Anche i nani hanno cominciato da piccoli è in assoluto il film più provocatorio e disturbante di Werner Herzog. Più di novanta minuti tutti incentrati su nani malefici che danno libero sfogo a un campionario di sadismo interminabile e inaudito, sfasciano tutto ciò che si ritrovano a portata di mano, urlano e sghignazzano compiaciuti delle loro azioni turpi, sguazzando in un marasma di crudeltà in cui ogni forma di umano raziocinio è stata ormai messa al bando.
Un microuniverso di soli nani come quello cui Herzog dà corpo si presterebbe - e di fatto a suo tempo si è prestato - a essere tacciato di compiacimento e di uso furbastro e strumentale della condizione di minorità fisica, con domande del tipo: perché proprio i nani e per di più solo e soltanto loro? Sono davvero così necessari? E se al loro posto ci fossero stati degli umani “normali”, la forza vera o presunta del film sarebbe stata la stessa? Domande a essere sinceri di assai dubbio valore, alle quali si può rispondere sinteticamente tirando in ballo un elemento che al cinema conta moltissimo, specie nell’ambito di una poetica radicale come quello herzoghiana: l’importanza del gesto cinematografico, dell’atto di girare come slancio e motore anzitutto etico, anche e soprattutto nelle scelte più rischiose e meno conciliatorie.
La decisione di fare un film con protagonisti dei soli nani, dunque, contiene in sé la volontà specifica di proporre un mondo dall’etica ribaltata, in cui l’anti-etica senza via d’uscita ha preso il sopravvento a tal punto da poter ammettere e avallare solo degli scherzi della natura. E allora ecco sopraggiungere l’uso funzionale e simbolico della deformità, sulla scia di quell’idea morale relativa ai nani contenuta anche in un celebre verso di De André che è perfino superfluo citare, tanto è iconico e risaputo.
I folletti pestilenziali di Werner Herzog rappresentano dunque il collasso anarchico di ogni buon senso, la legittimazione di qualsiasi stomachevole stortura che detenga il potere o che lo faccia proprio con gesti gretti o poco leciti. I freaks respingenti di Herzog conquistano la ribalta assoluta della scena, compiendo una sorta di vendetta contro una società e un immaginario che tendono ad escluderli da qualsiasi loro segmento.
Le vocine campionate, l’aggredire le carcasse, il massacro di un maiale e la crocifissione di una scimmia: Anche i nani hanno cominciato da piccoli sarà anche un trip profondamente inquietante, al quale tanto devono certe atmosfere lynchane e moltissimi aspetti dello sguardo sul mondo e sul cinema di Harmony Korine (che di Herzog è amico e compagno di merende), ma è anche un pamphlet lucido e spietato come pochissimi altri nella storia del cinema. Il film più swiftiano della filmografia di Herzog, un trattatello all’acido muriatico che nella dimensione iperrealistica lascia filtrare perfino una vena satirica impossibile e per certi versi impensabile. Eppure è innegabile che allo shock reiterato all’infinito di un film che non concede tregue o sconti, circolare fino allo stremo e uguale a se stesso dall’inizio alla fine, si vada ad affiancare uno humour distruttivo che odora di disfattismo e pessimismo cosmico nei riguardi dell’uomo e del suo destino.
La Natura matrigna appare definitivamente corrosa dal veleno che la corrompe, le galline mangiano altre galline ormai cadaveri, ne soffocano altre ancora, insolentiscono loro simili già azzoppate, infierendo in nome di un male necessario. Tutto buono, tutto giusto, tutto ammissibile, in un modo o nell’altro: una sarabanda di orrori in cui tutto è cominciato in un tempo lontanissimo, considerando anche che i nani, come dopotutto recita il titolo, hanno iniziato da piccoli, ossia da sempre, fin da quando sono venuti al mondo, condannati (d)alla loro condizione di eterna fissità e bassezza fisica.
È un film imprigionato nelle sue spire serpentesche, Anche i nani hanno cominciato da piccoli. Un vero e proprio incubo senza spiegazione o ragione (d’esistere), alogico ma a suo modo obbligatorio e necessario, come tutti i brutti sogni veramente autentici, che più spesso di quanto si creda finiscono con l’essere rivelatori di qualcosa che forse in fondo sappiamo ma che non possiamo né vogliamo ammettere. In quel dromedario incapace di rialzarsi c’è racchiusa e rannicchiata un’umanità instabile e malferma, che non può più vantare una sicurezza tale nei propri mezzi da ergersi in piedi con decisione, privata della speranza per il futuro che ha da venire e schiava del sonno della sua stessa ragione.
