Non è certo casuale se continuiamo a porre l’accento su questa incredibile e micidiale arte marziale resa famosa a livello internazionale proprio dai tre film (più un quarto all’orizzonte) girati da Evans, che a sua volta deve a essa la sua notorietà e il fatto di essere ormai divenuto un regista di culto per la stragrande maggioranza degli appassionati del genere.
In questo sequel del fortunato film del 2011 ritroviamo l’agente di polizia Rama che, dopo essere sopravvissuto al sanguinoso blitz nel condominio fortezza, abitato da una temibile banda di spacciatori capeggiata da un signore della droga, viene spedito in prigione sotto copertura dal suo diretto superiore. Il suo obiettivo è quello di “agganciare” Uco, il figlio di un potente boss a capo di un’organizzazione criminale che ha sul libro paga politici senza scrupoli e funzionari di polizia corrotti. Per Rama – che da infiltrato ha cambiato il suo nome in Yuda (esattamente come si chiamava il personaggio interpretato da Iko Uwais in Merantau) - è solo l’inizio di una lunga, complicata e rischiosissima missione dove si troverà solo contro tutti.
Se la trama suona familiare il motivo è presto detto, dal momento che ha forti analogie e assonanze con Infernal Affairs, il cult hongkonghese rifatto pochi anni dopo a Hollywood da Martin Scorsese e omaggiato in parte anche in New World, pellicola sudcoreana diretta nel 2013 da Park Hoon-jung.
Rispetto ai titoli citati il lavoro di scrittura che sta alla base di The Raid 2 , oltre a essere derivativo, è senz’altro meno ispirato e compatto. Il primo capitolo - The Raid: Redemption uscito qui da noi direttamente in homevideo - era un action folgorante, secco ed essenziale, che non si poneva certo grandi pretese in merito agli sviluppi narrativi, al contrario di quanto accade in questo sequel, decisamente più ambizioso, a cominciare dalla durata monstre di due ore e mezza che a conti fatti risulta un po’ eccessiva. L’intreccio narrativo a volte sembra un po’ troppo forzato, quasi come se fosse solo un pretesto per inanellare una sequenza di combattimento dopo l’altra.
Chi ha visto Merantau e soprattutto The Raid sa bene di cosa sia capace Gareth Evans, attualmente uno dei migliori registi in circolazione nel riprendere e filmare le scene d’azione. In questo secondo capitolo il gallese è riuscito addirittura a superarsi e alzare ulteriormente l’asticella, con una serie di sequenze pazzesche girate al limite dell’impossibile (vedere per credere il combattimento nell’abitacolo di un’auto lanciata a folle velocità). Le coreografie dei combattimenti, a dir poco perfette, sono orchestrate con incredibile maestria e perizia tecnica, la messa in scena è potente, talvolta straordinaria e ricorda a tratti, specialmente per l’uso del colore e per alcune ambientazioni, quella di Only God Forgives, l’ultimo film di Nicolas Winding Refn.
Insomma, gli amanti del genere arrivano al termine della visione estasiati e appagati, con ancora impresse negli occhi le immagini della feroce lotta nel fango nel cortile del penitenziario, o dei cruenti scontri in metropolitana a suon di martellate oppure del lungo, violentissimo ed epocale scontro finale con Rama/Yuda impegnato nell’affrontare i nemici di turno (via via sempre più forti e temibili per rispettare i “topoi” del genere).
In definitiva, seppur con qualche riserva legata allo script di partenza e alla durata, la non facile missione di Gareth Evans di non sfigurare al cospetto dell’ingombrante capitolo precedente può dirsi pienamente riuscita. Adesso non resta che attendere il terzo tassello della trilogia, per sapere cosa s’inventerà il regista gallese per riuscire a sorprendere nuovamente i suoi seguaci, sempre più numerosi ed esigenti.
Boris Schumacher
Sezione di riferimento: Cinema dal mondo
Scheda tecnica
Titolo originale: The Raid 2: Berandal
Anno: 2014
Regia: Gareth Evans
Sceneggiatura: Gareth Evans
Fotografia: Dimas Imam Subhono, Matt Flannery
Montaggio: Gareth Evans
Durata: 150’
Interpreti principali: Iko Uwais, Yayan Ruhian, Arifin Putra