Il cinema latinoamericano si distingue per la vivacità, la capacità di raccontare il presente e “rovistare” nel passato, muovendosi tra la realtà di ogni giorno, tra le vicende di persone che si confrontano con i problemi della vita e che a volte si misurano con la grande Storia, anche se spesso rimane sullo sfondo. Come nel colombiano La Sirga di William Vega, che narra della giovane Alicia, in fuga dall’orrore di una guerra che sta dilaniando il suo paese da oltre cinquant’anni e che crede di avere trovato un rifugio sicuro nella casa dello zio Óscar, immersa nella natura e apparentemente lontana dai drammi del mondo reale. Dal Cile arriva un film accorato e di grande forza evocativa, Violeta se fue a los cielos di Andrés Wood, un partecipe e intenso ritratto di Violeta Parra, complessa figura di cantante, poetessa e artista che ha contribuito a far conoscere la tradizione musicale del proprio paese. Rimaniamo in Cile, che si sta rivelando come uno dei Paesi più interessanti per quanto riguarda la qualità delle produzioni e degli autori emergenti, con De jueves a domingo della giovane Dominga Sotomayor Castillo, classe 1985, che ci presenta gli ultimi quattro giorni della vacanza di una famiglia tipo, madre padre e due figli, un’occasione di svago che coincide in realtà con la definitiva separazione dei due giovani genitori. Altro paese che si sta imponendo sulla scena internazionale è il Messico, di cui Cinelatino presenta due film. No quiero dormir sola di Natalia Beristáin, presentato alla Settimana Internazionale della Critica all’ultimo Festival di Venezia, racconta di un rapporto a due tra Amanda e l’anziana nonna Dolores, che la giovane si trova costretta ad assistere, misurandosi con il dramma dell’alcolismo e della degenerazione provocata dall’Alzheimer. L’altro film è La demora di Rodrigo Plá, che, oltre al Messico, vede coinvolto nella produzione il Paraguay. Anche qui, al centro c’è il problema della vecchiaia: María, madre di tre figli, deve prendersi cura anche dell’anziano padre Agustín, affetto da demenza senile, che è fuggito di casa per raggiungere i luoghi dove abitava un tempo. Paraguayano è anche l’interessante 7 cajas, che porta la firma di una coppia di registi, Juan Carlos Maneglia e Tana Schémbori, già attivi nel mondo della pubblicità. Il film è curioso: si svolge tutto negli immensi mercati di Asunción, nell’arco di ventiquattro ore, e racconta del tormentato trasporto di sette casse da parte del giovane Víctor, che non ne conosce il contenuto, come d’altronde lo spettatore, e che si trova a dover superare ostacoli a dir poco impegnativi. L’Argentina rimane un paese dove la produzione cinematografica continua a proporre opere e autori di ottimo livello. Un regista già noto, quasi un veterano, come Carlos Sorín realizza con Días de pesca un film intimista; è la storia di Marco Tucci, un commesso viaggiatore che decide di dare una svolta alla propria esistenza dopo un soggiorno in un centro di disintossicazione. Il giovane Armando Bo si cimenta nel lungometraggio di finzione con El último Elvis, dove Carlos, lasciato dalla moglie e con una figlia piccola che ha sempre trascurato, si identifica a tal punto con l’amato Elvis Presley da vivere con grande inquietudine il fatto di avere raggiunto l’età in cui il suo idolo è morto.
Tre gli ospiti che si confronteranno con il pubblico: la regista cilena Dominga Sotomayor Castillo, regista di De jueves a domingo, Nicolas Sorín, autore delle musiche di Días de pesca e Juan Sebastián Zelada, editor di 7 Cajas. L’iniziativa Cinelatino è promossa da TenarisDalmine, organizzata da Gamec, Fondazione Dalmine, Fundación Proa, Bergamo Film Meeting, e curata da Sara Mazzocchi (Gamec) e Angelo Signorelli (Bergamo Film Meeting).
Il programma completo sul sito ufficiale dell'evento.
Alessio Gradogna
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