A sette anni dal suo lungometraggio d'esordio, L'Apprenti, interessante fotografia di un percorso di formazione, Samuel Collardey ha presentato a Venezia 72 nella sezione Orizzonti il delicato e intenso Tempête, racconto che ha come fulcro la figura di un uomo e di un padre, Dominique Leborne (protagonista nella visione filmica e nella realtà, alla sua prima e ben riuscita prova attoriale), che a sua volta ha a cuore come centro totalizzante e finalizzante del suo essere il legame con i due personaggi secondari (ma con ruolo chiave), Maylis e Mattéo, anch'essi interpreti di se stessi nonché suoi veri figli nella vita.
Dominique, 38 anni, è un pescatore di Les Sables d'Olonne, cittadina della Loira nella Francia Occidentale. Si trova a scontrarsi contro gli scogli di una situazione difficile, a causa di un avvenimento destinato a lasciare il segno e incrinare gli equilibri delicati che fino ad allora avevano costituito le dinamiche portanti del nucleo familiare. A un anno dalla separazione con la moglie, vissuto con i due figli adolescenti di cui ha ottenuto l'affidamento in quanto loro stessi hanno scelto di rimanere con lui, Maylis rimane incinta. Le circostanze che prenderanno forma in seguito, e il rendersi conto della sua assenza in un momento fondamentale e cruciale per la figlia, danno il via a una serie di decisioni esistenziali che lo porteranno a mettersi totalmente in discussione con se stesso e ad affrontare scelte stravolgenti, fino a lasciare l'unico lido in cui da sempre si sono annidate le sue sicurezze: il mare.
L'uomo che fino ad allora è stato un padre/amico e che ha convissuto momenti e situazioni propri di un passaggio adolescenziale insieme ai figli, ma pur sempre con l'autorevolezza di un adulto, dimostra di saper fronteggiare il cambiamento con la stessa forza e atteggiamento con cui ha sempre contrastato la durezza di quel mare che l'ha plasmato e forgiato fin dall'infanzia. Assumendo tutte le conseguenze che derivano dalle sue decisioni, frenate dalle ristrettezze economiche e dettate dalla finalità di essere più presente nella vita dei figli, Dominique prova comunque a mantenere solido il legame con loro, dando prova di grande dignità e coerenza, nonostante comprensibili e umane mancanze e difetti, affermando così la sua capacità di offrire a tinte sfumate coraggio, trasporto e tenerezza.
A fare da sfondo, su tutto, rimane sempre l'Oceano Atlantico, altro protagonista principale e punto fermo dell'esistenza di Dominique, a decidere delle sue sorti come una figura fondamentale che impone la cadenza a tutta la vicenda, intervallando le soste a terra in cui prendersi cura dei figli e condividere momenti di vita quotidiana a suggello del loro rapporto e le lunghe, obbligate e dure settimane in mare in cui dover far fronte alle sue responsabilità. A lasciare intendere ancora una volta che, così come è l'uomo a doversi piegare alle sue imperturbabili leggi e ad adattarsi ai suoi ritmi per vivere e sopravvivere, così deve saper fare anche con la vita. Dominique deve accettare il cambiamento, senza opporre resistenza per non essere travolto dalle onde del destino, che altrimenti lo risucchierebbero inesorabili nei loro gorghi portandolo al largo e facendogli perdere di vista la spiaggia, investita del significato di ciò che assume realmente importanza nella vita e di ciò che resta veramente: gli affetti più cari.
Il terzo lavoro di Collardey non smentisce le caratteristiche che hanno contraddistinto il progetto delle sue precedenti opere, riproponendone la stessa efficace e ben riuscita matrice, funzionale all'intento estetico e di messa in scena perseguito dal regista. Sovrapponendo una miscellanea di elementi estratti ed elaborati dalla vita reale e facendo sfumare il confine tra documentario e fiction, Collardey ottiene il risultato di trasmettere con immediatezza empatica (benché senza picchi emotivi durante tutta la narrazione) le sensazioni che transitano dagli occhi del protagonista allo spettatore, riuscendo con efficacia a coinvolgerlo e renderlo partecipe in modo diretto, con uno stile privo di orpelli e fronzoli inutili. Una scelta derivante proprio dalla ricerca di semplicità e verosimiglianza con la realtà.
