Così anche Baciami, stupido, che agli occhi di molti potrebbe sembrare un film minore del grande regista di origini austriache ma che in realtà non lo è affatto, si staglia nella memoria come un irresistibile valzer degli equivoci in cui semmai il cinismo wilderiano, altrove meno evidente e più celato tra una risata sfrenata e l’altra, emerge in forme più manifeste e sferzanti. La messa alla berlina delle arrancanti ambizioni borghesi è più acida che mai, e non meno aspro è il ritratto della piccolezza morale di chi si presta a bassi mezzucci per ottenere un obiettivo che lo elevi dalla sua condizione sociale (nella fattispecie una velleità artistica, naturalmente), salvo poi tirarsi indietro nel momento in cui la posta in gioco rischia di frantumare l’equilibrio conformista della sua esistenza e il quadro della propria stabilità familiare.
Un compositore desidera portare alla ribalta un suo brano servendosi di un celebre cantante suo ospite, prova a comprarselo donandogli sua moglie e facendola passare per una prostituta ma poi, temendo di perderla, tentenna. Alla fine, tutti tradiscono tutti in una salace demistificazione del sacro vincolo del matrimonio e ognuno, a suo modo, ne trae addirittura un beneficio. Un messaggio spiazzante e corrosivo a tal punto da non essere recepito all’epoca nel migliore dei modi, forse per via di un pubblico ancora impreparato.
Il film fu un flop, guarda caso proprio nel momento in cui lo humour di Wilder divenne scherno non accomodante e schiaffo moralistico in forme più acri che in passato, non rinunciando però, com’è ovvio, alla sua abilità smagliante e spigliata nel produrre ritratti caricaturali, a una sofisticatezza che non era certo assenza di fremiti e brio erotico ma che si traduceva piuttosto in un impeccabile equilibrio tra le parti.
Le catene imposte dai ruoli di classe e dalle maschere che si appongono sui volti delle persone mai come in questo film di Billy Wilder somigliano all’esilissima carta velina, pronta ad essere sollevata via in qualsiasi momento e a lasciare spazio alla vera natura contraddittoria dell’essere umano, quell’essenza che Wilder ha raffigurato in modo sempre lucido e cinico nelle sue commedie da fuoriclasse assoluto. In Baciami, stupido tutto ciò si ripresenta in forme tutt’altro che inferiori rispetto ai film precedenti di Wilder, tra gag antologiche (“Ma come mai tuo marito ti chiama caramella?” “Tu non lo sai, non mi hai mai scartata”) e caratterizzazioni memorabili: il personaggio di Orville, interpretato dal caratterista Ray Walston con indosso la T-Shirt di Beethoven, la prostituta di Kim Novak, detta Polly la Bomba, naso sempre colante e diamante all’ombelico, e un Dean Martin compiaciuto e autoironico alle prese con un personaggio sornione e fasullo, chiaramente non troppo lontano dagli effettivi tratti caratteriali dell’attore.
Baciami, stupido sarà forse meno policromo e variegato nelle invenzioni di A qualcuno piace caldo, è forse il più “viennese” dei suoi film, il più attaccato a una dialettica alternanza di interni ed esterni e forse pagò in parte il peso di questa maggiore staticità, che lo rendeva meno simile a un luna park di alcune opere precedenti del regista. In compenso però, ed è quel che più conta, tutto ciò non lo rende meno irriguardoso verso l’America più provinciale e i suoi statuti più ipocriti.
Davide Eustachio Stanzione
In onda su La 7, giovedì 15 agosto ore 23.15
Sezione di riferimento: Film in Tv
Scheda tecnica
Titolo originale: Kiss me, stupid
Regia: Billy Wilder
Sceneggiatura: Billy Wilder, I.A.L. Diamond, da L’ora della fantasia di Anna Bonacci
Fotografia: Joseph LaShelle
Montaggio: Daniel Mandell
Musiche: George Gershwin, André Previn, Ludwig van Beethoven
Anno: 1964
Durata: 125’
Interpreti: Kim Novak, Dean Martin, Ray Walston, Felicia Starr