Frances è ventisettenne e vive a New York. La sua vita è segnata da un senso di incompiutezza e precarietà: aspirante ballerina, è per ora solo consulente in una compagnia e si sposta da un appartamento e relativa zona cittadina a un altro, con brevi viaggi a fare da parentesi (a Sacramento dai genitori, a Parigi in solitaria). Esce da una relazione e il rapporto con la sua migliore amica di nome Sophie rischia di allentarsi quando questa parte per il Giappone col fidanzato Patch. Con pochi soldi in tasca (tant'è che un rimborso di tasse si trasforma in un piccolo evento), ma con uno spirito vitale, un modo di essere al mondo difficilmente incrinabili, Frances vive bene le sue giornate, in attesa di uno scatto in avanti verso una realizzazione.
Transitato, con riscontri positivi, in numerosi festival mondiali (Berlino compreso) prima di essere meritoriamente scelto anche a Torino, Frances Ha (il perché del titolo si scopre alla fine) potrebbe diventare un cult movie. Scritto dal regista insieme alla protagonista Greta Gerwig, è anche e soprattutto un veicolo attoriale o, se la si vuole porre in modo più poetico, un film costruito da Baumbach con e per la sua musa artistica. Ma non è un male, perché è difficile non rimanere almeno un po' conquistati dal personaggio e dall'attrice che lo incarna, così come ci va uno sforzo di lucidità per non tramutarsi in cinefili che confondono troppo realtà e schermo: la Gerwig ha infatti dichiarato che c'è molto di lei in Frances, pur trattandosi di pura fiction.
Anima indipendente ma con una visione della vita come un'esperienza resa ricca dagli affetti, aggraziata nel suo essere un po' sgraziata, estroversa con stile, Frances balla, corre a modo suo per le strade newyorchesi, ci fa ridere, compie gesti e dice cose goffe, in un film (dovrebbe arrivare anche in Italia a inizio 2014 per la neonata Whale Pictures, ma il consiglio di cercarlo in originale è inevitabile) composto di molte parole, anche se il personaggio non ha veri e propri monologhi. Nonostante venga definita più volte, da se stessa e da un amico-coinquilino-possibile compagno “undatable”, per il suo essere eccentrica, svagata, non inquadrata e lievemente imbarazzante, è un personaggio (limitiamoci a dire personaggio...) per il quale non si può non provare una notevole empatia.
Ma al di là della protagonista, si tratta di un film che merita un giudizio positivo anche per quanto riguarda le scelte realizzative e stilistiche. Nel filmare, in bianco e nero, l'esistenza dei suoi giovani personaggi “wannabe” artisti, Baumbach, in controtendenza, non cerca l'effetto “rubato”. Niente camera a mano tremolante ma inquadrature perlopiù semplici, aderenti al profilmico ma studiate, evitando quando possibile stacchi e movimenti di macchina. Non c'è nulla di quanto messo in scena che sembri affrettato e al tempo stesso non c'è (quasi) nulla che sembri stare dove sta in funzione della macchina da presa. Il risultato è caratterizzato da una naturalezza realistica, ricercata però (Gerwig dixit) attraverso un lungo lavoro preparatorio e una sceneggiatura precisa. Nei suoi dialoghi a base di small talk, progetti di vita e un po' di sesso, il film evita anche abbastanza bene la trappola di una brillantezza ostentata e stucchevole, mentre arriva senza fatica il coinvolgimento dello spettatore con la protagonista, i luoghi che attraversa e le sue sensazioni (ad esempio, la scena in cui Frances, in taxi, torna da una trasferta poco riuscita ascoltando un messaggio tardivo).
Non necessariamente un grande film Frances Ha, ma uno che sbaglia ben poco, nel quale si respira positività, che si fa voler bene e da cui si esce bene – in tutti i sensi, con le note di Modern Love di Bowie – , aperto alla vita senza mostrarne i lati peggiori ma nemmeno raccontando favole, con un abile minimalismo che va a comporre un modello esistenziale solo apparentemente strampalato.
