La serata, iniziata con il sacrosanto premio alla radiosa Adèle Exarchopoulos (nella foto accanto) come miglior attrice emergente, si è poi trasformata in una sorta di brutta farsa, nella quale il meraviglioso La Vie d'Adèle, grande favorito della vigilia e film dell'anno per tanti spettatori e addetti ai lavori, non solo non ha ottenuto il riconoscimento principale, ma non ha proprio più portato a casa alcun premio; incredibile ma vero.
Il trionfatore assoluto è stato Guillaume Gallienne, con il suo Les Garçons et Guillaume, à table!, uscito nei cinema italiani con il titolo Tutto sua madre (ennesima orripilante stortura dei distributori nostrani) e grande successo sia di pubblico che di critica in patria; la commedia ha portato a casa cinque premi, tra cui quello di miglior film.
Pur con tutto il rispetto per il lavoro di Gallienne, autore di un'opera acuta e intelligente, il risultato appare a dir poco grottesco, anche perché la clamorosa batosta subita da Abdellatif Kechiche (non a caso assente) appare chiaramente decisa a tavolino, come una sorta di dura “punizione” nei confronti del regista tunisino, all'improvviso diventato antipatico agli occhi di quasi tutta l'industria francese. Tralasciando il giudizio nei riguardi dei suoi (presunti) poco ortodossi metodi di lavoro, abbiamo a che fare con una “vendetta” che davvero nulla ha da spartire con quello che dovrebbe sempre essere lo scopo precipuo di simili eventi, ovvero la celebrazione dei film di migliore qualità.
L'andamento della serata, con alcune parentesi piuttosto scontate (premio per i costumi a Renoir e per le scenografie a L'écume des jours), ha trascinato la barca alla deriva verso situazioni piuttosto paradossali, quasi ridicole: ad esempio Les garçons... ha vinto sia come miglior film che come miglior opera prima (a questo punto non si poteva lasciare il secondo premio a un lavoro differente, magari l'ottimo La bataille de Solferino?), e Gallienne è stato addirittura premiato come miglior attore protagonista, quando in nomination c'erano gli straordinari Mathieu Amalric di Venus à la fourrure e Fabrice Luchini di Alceste à bicyclette.
Nel disastro generale poche note liete: l'inattesa vittoria di uno stupito Roman Polanski come miglior regista, i giusti riconoscimenti ai bravissimi Pierre Deladonchamps e Adèle Haenel (rispettivamente miglior attore emergente per L'inconnu du lac e migliore attrice non protagonista per Suzanne), e la sorprendente vittoria di Sandrine Kiberlain come protagonista per 9 mois ferme di Dupontel, non tanto per il ruolo in sé, quanto come consacrazione di un'attrice di alto livello, sempre costante e spesso sottovalutata.
Paolo Sorrentino, dopo il tris Golden Globe – EFA – BAFTA, fallisce l'en plein, battuto da Alabama Monroe (The Broken Circle Breakdown) nella categoria di miglior film straniero, mentre la serata, nonostante la buona prova di Cécile de France nelle vesti di presentatrice, si segnala anche per momenti di pessimo gusto, come quando, nella consueta clip dedicata ai personaggi scomparsi nell'ultimo anno, Valérie Benguigui, premiata in uno dei momenti più toccanti dell'edizione 2013, viene citata per un solo istante e nulla più.
Come se non bastasse, sorge spontaneo chiedersi per quale arcano motivo sia stato deciso di consegnare un César d'onore a Scarlett Johansson (con tanto di obbligata standing ovation della platea), attrice che nulla ha a che fare con il cinema transalpino; la spiegazione, probabilmente, risiede nel disperato desiderio di assicurarsi la presenza di una star hollywoodiana (anzi due, c'era anche Quentin Tarantino a premiarla). Peccato, perché il cinema francese, il migliore al mondo a giudizio di chi scrive, non avrebbe alcun bisogno di queste tristi marchette con cui prostrarsi di fronte al cinema americano.
In conclusione, la cerimonia dei César 2014 si è rivelata senz'altro la più deludente da molti anni a questa parte. D'altronde, da un percorso iniziato un mese fa con l'incredibile esclusione dalle nomination della sublime Juliette Binoche di Camille Claudel, era forse lecito aspettarsi solo il peggio. E così è stato.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: News
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Il palmarès completo
Meilleur premier film: "Les Garçons et Guillaume à table", de Guillaume Gallienne.
Meilleurs costumes: Pascaline Chavane pour "Renoir" de Gilles Bourdos.
Meilleur scénario: Albert Dupontel pour "9 Mois ferme".
Meilleur acteur dans un second rôle : Niels Arestrup pour "Quai d'Orsay" de Bertrand Tavernier.
Meilleure musique originale : Martin Wheeler, pour "Michael Kohlhaas" de Arnaud des Pallieres.
Meilleurs décors: Stéphane Rozenbaum pour "L'Ecume des jours" de Michel Gondry.
Meilleur son: "Michael Kohlhaas" de Arnaud des Pallieres.
Meilleur espoir masculin : Pierre Deladonchamps pour "L'Inconnu du lac" de Alain Guiraudie.
Meilleur documentaire: Pascal Plisson pour "Sur le Chemin de l'école".
Meilleure adaptation: Guillaume Gallienne pour "Les Garçons et Guillaume à table".
Meilleur film d'animation: Éric Omond et Grégoire Solotareff pour "Loulou, l'incroyable secret".
Meilleur montage: Valérie Deseine pour "Les Garçons et Guillaume à table" de Guillaume Gallienne.
Meilleure photographie: Thomas Hardmeier pour "L'Extravagant voyage du jeune et prodigieux T.S. Spivet" de Jean-Pierre Jeunet.
Meilleur court-métrage: Xavier Legrand pour "Avant que de tout perdre".
Meilleur film étranger: Felix Van Groeningen pour "Alabama Monroe".
Meilleur second rôle féminin: Adèle Haenel dans "Suzanne" de Katell Quillévéré.
Meilleur réalisateur: Roman Polanski pour "La vénus à la fourrure".
Meilleur acteur. Guillaume Gallienne pour "Les Garçons et Guillaume à table".
Meilleure actrice: Sandrine Kiberlain pour "9 mois ferme" d'Albert Dupontel.
Meilleur film: "Les Garçons et Guillaume à table" de Guillaume Gallienne.