Costruito sull’alternanza di due tempi, presente e passato, Wish you were here racconta il cerchio interrotto attorno alla scomparsa dell’australiano Jeremy (Anthony Starr) durante un viaggio in Cambogia; il resto è il dramma dei tre amici che si trovavano con lui, il loro ritorno a casa come persone totalmente cambiate, inquiete, avvolte da una nube di dolore e incertezza difficile da dissipare.
“Vorrei che fossi qui”, recita il titolo del film. Ma Jeremy non c’è, e la sua è la presenza-assenza più rumorosa. Sua è l’ombra invisibile che si annida nelle vite di Alice (Felicity Price), del marito Dave (Joel Edgerton) e della sorella Steph (Teresa Palmer), che di Jeremy è la fidanzata. Loro agiscono come i sopravvissuti a una tragedia inspiegabile, creature perse dentro il proprio vuoto, combattuti tra il desiderio di indagare sulla scomparsa dell’amico e la necessità di elaborarne la perdita per guardare avanti. Jeremy ha lasciato un buco nel quale nessuno ha il coraggio di guardare, forse per la paura di trovare la verità nel malcelato senso di colpa.
Wish you were here è un percorso compiuto verso la consapevolezza degli eventi del passato, un mystery che ricostruisce la frammentata trama gialla procedendo per flashback e che finisce poi con il diventare un dramma romantico sul tradimento, l’ambiguità delle relazioni amorose e la responsabilità delle scelte individuali.
Incerto se seguire una strada o l’altra, il film forse si perde un po’ quando arriva il momento di prendere una decisione. Non ci sono colpi di scena né eventi inaspettati; al contrario uno spettatore minimamente attento può subito captare che le svolte della trama, legate a verità che i personaggi tengono nascoste, siano snodi narrativi necessari ad accompagnarci verso un finale drammatico e pacificatore. Ciascuno dei protagonisti possiede un pezzo del puzzle, per arrivare all’alba della scomparsa di Jeremy, alla soluzione dell’enigma, all’espiazione del peccato e a una dolorosa catarsi.
Interessante il taglio voluto dal regista, con i continui flashback della Cambogia dalla doppia faccia, una cartolina turistica le cui vedute nascondono in realtà scorci assai poco idilliaci. La Cambogia non è il Vietnam de Il cacciatore, ma certe atmosfere estreme sembrano - pur involontariamente - richiamare il film di Michael Cimino. Ambienti soffocanti, crudi e clandestini che trasudano sangue e guai, con i colori splendidamente fotografati da Jules O'Loughlin; luoghi appartati e omertosi dove si compie l’indicibile. Nulla che non sia preannunciato, nulla che non ci si aspetti, ma il pur inevitabile svelamento della verità è descritto con la giusta tensione drammatica.
Uno degli aspetti più riusciti risiede nella costante contrapposizione tra l’idea di casa e il ricordo della parentesi cambogiana, tra la vita ordinaria che cerca stentatamente di riprendere il suo corso e quel frammento di follia appassionata ed esotica, accaduto nel passato e così ostinatamente arpionato nel presente. La distanza non è solo temporale, tra momenti e spazi così diversi; sembra quasi che le vite dei personaggi siano scollate, tra un prima e un dopo la scomparsa di Jeremy. Vite prive di continuità e legate solo dal vuoto. Ecco l’importanza di scelte scenografiche suggestive e contrastanti, e di una fotografia che alterna i colori naturali dell’Australia a quelli caldi della Cambogia.
Più di tutto, tuttavia, risalta la performance del quartetto di attori. Non si tratta di una sciarada né di un testo teatrale, eppure Wish you were here conta sull’alchimia e sulla capacità del cast di creare coralmente, quasi come attorno a un fuoco, la figura del personaggio assente e le ombre e i misteri incandescenti che brillano attorno a quella sagoma.
Combattute e introspettive le performance di Joel Edgerton e Teresa Palmer, che si dipanano su registri interpretativi simili, mentre più toccante ed emotiva è la prova di Felicity Price. Ad Anthony Starr la missione (compiuta) di far risultare indimenticabile il suo Jeremy anche solo con una manciata di scene all’attivo.
Da sottolineare lo sforzo produttivo compiuto per un film interessante e piccolo come questo. Si tratta di un’opera autenticamente indipendente, prodotta dalla Blue-Tongue Films, società di Joel Edgerton che lavora come un vero e proprio collettivo, con attori e registi legati gli uni agli altri da rapporti professionali di valore (a loro si deve anche il sopracitato e bellissimo Animal Kingdom).
Wish you were here conferma il fermento creativo del cinema australiano, capace non solo di esportare attori, ma di intuire, investire e rischiare. La libertà dell’indie.
Francesca Borrione
Sezione di riferimento: Cinema dal mondo
Scheda tecnica
Titolo originale: Wish you were here
Regista: Kieran Darcy-Smith
Sceneggiatura: Kieran Darcy-Smith, Felicity Price
Attori: Joel Edgerton, Teresa Palmer, Felicity Price, Anthony Starr
Fotografia: Jules O’ Laughlin
Scenografia: Alex Holmes
Montaggio: Jason Ballantine
Durata: 89'
Anno: 2012