ORIZZONTI DI GLORIA - La sfida del cinema di qualità
  • HOME
  • REDAZIONE
  • LA VIE EN ROSE
  • FILM USCITI AL CINEMA
  • EUROCINEMA
  • CINEMA DAL MONDO
  • INTO THE PIT
  • VINTAGE COLLECTION
  • REVIVAL 60/70/80
  • ITALIA: TERZA VISIONE
  • AMERICA OGGI
  • ANIMAZIONE
  • TORINO FILM FESTIVAL
    • TORINO 31
    • TORINO 32
    • TORINO 33
    • TORINO 34-36-37
  • LOCARNO
    • LOCARNO 66-67-68
    • LOCARNO 69
    • LOCARNO 72-74-75
  • CANNES
    • CANNES 66
    • CANNES 67
    • CANNES 68
    • CANNES 69
  • VENEZIA
  • ALTRI FESTIVAL
  • SEZIONI VARIE
    • FILM IN TELEVISIONE
    • EXTRA
    • INTERVISTE
    • NEWS
    • ENGLISH/FRANÇAIS
  • SPECIAL WERNER HERZOG
  • SPECIAL ROMAN POLANSKI
  • ARCHIVIO DEI FILM RECENSITI
  • CONTATTI

A MOST VIOLENT YEAR -  L’America (im)morale

4/5/2015

0 Comments

 
Immagine
“Quando li guarderai negli occhi, dovrai credere che siamo migliori di loro. E lo siamo”. È uno spirito, questo, che restaura un non più annichilito vigore, tale e quale alla fiducia preesistente il crollo delle ideologie e votato a un sistema di valori, zuppi di nostalgica mancanza: è l’America che ancora soffre. Soffre come di ferita narcisistica per quegli anni dorati di capitalismo rooseveltiano, dello shock di quel rito iniziatico che è stata la prima, mortifera recessione, in coazione a ripetere. Fino a un tempo in cui una nazione s’incatena, per disperazione, o per propensione quasi religiosa, a un sogno forse già morto, ma a cui vuole rimanere fedele, come un incurabile utopista. 
Il terzo capitolo dell’esplorazione socio-politica di J.C. Chandor è, in questo senso, l’ideale prosecuzione di quel Margin Call chiamata d’urgenza per il globo: oltre il crollo, il crimine, se non fosse che il crimine è monumentale e ha pronipoti secolari. La sinossi, sulla carta, è semplice: un imprenditore che gestisce un’azienda distributrice di combustibile ambisce all’espansione della sua attività, ma l’anno più violento del decennio gli si oppone. 
Tutt’altro che semplice, A most violent year. Anzitutto, questa volta Chandor attua una decompressione del ritmo filmico, in una tensione dilatativa che porta alla trasmutazione di quel Margin Call film corale e dialettico, in una parabola esistenziale para-psicologica imperniata essenzialmente su un uomo; A most violent year è il silenzio che ne rimane. Questo il centro nevralgico palpitante e sotterraneo di un’opera che scorre sul filo del rasoio di una perenne quanto sottile linea rossa, con l’accortezza di un funambolo, saldo quanto in vibrante oscillazione tra gli estremi del vuoto. Un film collocato eppure quasi a-temporale, paralizzato in un istante marmoreo e plumbeo, nella calda luce uniforme, quasi lato diurno in antitesi al digitale artificioso dell’opera prima. 
In uno stacco millenario, ora 1981 (ma 1991 e 2001 e oggi), Abel Morales, mistificato come un De Niro mafioso, è un’ambigua sagoma riflettente l’intera superficie inafferrabile dell’opera. Oscar Isaac pare il figlio in carta velina degli eroi decadenti sondati dal cinema degli anni ’70, solo forte di una rinnovata (e ritrovata – o forse mai persa?) affermazione di onestà: meno ludico, più ferreo, mitragliato da una cospirazione criminale che non riesce e non potrà defraudarlo, né disinnescarlo dal suo intatto virtuosismo etico. Per Chandor ha ancora senso parlare di morale, e ne condensa i tratti in un Morales che è imprenditore mirante all’espansione e come tale è portato a strumentalizzare i percorsi molteplici a lui dinnanzi. Eppure, per istinto e per dedizione, si trova a essere outsider di un macrocosmo che lo disconosce e che egli stesso rifugge; è strumento di dinamiche corrotte a cui si ribella con un eroismo straniante, in un atteggiamento di determinazione pari a una cieca e illuministica fede. Sembra investito da un destino ineluttabile, di predestinazione, quello dello scontro con istanze chiaroscurali: le stesse della moglie, di gangsteriana memoria, la gelida e ammaliante Jessica Chastain, che con il clima delinquenziale aveva fatto già fatto i conti. 
Tale è l’enigmaticità messa sullo schermo da Chandor, che l’occhio spettatoriale vaga confuso in libera uscita, in un sistema semantico e di specificità dell’immagine che sfida al labirintico cruciverba, preso a indovinare l’entità morale di ogni modello umano: avvocati, sindacati, aziende concorrenti, bancari, tutti inscindibili. Lo stesso Morales veste come loro (e poco importano le origini immigrate), parla come loro, meglio di loro (come un boss): le sue caratteristiche sono permutate, camuffate, in uno strategico consolidamento di ruoli che gli permette una mobilità imprenditoriale che con il suo status identitario ha ben poco a che fare. Ed è così che pare di trovarsi inglobati in un gioco allo svelamento, e presto in un ribaltarsi delle connotazioni a un primo sguardo così tipizzate. 
Si intrecciano inoltre tematiche di denuncia sociale manipolate in maniera del tutto anti-retorica, come fossero (quali sono) ordinarie sintomatologie del terrorismo psico-mediale americano; basti, a esempio, la morbosa urgenza dell’autodifesa, la stessa che spinge i dipendenti di Abel a procurarsi un’arma – arma che passa, come un testimone, dalla mano dei camionisti a quelli delle bambine, fino alla stessa Anna, per nulla tormentata da perplessità di etica estrazione. E come in ogni storia di crimine, traiettoria discendente (ma con un epilogo in ripresa), il capro espiatorio funzionale al decorso delle dinamiche narrative: l’abnegazione morale del camionista suicida (Elyes Gabel), per nulla dissimile ad Abel, forse suo umano gemellare – non a caso Chandor fa parlar loro la stessa lingua, in una sostanziale scommessa d’identità. 
Il goal di quest’opera calibratissima, dai tempi filmici tiratissimi e studiati, non giace tanto nel verticalismo estetico, nelle geometriche relazioni del quadro, nel riproporsi necessario degli sguardi d’insieme sul paesaggio urbano (New York, prima di notte, ora di giorno), o nei claustrofobici campi degl’interni minimali, formali. Tutt’altro: è la trasversalità della forma a evocare il pregio contenutistico. Il film di genere compatto, che strizza al classico, sfuma e sembra lanciare input in direzioni diversissime tra loro, a dimostrare una potenzialità molteplice solo in parte manifesta. Molti film, in un solo film. L’eccedenza di rimandi e collegamenti extra-testuali viene ricondotta e confezionata in una maschera thriller che però non annienta gli enunciati. È un non-dire che s’insinua, più efficace di qualsiasi programmatica disanima. 

