Dopo una lite furiosa, la coppia si lascia e Ching decide di andarsene di casa. Yui invece chiama un taxi per dirigersi alla stazione di polizia; tuttavia, una volta sbollita la rabbia, ci ripensa e chiede al tassista di tornare indietro. Lungo il tragitto nota la sua auto. Non appena apre il bagagliaio, al posto delle valigie trova un uomo sanguinante che gli punta contro un'arma. Il ladro fa parte di una banda di spietati criminali cinesi, corrieri della droga giunti ad Hong Kong per un affare.
Dato che Yui è un infermiere, i malviventi, capeggiati dal feroce Wah (Zhiwen Wang), lo rapiscono per curare il loro compagno ferito. Nel frattempo Ching capisce che al suo ragazzo è accaduto qualcosa di grave. Dapprima si rivolgerà alle forze dell'ordine, che però non la degneranno della minima attenzione, poi andrà alla ricerca del partner per proprio conto. Una scelta che finirà per invischiarla in una storia maledetta, intrisa di malvagità e di violenza allo stato puro.
Il regista hongkonghese Pou-Soi Cheang, poco conosciuto in Italia, ha diretto film che spaziano dall'horror al thriller, dall'action movie al fantasy, dalla commedia al dramma. Love Battlefield (2004) non figura tra i suoi titoli più noti (come Dog Bite Dog, Motorway, Accident e il fantasy 3D The Monkey King), ma ha il merito di fondere due generi, il sentimentale nella primissima parte del racconto e il tipico action movie made in Hong Kong in seguito, creando un'ottima combinazione. Se, infatti, fino all'episodio del furto dell'auto siamo in presenza di un mélo che analizza le problematiche di coppia di Yui e Ching, in un secondo tempo la narrazione esegue una brusca sterzata lasciando spazio a immagini sanguinolente e scene di violenza gratuita.
Una Hong Kong dai toni blu osserva impassibile la vicenda, mentre la polizia brancola nel buio (e l'autore non si lascia di certo sfuggire l'occasione per sottolineare l'inettitudine e l'incapacità delle forze dell'ordine del suo Paese). La storia, che si svolge nell'arco di un solo giorno, prosegue attraverso colpi di scena e casualità, senza una trama ben delineata. L'uso continuo di flashback e la pregevole tecnica registica consentono di mantenere un ritmo vorticoso e incalzante per tutta la durata del film. Toccante e devastante il finale, con le parole di Yui e Ching in sottofondo: “Se vogliamo che il nostro amore possa durare, dovremo lottare fino all'ultimo respiro”.
Pou-Soi Cheang ci regala dunque un'opera nella quale la violenza, che esplode all'improvviso e distrugge la routine giornaliera, fa riavvicinare un coppia fragile, soffocata proprio dalla quotidianità. Il rapporto tra Yui e Ching si è inaridito senza che i due abbiano avuto modo di accorgersene; al contrario invece la relazione tra il bandito Wah e la moglie incinta (Hailu Qin) appare solida. E quando Yui realizza di aver sempre dato per scontata la presenza di Ching, urla a Wah: “È colpa della mia cattiva sorte se ti ho incontrato, ma lei non lo meritava. Non dovevi coinvolgerla. Ho fatto tutto quello che potevo, ho cercato di salvarvi. Ho obbedito alle vostre richieste, ma per lei non ho fatto abbastanza. Ho fatto più per voi che per lei”.
Serena Casagrande
Sezione di riferimento: Cinema dal mondo
Scheda tecnica
Titolo originale: Ai zuozhan
Anno: 2004
Regia: Pou-Soi Cheang
Sceneggiatura: Kam-Yuen Szeto, Jack Ng.
Montaggio: Angie Lam
Durata: 96'
Interpreti principali: Eason Chan, Niki Chow, Zhiwen Wang, Hailu Qin, Raymond Wong, Kenny Kwan, Carl Ng.