Come il cineasta ha affermato durante la conferenza stampa veneziana, da tempo desiderava fare un film sulla pesca insieme alla sceneggiatrice Catherine Paillé, che è originaria proprio di Les Sables d'Olonne, dove è ambientato il film. Quando ha conosciuto Leborne ha subito capito che era la persona che cercava. Dalla situazione e dall'esperienza che ha avuto con i figli del protagonista è stata tratta la sceneggiatura, attingendo i dialoghi direttamente da frasi e comportamenti che l'uomo ha nella realtà. Collardey racconta di aver vissuto in casa di Dominique e di aver seguito la sua vita, a cominciare dal suo lavoro sopra il peschereccio, estrapolando il materiale interessante che emergeva e consegnandolo alla sceneggiatrice, girando di volta in volta anche filmati di stile prettamente documentaristico da inserire nel lavoro.
Tutti e tre i protagonisti si sono rivelati più che all'altezza della loro prova attoriale d'esordio, pur brillando senza dubbio sulle altre quella di Dominique Leborne, vincitore del premio come miglior attore nella sezione Orizzonti (foto in alto a sinistra). L'interprete si è commosso in sala al termine della proiezione del film, di fronte a un pubblico che lo ha applaudito per lunghi minuti.
Da ricordare anche, per chiudere con una nota di tenerezza e confermare il timbro con cui sono state effettuate tutte le riprese, le considerazioni di Collardey sulle motivazioni che hanno spinto in particolare la figlia sedicenne di Leborne a calarsi nel ruolo di stessa davanti allo schermo, con effetti e risvolti sorprendenti poi anche nella vita: “Quando abbiamo cominciato le riprese, il rapporto tra Dominique e la figlia non era dei migliori. Vi era una crisi di fiducia e i due si stavano allontanando. Lei alla fine ha accettato per due motivi: se rinunciava ero costretto a chiamare un’attrice a recitare la sua vita, questo era il primo motivo; il secondo era legato al fatto che parlare della propria vita a delle persone davanti a una macchina da presa consente di dire cose che si fa fatica a dire in faccia. In pratica, in questo modo, sono riuscito a farli riavvicinare”.
Amanda Crevola
Sezione di riferimento: Venezia 72
Scheda tecnica
Titolo originale: Tempête
Anno: 2015
Regia: Samuel Collardey
Durata: 89'
Sceneggiatura: Samuel Collardey, Catherine Paillé
Attori: Dominique Leborne, Matteo Leborne, Mailys Leborne
Fotografia: Samuel Collardey
Montaggio: Julien Lacheray
Dominique, 38 anni, è un pescatore di Les Sables d'Olonne, cittadina della Loira nella Francia Occidentale. Si trova a scontrarsi contro gli scogli di una situazione difficile, a causa di un avvenimento destinato a lasciare il segno e incrinare gli equilibri delicati che fino ad allora avevano costituito le dinamiche portanti del nucleo familiare. A un anno dalla separazione con la moglie, vissuto con i due figli adolescenti di cui ha ottenuto l'affidamento in quanto loro stessi hanno scelto di rimanere con lui, Maylis rimane incinta. Le circostanze che prenderanno forma in seguito, e il rendersi conto della sua assenza in un momento fondamentale e cruciale per la figlia, danno il via a una serie di decisioni esistenziali che lo porteranno a mettersi totalmente in discussione con se stesso e ad affrontare scelte stravolgenti, fino a lasciare l'unico lido in cui da sempre si sono annidate le sue sicurezze: il mare.
L'uomo che fino ad allora è stato un padre/amico e che ha convissuto momenti e situazioni propri di un passaggio adolescenziale insieme ai figli, ma pur sempre con l'autorevolezza di un adulto, dimostra di saper fronteggiare il cambiamento con la stessa forza e atteggiamento con cui ha sempre contrastato la durezza di quel mare che l'ha plasmato e forgiato fin dall'infanzia. Assumendo tutte le conseguenze che derivano dalle sue decisioni, frenate dalle ristrettezze economiche e dettate dalla finalità di essere più presente nella vita dei figli, Dominique prova comunque a mantenere solido il legame con loro, dando prova di grande dignità e coerenza, nonostante comprensibili e umane mancanze e difetti, affermando così la sua capacità di offrire a tinte sfumate coraggio, trasporto e tenerezza.
