Il regista iraniano dirige il suo film negli spazi fisici e reali della Georgia, che da ex paese appartenente a un sistema totalitario appare una terra ideale per rappresentare la vicenda di The President. I suoi spazi, la piattezza delle campagne e i volti duri e segnati degli attori sono perfetti per veicolare il messaggio che Makhmalbaf vuole recapitare allo spettatore. Questo suo lavoro, infatti, inscena eventi che hanno avuto luogo in molte nazioni in passato e che sfortunatamente continueranno ad accadere in futuro. Ci sono dei momenti particolari e precisi che sono comuni a queste rivolte e che raramente sono conchiuse all’interno di una sola realtà. Dittatura, oppressione e povertà conducono a una rottura che genera, a sua volta, ulteriore violenze all’interno delle varie correnti e idee che l’hanno generata.
Makhmalbaf decide di focalizzarsi sulla tragedia vissuta da quella fetta di popolazione che (soprav)vive, o che cerca di farlo, in mezzo alle violenze perpetrate dal tiranno e dai rivoluzionari: «dopo aver vissuto un decennio in nazioni differenti, il mio cuore non batte esclusivamente per una sola. Essere a conoscenza di ciò che accade in Siria mi colpisce esattamente come ciò che succede in Libia, Egitto, Iran, Iraq o Afghanistan, o qualsiasi luogo nel mondo».
Misha, il Presidente in fuga, non è solo nel suo tentativo di raggiungere la salvezza; è accompagnato dal nipotino Dachi, rimastogli accanto dopo che il resto della famiglia è riuscito a fuggire. Insieme vagano per i paesaggi che prima gli appartenevano, e hanno modo di incontrare la popolazione sottomessa e costretta alla povertà. Misha è costretto a nascondere la propria identità fingendosi un musicista di strada; ciò gli consente di sopravvivere e di comprendere direttamente le condizioni in cui versavano i suoi sudditi. The President è infatti un film in cui i luoghi hanno un valore particolare; essi sono spazi su cui per anni si è riflesso il potere in tutta la sua forza, impoverendo e segnando popolo e territorio. Il vagare di Misha è veicolo di conoscenza per lui – figura che a tratti fa trasparire un certo rimorso – e per lo spettatore, che ha modo di visitare con gli occhi il sudore, le rughe e le lacrime degli oppressi, ognuno dei quali non si esime certo dall’esternare i propri sogni di vendetta nei confronti dell’ex dittatore.
Misha e Dachi, insieme, rappresentano anche passato e futuro di una nazione, il vecchio che è senza troppi chiaroscuri il male e il nuovo, il bambino, che rappresenta l’innocenza cresciuta all’interno di un ambiente tirannico, ma che può ancora esimersi per un futuro migliore.
The President, presentato all’edizione 2014 del Festival di Venezia, è un’opera filmica che non si esime dal mostrare le violenze perpetrate da un despota e quelle infuocate delle rivoluzioni che cercano di rovesciare una dittatura. Nel mezzo, disperata e vittima, sta una parte di popolazione che come nella Siria odierna, o nei paesi delle varie Primavere Arabe, è destinata a soffrire senza possibilità di scelta.
Emanuel Carlo Micali
Sezione di riferimento: Cinema dal mondo
Scheda tecnica
Titolo originale: The President
Anno: 2014
Regia: Mohsen Makhmalbaf
Sceneggiatura: Mohsen Makhmalbaf, Marziyeh Meshkiny
Musica: Christian Siddell
Fotografia: Konstantine-Mindia Esadze
Durata: 119’
Uscita italiana: 30 agosto 2014
Attori principali: Mikheil Gomiashvili, Dachi Orvelashvili