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ORE DISPERATE - Elegia western

10/4/2013

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Immagine
Della produzione di Michael Cimino, solo Il cacciatore e I cancelli del cielo sembrano trovare uno spazio nell’Olimpo cinematografico, uno perché un indiscusso capolavoro consacrato da cinque premi Oscar, l’altro in quanto fiasco commerciale capace di far fallire la United Artists. Ma che posto hanno gli altri film di Cimino? Per coloro che amano il suo modo di osservare il mondo, Ore disperate è un cult.
Uscito nel 1990, in piena restaurazione western (è l’anno di Balla coi lupi), remake dell’omonimo film del 1955 diretto da Willam Wyler con Humphrey Bogart e Fredric March, il film è passato, come previsto, sotto silenzio, collezionando un coro di critiche e censure per l’eccessiva violenza del soggetto, tanto da essere vietato ai minori. Tuttavia, Cimino ricalca l’originale soltanto nel plot, per differire subito sia nel taglio da elegia western (dove il film di Wyler è un serratissimo noir) sia nella evoluzione dei personaggi: un criminale (Mickey Rourke) evade e ripara, con la complicità del fratello (Elias Koteas) e di un amico (David Morse), in una villa di quartiere posta in vendita e abitata, ancora per poco, da una tranquilla famiglia borghese in cui rancori e silenzi colmano la totale assenza di comunicazione tra i quattro componenti. Tim (Anthony Hopkins) e Nora (Mimi Rogers) sono in crisi e la precarietà del loro matrimonio condiziona il rapporto con i due figli. L’irruzione dei tre ricercati, per quanto tragica e sconvolgente, avrà il potere di sciogliere l’intricata rete di rapporti, mettendo ciascuno dei personaggi di fronte alle proprie debolezze, paure, contraddizioni.
Il cattivo entra in casa e prende possesso dell’abitazione, rispettandola ma violandone tutte le leggi, e si mette seduto al posto di comando, spettatore-moderatore dei conflitti familiari sul punto di esplodere. È il cattivo ad essere buono, inizialmente, ed è il buono ad essere cattivo, rigido, severo, assolutamente spregevole. Finché le parti si ribaltano, e ognuno prende il posto che gli compete. Tim è il padrone di casa, il perno intorno al quale ruotano moglie e figli, una figura autoritaria e protettiva, invisibile baluardo di un’America silenziosa e cosciente. Il Male, insidiatosi in casa per minarne le basi, sputa su ciò che non ha mai avuto e che, in qualche modo, invidia.
Nell’ora e mezza di apnea, in cui i momenti da ricordare sono innumerevoli, Ore disperate può contare su una sceneggiatura non originale ma incalzante, densa di dialoghi, ritmo e tensione. Cimino si concede anche il lusso di due protagonisti perfetti: Mickey Rourke, in una delle tante sottovalutate interpretazioni, e Anthony Hopkins, la cui bravura certo non fa notizia. È lui che affronta la più interessante evoluzione, trasformandosi nell’inaspettato sceriffo della propria casa. Il film risente forse di quell’atmosfera culturale degli anni Ottanta che tanto ha influenzato il cinema americano, e la critica alla deriva della famiglia e della società si ferma dove inizia il riscatto dell’uomo comune. Ma non ci sono veri buoni o cattivi, e ciascuno viene messo di fronte alla propria coscienza. È la poetica di Michael Cimino. E, come in tutto il suo cinema, la linea tra bianco e nero, vita e morte, è stretta, sfumata e confusa.

Francesca Borrione

Sezione di riferimento: Dvd & Tv


Scheda tecnica

Titolo originale: Desperate Hours
Regia: Michael Cimino
Fotografia: Douglas Milsome
Sceneggiatura: Mark Rosenthal, Lawrence Konner, Joseph Hayes
Durata: 100 min.
Interpreti: Mickey Rourke, Anthony Hopkins, Mimi Rogers, Elias Koteas, David Morse, Kelly Lynch.

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