A fare da sfondo, su tutto, rimane sempre l'Oceano Atlantico, altro protagonista principale e punto fermo dell'esistenza di Dominique, a decidere delle sue sorti come una figura fondamentale che impone la cadenza a tutta la vicenda, intervallando le soste a terra in cui prendersi cura dei figli e condividere momenti di vita quotidiana a suggello del loro rapporto e le lunghe, obbligate e dure settimane in mare in cui dover far fronte alle sue responsabilità. A lasciare intendere ancora una volta che, così come è l'uomo a doversi piegare alle sue imperturbabili leggi e ad adattarsi ai suoi ritmi per vivere e sopravvivere, così deve saper fare anche con la vita. Dominique deve accettare il cambiamento, senza opporre resistenza per non essere travolto dalle onde del destino, che altrimenti lo risucchierebbero inesorabili nei loro gorghi portandolo al largo e facendogli perdere di vista la spiaggia, investita del significato di ciò che assume realmente importanza nella vita e di ciò che resta veramente: gli affetti più cari.
Il terzo lavoro di Collardey non smentisce le caratteristiche che hanno contraddistinto il progetto delle sue precedenti opere, riproponendone la stessa efficace e ben riuscita matrice, funzionale all'intento estetico e di messa in scena perseguito dal regista. Sovrapponendo una miscellanea di elementi estratti ed elaborati dalla vita reale e facendo sfumare il confine tra documentario e fiction, Collardey ottiene il risultato di trasmettere con immediatezza empatica (benché senza picchi emotivi durante tutta la narrazione) le sensazioni che transitano dagli occhi del protagonista allo spettatore, riuscendo con efficacia a coinvolgerlo e renderlo partecipe in modo diretto, con uno stile privo di orpelli e fronzoli inutili. Una scelta derivante proprio dalla ricerca di semplicità e verosimiglianza con la realtà.
Come il cineasta ha affermato durante la conferenza stampa veneziana, da tempo desiderava fare un film sulla pesca insieme alla sceneggiatrice Catherine Paillé, che è originaria proprio di Les Sables d'Olonne, dove è ambientato il film. Quando ha conosciuto Leborne ha subito capito che era la persona che cercava. Dalla situazione e dall'esperienza che ha avuto con i figli del protagonista è stata tratta la sceneggiatura, attingendo i dialoghi direttamente da frasi e comportamenti che l'uomo ha nella realtà. Collardey racconta di aver vissuto in casa di Dominique e di aver seguito la sua vita, a cominciare dal suo lavoro sopra il peschereccio, estrapolando il materiale interessante che emergeva e consegnandolo alla sceneggiatrice, girando di volta in volta anche filmati di stile prettamente documentaristico da inserire nel lavoro.
Tutti e tre i protagonisti si sono rivelati più che all'altezza della loro prova attoriale d'esordio, pur brillando senza dubbio sulle altre quella di Dominique Leborne, vincitore del premio come miglior attore nella sezione Orizzonti (foto in alto a sinistra). L'interprete si è commosso in sala al termine della proiezione del film, di fronte a un pubblico che lo ha applaudito per lunghi minuti.
Da ricordare anche, per chiudere con una nota di tenerezza e confermare il timbro con cui sono state effettuate tutte le riprese, le considerazioni di Collardey sulle motivazioni che hanno spinto in particolare la figlia sedicenne di Leborne a calarsi nel ruolo di stessa davanti allo schermo, con effetti e risvolti sorprendenti poi anche nella vita: “Quando abbiamo cominciato le riprese, il rapporto tra Dominique e la figlia non era dei migliori. Vi era una crisi di fiducia e i due si stavano allontanando. Lei alla fine ha accettato per due motivi: se rinunciava ero costretto a chiamare un’attrice a recitare la sua vita, questo era il primo motivo; il secondo era legato al fatto che parlare della propria vita a delle persone davanti a una macchina da presa consente di dire cose che si fa fatica a dire in faccia. In pratica, in questo modo, sono riuscito a farli riavvicinare”.
Amanda Crevola
Sezione di riferimento: Venezia 72
Scheda tecnica
Titolo originale: Tempête
Anno: 2015
Regia: Samuel Collardey
Durata: 89'
Sceneggiatura: Samuel Collardey, Catherine Paillé
Attori: Dominique Leborne, Matteo Leborne, Mailys Leborne
Fotografia: Samuel Collardey
Montaggio: Julien Lacheray