Siamo tutti schiavi. Vittime inconsapevoli. Burattini al servizio di entità che non possiamo vedere. Men che meno controllare. Tutto ciò che facciamo e scriviamo è sotto osservazione. Il Grande Fratello è sopra di noi, in ogni istante. Perfino la maggior parte delle sciagure più disastrose che accadono nel mondo sono decise a tavolino. I potenti della Terra sono membri di una società segreta chiamata Tarsus, espansa a livello globale e seguace dell'antichissimo culto di Mitra. Si riuniscono periodicamente, e in questi incontri di cui la gente comune nemmeno sospetta decidono il nostro destino.
Questa è l'amara verità, o almeno è ciò che Christopher MacBride vorrebbe farci credere nel suo The Conspiracy, presentato nella Festa Mobile durante la prima giornata del Torino Film Festival. Due giovani registi girano un documentario dedicato a un uomo che cerca di rivelare al popolo ciò che i membri della “setta” cercano di occultare; quando però all'improvviso l'attivista scompare, i due gli si sostituiscono, e poco alla volta ricompongono le tessere delle sue ricerche; successivamente riescono a contattare un giornalista che forse sa qualcosa in più rispetto al Tarsus, si ossessionano all'argomento, e mettono in gioco le loro stesse vite per riuscire a infiltrarsi a una delle riunioni dei potenti, con lo scopo di filmare ciò che nessuno ha mai visto.
Il mockumentary è un genere ormai diffuso a macchia d'olio, nel guado dell'horror e non soltanto. Una vera e propria moda, capace di generare prodotti di notevole livello (District 9, Lake Mungo, Cloverfield) alternati a scempiaggini inqualificabili (L'ultimo esorcismo). A qualche anno da un'esplosione dirompente e incontrollata, la tendenza accusa ormai evidenti segni di stanchezza, anche se qualcosa di buono ancora talvolta affiora (l'ottimo e inquietante The Bay). Il lavoro del canadese MacBride tenta di riattualizzare lo schema di riferimento, con l'ambizione di mettere in gioco tematiche globali per rappresentare la ricostruzione di (finti) avvenimenti in grado di dirigere la vita di ognuno di noi; per dare corpo al suo intento, il (vero) regista dà tutto in mano a due (finti) scriteriati filmmakers, vagamente stupidi e senz'altro poco simpatici, cercando di comporre una stratificazione narrativa che riesca a prendere per mano lo spettatore sino a trascinarlo nell'ultima e decisiva mezz'ora.
Obiettivo centrato? Non proprio. Nonostante una certa tensione di fondo, acuita dalle immancabili e fantasiose riprese in tempo reale, per fortuna meno traballanti rispetto ad altri insopportabili prodotti simili, The Conspiracy in più occasioni inciampa in soluzioni raffazzonate e totalmente non credibili (il modo in cui i due protagonisti riescono a entrare di soppiatto nella villa dove si svolge la riunione della setta). Se poi la prima ora risulta preparatoria all'atto conclusivo, la buona corposità sensoriale di quest'ultimo è in parte vanificata da un epilogo a mezz'aria, in cui MacBride pare non avere il coraggio di scavare davvero oltre quella soglia che ci aveva lasciato intravedere. Ne risulta così un'operazione irrisolta, timorosa, con un discreto potenziale non sfruttato fino in fondo, nonché troppo citazionista e derivativa, tanto che il convitto del Tarsus pare quasi la copia (povera) dell'indimenticabile rituale orgiastico di Eyes Wide Shut, maschere comprese.
Definito nella sinossi festivaliera un “horror satanista” (?), chissa poi in base a cosa, The Conspiracy a conti fatti conferma la saturazione di un genere che, felici eccezioni a parte, sembra ormai aver quasi esaurito le sue suggestioni.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Torino 31
Scheda tecnica
Regia e sceneggiatura: Christopher MacBride
Anno: 2012
Durata: 84'
Fotografia: Ian Anderson
Montaggio: Adam Locke-Norton, Christopher MacBride
Musiche: Darren Baker
Attori: Aaron Poole, Jim Gilbert, Ian Anderson
Questa è l'amara verità, o almeno è ciò che Christopher MacBride vorrebbe farci credere nel suo The Conspiracy, presentato nella Festa Mobile durante la prima giornata del Torino Film Festival. Due giovani registi girano un documentario dedicato a un uomo che cerca di rivelare al popolo ciò che i membri della “setta” cercano di occultare; quando però all'improvviso l'attivista scompare, i due gli si sostituiscono, e poco alla volta ricompongono le tessere delle sue ricerche; successivamente riescono a contattare un giornalista che forse sa qualcosa in più rispetto al Tarsus, si ossessionano all'argomento, e mettono in gioco le loro stesse vite per riuscire a infiltrarsi a una delle riunioni dei potenti, con lo scopo di filmare ciò che nessuno ha mai visto.
Il mockumentary è un genere ormai diffuso a macchia d'olio, nel guado dell'horror e non soltanto. Una vera e propria moda, capace di generare prodotti di notevole livello (District 9, Lake Mungo, Cloverfield) alternati a scempiaggini inqualificabili (L'ultimo esorcismo). A qualche anno da un'esplosione dirompente e incontrollata, la tendenza accusa ormai evidenti segni di stanchezza, anche se qualcosa di buono ancora talvolta affiora (l'ottimo e inquietante The Bay). Il lavoro del canadese MacBride tenta di riattualizzare lo schema di riferimento, con l'ambizione di mettere in gioco tematiche globali per rappresentare la ricostruzione di (finti) avvenimenti in grado di dirigere la vita di ognuno di noi; per dare corpo al suo intento, il (vero) regista dà tutto in mano a due (finti) scriteriati filmmakers, vagamente stupidi e senz'altro poco simpatici, cercando di comporre una stratificazione narrativa che riesca a prendere per mano lo spettatore sino a trascinarlo nell'ultima e decisiva mezz'ora.
Obiettivo centrato? Non proprio. Nonostante una certa tensione di fondo, acuita dalle immancabili e fantasiose riprese in tempo reale, per fortuna meno traballanti rispetto ad altri insopportabili prodotti simili, The Conspiracy in più occasioni inciampa in soluzioni raffazzonate e totalmente non credibili (il modo in cui i due protagonisti riescono a entrare di soppiatto nella villa dove si svolge la riunione della setta). Se poi la prima ora risulta preparatoria all'atto conclusivo, la buona corposità sensoriale di quest'ultimo è in parte vanificata da un epilogo a mezz'aria, in cui MacBride pare non avere il coraggio di scavare davvero oltre quella soglia che ci aveva lasciato intravedere. Ne risulta così un'operazione irrisolta, timorosa, con un discreto potenziale non sfruttato fino in fondo, nonché troppo citazionista e derivativa, tanto che il convitto del Tarsus pare quasi la copia (povera) dell'indimenticabile rituale orgiastico di Eyes Wide Shut, maschere comprese.
Definito nella sinossi festivaliera un “horror satanista” (?), chissa poi in base a cosa, The Conspiracy a conti fatti conferma la saturazione di un genere che, felici eccezioni a parte, sembra ormai aver quasi esaurito le sue suggestioni.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Torino 31
Scheda tecnica
Regia e sceneggiatura: Christopher MacBride
Anno: 2012
Durata: 84'
Fotografia: Ian Anderson
Montaggio: Adam Locke-Norton, Christopher MacBride
Musiche: Darren Baker
Attori: Aaron Poole, Jim Gilbert, Ian Anderson