Alessio Vacchi
Sezione di riferimento: Torino 31
Scheda tecnica
Regia: Noah Baumbach
Sceneggiatura: Noah Baumbach, Greta Gerwig
Fotografia: Sam Levy
Interpreti: Greta Gerwig, Mickey Sumner, Michael Espner, Adam Driver
Anno: 2012
Durata: 86'
Transitato, con riscontri positivi, in numerosi festival mondiali (Berlino compreso) prima di essere meritoriamente scelto anche a Torino, Frances Ha (il perché del titolo si scopre alla fine) potrebbe diventare un cult movie. Scritto dal regista insieme alla protagonista Greta Gerwig, è anche e soprattutto un veicolo attoriale o, se la si vuole porre in modo più poetico, un film costruito da Baumbach con e per la sua musa artistica. Ma non è un male, perché è difficile non rimanere almeno un po' conquistati dal personaggio e dall'attrice che lo incarna, così come ci va uno sforzo di lucidità per non tramutarsi in cinefili che confondono troppo realtà e schermo: la Gerwig ha infatti dichiarato che c'è molto di lei in Frances, pur trattandosi di pura fiction.
Anima indipendente ma con una visione della vita come un'esperienza resa ricca dagli affetti, aggraziata nel suo essere un po' sgraziata, estroversa con stile, Frances balla, corre a modo suo per le strade newyorchesi, ci fa ridere, compie gesti e dice cose goffe, in un film (dovrebbe arrivare anche in Italia a inizio 2014 per la neonata Whale Pictures, ma il consiglio di cercarlo in originale è inevitabile) composto di molte parole, anche se il personaggio non ha veri e propri monologhi. Nonostante venga definita più volte, da se stessa e da un amico-coinquilino-possibile compagno “undatable”, per il suo essere eccentrica, svagata, non inquadrata e lievemente imbarazzante, è un personaggio (limitiamoci a dire personaggio...) per il quale non si può non provare una notevole empatia.
Ma al di là della protagonista, si tratta di un film che merita un giudizio positivo anche per quanto riguarda le scelte realizzative e stilistiche. Nel filmare, in bianco e nero, l'esistenza dei suoi giovani personaggi “wannabe” artisti, Baumbach, in controtendenza, non cerca l'effetto “rubato”. Niente camera a mano tremolante ma inquadrature perlopiù semplici, aderenti al profilmico ma studiate, evitando quando possibile stacchi e movimenti di macchina. Non c'è nulla di quanto messo in scena che sembri affrettato e al tempo stesso non c'è (quasi) nulla che sembri stare dove sta in funzione della macchina da presa. Il risultato è caratterizzato da una naturalezza realistica, ricercata però (Gerwig dixit) attraverso un lungo lavoro preparatorio e una sceneggiatura precisa. Nei suoi dialoghi a base di small talk, progetti di vita e un po' di sesso, il film evita anche abbastanza bene la trappola di una brillantezza ostentata e stucchevole, mentre arriva senza fatica il coinvolgimento dello spettatore con la protagonista, i luoghi che attraversa e le sue sensazioni (ad esempio, la scena in cui Frances, in taxi, torna da una trasferta poco riuscita ascoltando un messaggio tardivo).
Non necessariamente un grande film Frances Ha, ma uno che sbaglia ben poco, nel quale si respira positività, che si fa voler bene e da cui si esce bene – in tutti i sensi, con le note di Modern Love di Bowie – , aperto alla vita senza mostrarne i lati peggiori ma nemmeno raccontando favole, con un abile minimalismo che va a comporre un modello esistenziale solo apparentemente strampalato.
Alessio Vacchi
Sezione di riferimento: Torino 31
Scheda tecnica
Regia: Noah Baumbach
Sceneggiatura: Noah Baumbach, Greta Gerwig
Fotografia: Sam Levy
Interpreti: Greta Gerwig, Mickey Sumner, Michael Espner, Adam Driver
Anno: 2012
Durata: 86'