Davide Eustachio Stanzione
Sezione di riferimento: Special Werner Herzog
Scheda tecnica
Titolo originale: Auch Zwerge haben klein angefangen (Even Dwarfs Started Small)
Anno: 1970
Regia: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Thomas Mauch
Montaggio: Maximiliane Mainka
Durata: 96'
Interpreti principali: Helmut Döring, Gerd Gickel, Paul Glauer
Un microuniverso di soli nani come quello cui Herzog dà corpo si presterebbe - e di fatto a suo tempo si è prestato - a essere tacciato di compiacimento e di uso furbastro e strumentale della condizione di minorità fisica, con domande del tipo: perché proprio i nani e per di più solo e soltanto loro? Sono davvero così necessari? E se al loro posto ci fossero stati degli umani “normali”, la forza vera o presunta del film sarebbe stata la stessa? Domande a essere sinceri di assai dubbio valore, alle quali si può rispondere sinteticamente tirando in ballo un elemento che al cinema conta moltissimo, specie nell’ambito di una poetica radicale come quello herzoghiana: l’importanza del gesto cinematografico, dell’atto di girare come slancio e motore anzitutto etico, anche e soprattutto nelle scelte più rischiose e meno conciliatorie.
La decisione di fare un film con protagonisti dei soli nani, dunque, contiene in sé la volontà specifica di proporre un mondo dall’etica ribaltata, in cui l’anti-etica senza via d’uscita ha preso il sopravvento a tal punto da poter ammettere e avallare solo degli scherzi della natura. E allora ecco sopraggiungere l’uso funzionale e simbolico della deformità, sulla scia di quell’idea morale relativa ai nani contenuta anche in un celebre verso di De André che è perfino superfluo citare, tanto è iconico e risaputo.
I folletti pestilenziali di Werner Herzog rappresentano dunque il collasso anarchico di ogni buon senso, la legittimazione di qualsiasi stomachevole stortura che detenga il potere o che lo faccia proprio con gesti gretti o poco leciti. I freaks respingenti di Herzog conquistano la ribalta assoluta della scena, compiendo una sorta di vendetta contro una società e un immaginario che tendono ad escluderli da qualsiasi loro segmento.
Le vocine campionate, l’aggredire le carcasse, il massacro di un maiale e la crocifissione di una scimmia: Anche i nani hanno cominciato da piccoli sarà anche un trip profondamente inquietante, al quale tanto devono certe atmosfere lynchane e moltissimi aspetti dello sguardo sul mondo e sul cinema di Harmony Korine (che di Herzog è amico e compagno di merende), ma è anche un pamphlet lucido e spietato come pochissimi altri nella storia del cinema. Il film più swiftiano della filmografia di Herzog, un trattatello all’acido muriatico che nella dimensione iperrealistica lascia filtrare perfino una vena satirica impossibile e per certi versi impensabile. Eppure è innegabile che allo shock reiterato all’infinito di un film che non concede tregue o sconti, circolare fino allo stremo e uguale a se stesso dall’inizio alla fine, si vada ad affiancare uno humour distruttivo che odora di disfattismo e pessimismo cosmico nei riguardi dell’uomo e del suo destino.
La Natura matrigna appare definitivamente corrosa dal veleno che la corrompe, le galline mangiano altre galline ormai cadaveri, ne soffocano altre ancora, insolentiscono loro simili già azzoppate, infierendo in nome di un male necessario. Tutto buono, tutto giusto, tutto ammissibile, in un modo o nell’altro: una sarabanda di orrori in cui tutto è cominciato in un tempo lontanissimo, considerando anche che i nani, come dopotutto recita il titolo, hanno iniziato da piccoli, ossia da sempre, fin da quando sono venuti al mondo, condannati (d)alla loro condizione di eterna fissità e bassezza fisica.
È un film imprigionato nelle sue spire serpentesche, Anche i nani hanno cominciato da piccoli. Un vero e proprio incubo senza spiegazione o ragione (d’esistere), alogico ma a suo modo obbligatorio e necessario, come tutti i brutti sogni veramente autentici, che più spesso di quanto si creda finiscono con l’essere rivelatori di qualcosa che forse in fondo sappiamo ma che non possiamo né vogliamo ammettere. In quel dromedario incapace di rialzarsi c’è racchiusa e rannicchiata un’umanità instabile e malferma, che non può più vantare una sicurezza tale nei propri mezzi da ergersi in piedi con decisione, privata della speranza per il futuro che ha da venire e schiava del sonno della sua stessa ragione.
Davide Eustachio Stanzione
Sezione di riferimento: Special Werner Herzog
Scheda tecnica
Titolo originale: Auch Zwerge haben klein angefangen (Even Dwarfs Started Small)
Anno: 1970
Regia: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Thomas Mauch
Montaggio: Maximiliane Mainka
Durata: 96'
Interpreti principali: Helmut Döring, Gerd Gickel, Paul Glauer