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PICCOLA PATRIA - La terra desolata

13/2/2015

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Luisa e Renata, due amiche. Abitano nel Nordest d'Italia, in un paese dell'entroterra veneto. Sono giovani e stanche della deprimente quotidianità della provincia. Desiderano rifarsi una vita altrove, ma per andarsene ci vogliono soldi, i schei. Luisa (Maria Roveran), testarda e disinibita, lavora in un pretenzioso quanto squallido hotel e trascorre il tempo libero con Bilal (Vladimir Doda), il fidanzato di origine albanese. Renata (Roberta Da Soller) cova una rabbia sorda, dietro la quale si cela un profondo bisogno d'affetto. Fa la cameriera con l’amica e, per arrotondare lo stipendio di duecentocinquanta euro al mese, si concede a Rino (Diego Ribon), un rozzo conoscente di mezza età, che la paga in cambio di prestazioni sessuali. 
Spinta dal risentimento verso l'uomo, che chiama il “porco”, dalla sete di vendetta e dall'avidità, la ragazza elabora un piano con la complicità di Luisa. Il “porco” è invitato ad assistere a un rapporto tra l'ignaro Bilal, che è bendato, e la fidanzata. A sua insaputa, Renata lo riprende e le foto che lo incastrano, accompagnate da una lettera anonima, finiscono alla lavanderia che Rino gestisce con la sorella. A consegnare il plico con il compromettente materiale è Bilal, all’oscuro del ricatto (una richiesta di ventimila euro per pagare il silenzio e non diffondere le immagini). 
Il primo lungometraggio di finzione del documentarista Alessandro Rossetto è un racconto sincero che parla di indifferenza, desolazione, solitudine e violenza. In Piccola Patria, in concorso alla 70ª Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, spetta alla provincia (veneta) ricoprire il ruolo di protagonista. Luisa, Renata e gli altri interpreti sono figli di un microcosmo che da sempre li condiziona. Le inquadrature dall'alto che, impietose, mostrano il degrado di una terra sfruttata oltre ogni limite,  valgono più di mille argomentazioni per comprendere la decadenza interiore dei suoi abitanti, legati al territorio da un rapporto che si potrebbe definire fisico, di amore e odio. Anche la scelta dell'uso del dialetto e dei sottotitoli per la quasi totale durata del film serve a evidenziare il viscerale attaccamento alle proprie radici della popolazione (in ogni caso, nessun'altra soluzione realistica sarebbe stata possibile, almeno non in una regione dove un'elevata percentuale della popolazione preferisce esprimersi in veneto). 
Non è facile esporre i malesseri nascosti di un paesotto di campagna senza cadere nella trappola dell’enfatizzazione. Alcuni scambi di battute rischiano infatti di suonare forzati, eccessivi. Eppure la realtà è ben peggiore della finzione. Sarà paradossale, ma dialoghi e personaggi sono così autentici da risultare invece quasi artefatti. 
Fondamentale per la riuscita dell'opera è stato dunque il contributo di un notevole cast. Oltre ai già citati Roveran, Da Soller, Ribon e Doda, compaiono Mirko Artuso (il padre di Luisa), Lucia Mascino (la madre), Nicoletta Maragno (la sorella di Rino) e Giulio Brogi.
Il minuscolo mondo di Piccola Patria è una comunità chiusa, alla quale Luisa e Renata non sentono più di appartenere. Ma il desiderio di scappare è dettato dalla noia, non dalla spontanea necessità di libertà, concetto di cui è probabile non conoscano il vero significato (e che forse confondono con il “poter fare ciò che si vuole”). Nasce dall’istinto dell’animale in gabbia il loro piano di fuga, non da un progetto. Certo, sono prive dell’atavica avversione nei confronti degli estranei che caratterizza le piccole località, ma pure sotto questo aspetto non possiedono una reale consapevolezza del valore intrinseco dell'essere umano. Tant’è che non esiteranno a sacrificare Bilal, sfruttando a proprio vantaggio la sua nazionalità albanese. Cosa vogliono allora le due ragazze? Soldi? Dal fallito ricatto escono perdenti. Amore? Renata sembra incapace di provare alcun tipo di sentimento, Luisa ha coinvolto il fidanzato in un intrigo meschino (e si pente quando è ormai troppo tardi). 
Il merito di Alessandro Rossetto sta quindi nell'aver saputo “smascherare” la provincia (veneta e di qualsiasi altra parte del mondo), dove si annidano piaghe che possono trasformare un uomo in un mostro: la noia e l'indifferenza.
Apre e chiude il film la voce fuori campo del coro I Crodaioli che canta: “Vardete intorno”. Un messaggio potente, dato che in Piccola Patria l'identificazione tra territorio e protagonisti costituisce un'importante chiave di lettura.          

“Vardete intorno.” Purtroppo, intorno, non esiste che il vuoto.

Serena Casagrande

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Scheda tecnica

Titolo originale: Piccola patria
Anno: 2013
Regia: Alessandro Rossetto
Sceneggiatura: Alessandro Rossetto, Caterina Serra, Maurizio Braucci.
Fotografia: Daniel Mazza
Montaggio: Jacopo Quadri
Durata: 110'
Interpreti principali: Maria Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Diego Ribon, Lucia Mascino, Mirko Artuso, Nicoletta Maragno, Giulio Brogi. 

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