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I DANNATI E GLI EROI - L'America della libertà

5/5/2013

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John Ford è l'autore che “faccio film western”, come egli stesso ebbe modo di descriversi durante un famoso incontro del Directors Guild. Ma, con in bacheca quattro Oscar da migliore regista, non ha mai potuto contarne uno che appartenesse al genere da lui tanto amato. Nemmeno Ombre rosse, nemmeno Sentieri selvaggi, nemmeno uno della trilogia della cavalleria (Rio Bravo, I cavalieri del Nord-Ovest, Il massacro di Fort Apache). Figurarsi questo piccolo film, I dannati e gli eroi, che uscì nel 1960, nell’ultimo periodo della produzione cinematografica di Ford. Non passò inosservato, ma pochi lo apprezzarono veramente (addirittura Films in Review dichiarò che Ford doveva averlo girato “con la mano sinistra”), ed è tuttora considerato un’opera minore.
Senz’altro atipico, I dannati e gli eroi sposa l’ambientazione e le tematiche tradizionalmente care a John Ford – la frontiera, gli indiani, l’esercito nordista con la vita del reggimento e le dinamiche militari ben al centro della storia – con elementi se non nuovi senz’altro diversi. Il film, che dal titolo originale (Sergeant Rutledge) già annuncia chi sia il vero protagonista della vicenda, è innanzitutto uno dei primi esempi di legal drama militare ambientato nel west.
Il tenente Cantrell (Jeffrey Hunter, già in Sentieri selvaggi, qui alla prima prova importante) è incaricato di difendere il sergente Rutledge (Woody Stroode) dall’accusa dello stupro e dell’omicidio della giovane Lucy Debney, figlia del maggiore della compagnia, anch’egli ucciso.
Attraverso un complesso giro di flashback, durante il processo verrà ricostruita l’intera vicenda, fino alla scoperta della verità. Con essa, si toglierà il velo al clima di ipocrisia e razzismo di una società che, tra passato del film e il presente di John Ford (gli anni ‘60 delle leggi contro la segregazione razziale), non sembra essere cambiato granché.
Già il legal thriller in costume rappresenta una novità non solo per Ford ma per il genere western in generale; il vero nodo nell’economia del film e fattore ancora più interessante è che il sergente Rutledge, appartenente al reggimento del Nono Cavalleggeri, è uno dei tanti neri che, nell’America perbenista e silenziosamente razzista dell’epoca, imbracciarono le armi combattendo fianco a fianco con i bianchi, senza però ottenerne gli onori o i riconoscimenti. John Ford affermò con una certa fierezza che I dannati e gli eroi era il primo film in cui un nero era descritto come un eroe americano; se anche questo non è propriamente vero, in quanto altre pellicole erano state già girate sin dalla fine degli anni ’20, i film con afroamericani come eroici protagonisti della storia americana erano stati prodotti e distribuiti per il ristretto pubblico dei neri, confinando dunque la diffusione e la discussione delle pur importanti tematiche solo ai discriminati. 
Ford puntò anche il dito contro la pessima (cioè assente) campagna di promozione e distribuzione de I dannati e gli eroi, che fu successivamente consegnato alla storia e alla memoria solo degli appassionati. Peccato, perché si tratta di uno dei suoi migliori film, non solo per dinamismo dell’azione, originalità dell’impianto narrativo e perfetta meccanica nell’uso e nello sviluppo del flashback, ma per l’epica che sottende alla piccola, misconosciuta storia di Braxton Rutledge, leader naturale della sua compagnia, incarnazione del Capitan Buffalo che veglia sui commilitoni, i compagni, che difende i civili e una porzione di America troppo frivola, superficiale e chiusa in se stessa per accorgersi di ciò che deve a quegli uomini cui ha negato il diritto di essere considerati uguali. 
Impreziosito dalla fotografia del veterano Brent Glannon (Ombre rosse) - che sembra utilizzare il colore per slanciare proprio il senso epico della Storia e per imprimere azioni, comportamenti e umanità dei personaggi nella ormai mitica cornice della frontiera – I dannati e gli eroi conta un cast eccezionale composto per larga parte da attori che, nel cinema di John Ford, hanno spesso ricoperto il ruolo di comprimari. Non ci sono star, qui, ma ottimi interpreti che sanno imprimere agli eccellenti dialoghi e ai toccanti monologhi le sfumature giuste per un’opera fondamentalmente corale, intesa a esaltare il misconosciuto eroe.
La scoperta della verità dietro il giallo coincide con la celebrazione anti-retorica dell’America della libertà, della democrazia e degli ideali. Così si cristallizza l’universo valoriale dell’epica di Ford. Così si traduce l’attualità in storia. Così si consegna il cinema all’immortalità.

Francesca Borrione

In programmazione Martedì 7 maggio, ore 21.05, su Iris

Sezione di riferimento: Dvd & Tv


Scheda tecnica

Titolo originale: Sergeant Rutledge
Regia: John Ford
Anno: 1960
Durata: 111'
Sceneggiatura: James Warner Bellah, Willis Goldbeck
Fotografia: Brent Glennon
Musica: Howard Jackson
Attori: Jeffrey Hunter, Woody Stroode, Billie Burke, Constance Tower, Juano Hernandez

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