della ricerca linguistica e della libertà formale la sua regola. Tanto nei suoi film più noti (Cléo de 5 à 7, Sans toit ni loi) quanto in quelli da riscoprire (Lions Love (…and Lies), Documenteur), tanto nelle finzioni con attori celebri quanto nei documentari (Les glaneurs et la glaneuse), Agnès Varda ci ricorda che il cinema è un atto di creazione che implica il coinvolgimento emotivo e politico del soggetto che sta dietro la macchina da presa o la dirige. In un Festival che vuole essere la casa del cinema indipendente, il Pardo d’onore ad Agnès Varda non è solo il giusto riconoscimento a una figura maggiore del cinema moderno ma anche un preciso segnale di una strada da percorrere.”
Alessio Gradogna
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