La guerra per il potere da sempre scatena i più bassi istinti dell’uomo, disposto a qualsiasi bassezza pur di arrivare in alto e sovrastare il prossimo, consapevole anche del fatto che chiunque può avere un prezzo. Così, come nella migliore tradizione, menzogne, intrighi di palazzo, tradimenti e congiure non possono mancare: il senatore Morris rischierà quindi di far la fine di Giulio Cesare, come il titolo del film lascia presagire, e all’oramai contaminato Stephen non resterà che prendere atto dell’accaduto, farsene velocemente una ragione ed escogitare in tutta fretta un modo per sopravvivere in un mondo dove, tutto sommato, si trova a proprio agio. Da quel che si intuisce dall’ultima inquadratura, i mal di pancia iniziali sembrano essere abbondantemente superati e già si notano i segni che il contatto con la corruzione ha scavato sul suo volto.
Le idi di marzo, quarto film di George Clooney (in veste anche di sceneggiatore), adattamento cinematografico della pièce teatrale Farragut North di Beau Willimon, è un omaggio al cinema politico degli anni settanta, nonché una ferocissima critica al sistema politico e amministrativo statunitense. Complici un’ottima sceneggiatura e inquadrature efficaci, Clooney porta a galla tutto il marcio che sta dietro la corsa al potere (e poco importa se si tratta del partito democratico o di quello repubblicano). La vera piaga della politica contemporanea, non soltanto made in the USA, sta nel fatto che il machiavellico fine che giustifica i mezzi si è ridotto al conseguimento dell’interesse personale del candidato.
L’esigenza da parte di una certa cinematografia americana di denunciare lo stato delle cose, pur non potendo fornire rapide soluzioni (che probabilmente non esistono), si è inoltre concretizzata nella serie TV targata Starz Boss, la cui prima stagione risale al 2011, anno di uscita nelle sale de Le idi di marzo. Boss narra le vicende del sindaco di Chicago Tom Kane (Kelsey Grammer), ancor più spietato del senatore Morris e del suo entourage. Il sindaco Kane priva lo spettatore dell’ultimo barlume d’illusione, poiché fa capire che il sudiciume parte da molto in basso e coinvolge la gestione del bene pubblico sin dai livelli infimi e meno importanti.
Anche se ne Le idi di marzo sono presenti gli elementi classici della tragedia, Clooney va oltre, puntando il dito sul potere mediatico che condiziona e di fatto decide l’esistenza dei rappresentanti politici, senza minimamente preoccuparsi degli effetti che potranno avere gli scoop nella loro vita privata e affettiva.
La conclusione non può che essere degna di un dramma e lasciare l’amaro in bocca. Un buon addetto all’ufficio stampa laverà in casa i panni sporchi e, nonostante la colpa vada attribuita a tutti gli attori in scena, essa ricadrà inevitabilmente sull’immancabile capro espiatorio. Il vincitore non potrà davvero dirsi tale perché ha pagato un prezzo troppo elevato per il successo. E il pubblico non potrà fare a meno di pensare che la tragica fine in realtà rappresenti l’inizio di un gioco che si farà ogni giorno più duro.
Serena Casagrande
Sezione di riferimento: Film in Tv
Scheda tecnica
Titolo originale: The Ides of March
Anno: 2011
Regia: George Clooney
Sceneggiatura: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon
Fotografia: Phedon Papamichael
Colonna sonora: Alexandre Desplat
Durata: 101’
Uscita in Italia: 16 dicembre 2011 nelle sale (il 31 agosto 2011 in prima mondiale al Festival di Venezia).
Attori: George Clooney, Ryan Gosling, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Evan Rachel Wood, Marisa Tomei