Laura Delle Vedove

Sezione di riferimento: America Oggi

Articoli correlati Jessica Chastain:   The Disappearance of Eleanor Rigby     Take Shelter

Articoli correlati J.C. Chandor:   Margin Call     All is Lost
                      

Scheda tecnica

Titolo originale: A most violent year
Regia: J. C. Chandor
Sceneggiatura: J.C. Chandor
Attori: Oscar Isaac, Jessica Chastain, David Oyelowo, Elyes Gabel, Alessandro Nivola
Anno: 2014
Durata: 125'
Fotografia: Bradford Young
Musica: Alex Ebert
Uscita italiana: --

0 Comments
    SEGUI ODG SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK
    Immagine


    AMERICA OGGI 

    CATEGORIE DELLA SEZIONE

    Tutti
    4:44 Last Day On Earth
    Abel Ferrara
    Adam Resurrected
    Ain't Them Bodies Saints
    Alan Cumming
    American Honey
    A Most Violent Year
    Amy Ryan
    Amy Seimetz
    Andrea Arnold
    Ann Dowd
    Any Day Now
    Asia Argento
    Before We Go
    Ben Foster
    Blue Ruin
    Braden King
    Breathe In
    Brian De Palma
    Casey Affleck
    Child Of God
    Chris Evans
    Chris Messina
    Christopher Walken
    Compliance
    Cormac Mccarthy
    Cosmopolis
    Craig Zobel
    Darren Aronofsky
    David Cronenberg
    David Lowery
    David Mamet
    Denis Lavant
    Denis Villeneuve
    Edmond
    Emily Blunt
    Felicity Jones
    Greta Gerwig
    Gretchen Mol
    Guy Pearce
    Happiness
    Harmony Korine
    Here
    In A World
    Jack Goes Boating
    Jacob Aaron Estes
    James Franco
    Jeff Goldblum
    Jeff Nichols
    Jenna Fischer
    Jeremy Irons
    Jessica Chastain
    John Cusack
    Juliette Binoche
    Kevin Spacey
    Lake Bell
    La Scandalosa Vita Di Bettie Page
    Lena Dunham
    Love & Mercy
    Margin Call
    Marin Ireland
    Marisa Tomei
    Mark Duplass
    Mary Harron
    Mathieu Amalric
    Matthew Mcconaughey
    Mean Creek
    Michael Shannon
    Michelle Williams
    Mickey Rourke
    Mister Lonely
    Mistress America
    Mud
    Mumblecore
    New Rose Hotel
    Noah Baumbach
    Nobody Walks
    Noel Buschel
    Noomi Rapace
    Oscar Isaac
    Passion
    Paul Giamatti
    Paul Schrader
    Philip Seymour Hoffman
    Rachel Mc Adams
    Robert Pattinson
    Rooney Mara
    Samantha Morton
    Sarah Polley
    Shane Carruth
    Sicario
    Sparrow Dance
    Stuart Gordon
    Sundance Film Festival
    Take Shelter
    Take This Waltz
    The Giant Mechanical Man
    The Iceman
    The One I Love
    The Skeleton Twins
    The Wrestler
    Todd Solondz
    Travis Fine
    Upstream Color
    Werner Herzog
    Willem Dafoe
    William H. Macy
    Winona Ryder

    Feed RSS

Powered by Create your own unique website with customizable templates.