Mamoru Hosoda, considerato ormai come uno dei più talentuosi registi d’animazione giapponese e autore negli ultimi anni di film come La ragazza che saltava nel tempo e Summer Wars, con Wolf Children ha raggiunto un impressionante maturità artistica realizzando il suo personale capolavoro.
Hana, giovane studentessa universitaria, conosce in facoltà un ragazzo di cui ben presto s’innamora. Un giorno il giovane le rivela d’essere l’ultimo lupo mannaro del Sol Levante. Nonostante l’incredibile notizia la storia d’amore tra i due prosegue nel tempo e porta alla nascita di Ame e Yuki, che ereditano dal padre la capacità di potersi trasformare in lupi. Rimasta sola con i suoi piccoli in seguito a un tragico incidente, Hana decide di abbandonare la città e di trasferirsi in montagna per crescere i suoi figli lontana dai sospetti della gente, fino a quando i bambini non saranno grandi abbastanza per decidere quale strada seguire e quale natura – umana o animale – abbracciare.
A raccontarla così sembrerebbe una storia grottesca, bizzarra e strampalata, eppure risulta assolutamente credibile e plausibile agli occhi dei (pochi) fortunati che hanno avuto la possibilità d’ammirarla sul grande schermo, rimanendo catturati dalla peculiarità e dalla forza di questo racconto firmato dallo stesso regista che lo ha sceneggiato insieme a Satoko Okudera. Un lavoro di scrittura curato e raffinato, capace di delineare in maniera scrupolosa e minuziosa le psicologie dei vari personaggi, che assumono spessore e realismo grazie a una caratterizzazione a tutto tondo davvero strabiliante per un film d’animazione.
Nella prima parte il regista narra una storia d’amore delicata e atipica, accompagnata da un ideale tappeto sonoro che la rende ancor più magica, esattamente come avveniva nell’indimenticabile incipit di Up impreziosito dall’ispirata partitura di Michael Giacchino. Il film subisce poi una svolta drammatica che mette al centro della storia, narrata in tutto il suo arco temporale dalla voce fuori campo della figlia Yuki, la figura di Hana, giovane madre alle prese coi problemi e le difficoltà del vivere quotidiano, accentuate dalla particolare natura dei suoi figli. Le loro buffe e repentine trasformazioni in piccoli lupi danno il via ad alcune situazioni brillanti se non addirittura esilaranti, come nella sequenza in cui la madre non sa se portare i figli ammalati all’ospedale o dal veterinario.
Wolf Children è la storia di una famiglia unica e originale, con un personaggio femminile memorabile che racchiude in sé forza e determinazione miste a una certa fragilità nel suo ritrovarsi da sola a crescere due cuccioli di uomo-lupo. Una figura femminile che farebbe la felicità della maggior parte delle attrici in carne ed ossa, che in questi ultimi anni faticano sempre di più, specie nel cinema occidentale, a trovare ruoli importanti, complessi e stratificati da interpretare.
Mamoru Hosoda non si sofferma esclusivamente sul personaggio di Hana ma va oltre, e tramuta il suo film in un vero e proprio romanzo di formazione, con i due piccoli nati dall’amore di una donna e di un uomo-lupo impegnati a trovare la propria strada, seguendo percorsi diversi, spesso lontani e distanti se non diametralmente opposti, per poi arrivare a scambiarsi i ruoli una volta cresciuti.
Il tratto del disegno, morbido e fluido, regala paesaggi mozzafiato che ricordano a più riprese il miglior Miyazaki, con omaggi espliciti e dichiarati come la raffigurazione della casa in montagna immersa nel verde ripresa direttamente da Il mio vicino Totoro. Non meno suggestive le soggettive delle corse tra gli alberi di Ame e Yuki in versione lupo. In Wolf Children la natura, primordiale e incontaminata, è sempre in primo piano con il suo irresistibile richiamo dapprima per la figlia di Hana, che sembra essere più selvaggia del fratello minore, il quale invece col passare degli anni scoprirà un legame profondo con le origini paterne.
Hosada utilizza lo spunto di partenza di natura fiabesca per raccontare temi universali sempre attuali e ancorati alla realtà, come la centralità degli affetti familiari, l’importanza di trovare il proprio posto nel mondo e di scoprire se stessi attraverso un cammino lastricato di determinazione e coerenza. Wolf Children è destinato a diventare in breve tempo un nuovo, fondamentale e imprescindibile tassello del cinema d’animazione giapponese che, forte di una tradizione lunga e consolidata, si conferma come uno dei più importanti - se non il più autorevole - a livello internazionale.
Boris Schumacher
Sezione di riferimento: Animazione
Scheda tecnica
Titolo originale: Okami kodomo no ame to yuki
Anno: 2012
Regia: Mamoru Hosoda
Sceneggiatura: Mamoru Hosoda - Satoko Okudera
Musiche: Takagi Masakatsu
Durata: 117’